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"L'uomo invisibile", film USA in bianco e nero uscito nelle sale nel 1933, affronta una tematica narrativa affascinante, di buon successo letterario, molto irreale, suggestiva, del tutto fantastica, che ha per oggetto l'invisibilità del corpo umano; un tema filmico molto originale per il cinema di inizio secolo.
Il film mostra con grande maestria romanzesca e un po' di ironia alcune vicende legate al potere dato dall'invisibilità corporea. James Whale interpreta e realizza efficacemente le più comuni fantasie dello spettatore intorno a questo argomento letterario, realizzando un film che, seppur legato all'immaginario, é psicologicamente credibile perché ruota intorno a certi meccanismi compulsivi come le forti pulsioni del guardare senza essere osservati, tipiche di buona parte degli spettatori cinematografici.
Stare in mezzo alla gente, carpendo o ascoltando segreti innominabili, importanti, per poi addentrarsi con un'audacia incontenibile in quei luoghi insoliti, a lungo fantasticati, resi familiari da un pensiero ossessivo, in cui poter compiere finalmente una vendetta senza essere scoperti o una azione trasgressiva clamorosa, inosservati, come quella di rapinare non visti una banca, magari regalando poi ai passanti più poveri tutto il denaro rubato, sono forme vicine alla perversione che hanno sempre caratterizzato il pensiero fantascientifico di impronta spettacolare di ogni età.
Il motivo conduttore di questo film, l'invisibilità, è per il cinema un po' paradossale, apparentemente bizzarro, perché il personaggio principale della pellicola, Griffin, è praticamente sempre invisibile, obbligando il dispositivo di scrittura cinematografica a trucchi scenici molto difficili, alcuni forse irripetibili perché legati esclusivamente alla maestria dell'autore del momento, che lasceranno un impronta indelebile nella storia del linguaggio cinematografico.
Per esigenze di sceneggiatura il viso dell'attore Rains Claude viene infatti mostrato solo alla fine del film e per appena dieci secondi; nel rimanente tempo del racconto il volto e le membra del suo corpo si indovinano solo a tratti, attraverso dettagli sparsi, intuendo qualcosa dietro il travestimento di bende ed occhiali, camice e cappotti, capelli e naso finto.
Il personaggio principale, Jack Griffin, l'uomo che diventerà invisibile, è un assistente di umili origini del dottor Cranley, scienziato chimico di fama con un collega di nome Kemp. Jack Griffin è innamorato della figlia di Cranley, Flora, che corrisponde entusiasta il suo amore; Griffin vive questa relazione però in modo ansioso, come se fosse psicologicamente intralciato da qualcosa di misterioso che lo rende infelice; ha una forte soggezione nei confronti del padre di lei, una sudditanza tale da impedirgli un rapporto sciolto con lui, quasi un asservimento, forse causato dalla sua inferiorità sociale e dall'insicurezza economica patita nel passato con tutta la propria famiglia.
Jack Griffin è quasi nevrotizzato dalla situazione sentimentale, vive in una specie di prigionia romantica senza via di uscita che lo lascia insoddisfatto, fino a quando un giorno, facendo una scoperta chimica straordinaria, riuscirà a cambiare il resto della sua esistenza rompendo ogni precedente legame.
Jack Griffin attraverso delle iniezioni di monocaina eseguite sul suo corpo diventa invisibile. Egli, diffidente verso tutti, esperimenta segretamente i poteri della sostanza cancellando poi tutto ciò che lo aveva portato alla sorprendente scoperta. Divenuto invisibile, abbandona sia il dottor Cranley che la fidanzata Flora, lasciando scritte alcune righe di provvisorio commiato che i due non riescono a interpretare correttamente rimanendone profondamente turbati.
L'uomo, visibile solo attraverso i vestiti e le bende sul viso, si reca in una desolante e lontana locanda, situata tra la neve, in un luogo impervio e sinistro, per meditare con tutta calma sul da farsi e trovare la formula chimica in grado di renderlo di nuovo visibile.
Griffin è dominato dal desiderio di acquisire un potere sulle persone straordinario, tale da consentirgli di governare ogni situazione, compresa quella amorosa con Flora; una storia d'amore quest'ultima che ha lasciato in lui una ferita sanguinante, aperta dai suoi forti complessi di inferiorità.
Griffin vuol prendersi una rivincita simbolica sul dottor Cranley, padre della ragazza, prepotente e ostinato, e su tutti coloro che lo hanno umiliato perché proveniente da una famiglia povera, ma al momento di decidere tra l'amata Flora, che si offrirà di aiutarlo insieme al padre a trovare l'antidoto della visibilità e il potere assoluto derivante dalla sua nuova situazione, deciderà per quest'ultima, pentendosene però amaramente sul letto di morte quando avrà vicino la fidanzata Flora.
Il regista James Whale, famoso anche per "Frankenstein" e "La moglie di Frankenstein", era un omosessuale dichiarato, trovato suicida nella piscina della sua villa dopo la rottura definitiva avvenuta con il suo ultimo compagno di convivenza.
Whale ha avuto una vita sofferta, vivendo in un mondo ancora dominato da vergognosi pregiudizi verso gli omosessuali come quello degli anni '30 in America, una società tendente ad emarginare tutto ciò che non rientrava in certi canoni civili, spesso influenzati dai poteri ecclesiastici.
Questo aspetto biografico di James Whale si intravede fortemente nel film e ne costituisce la struttura del conflitto principale messo in campo nella narrazione, individuabile in quelle parti della vita dell'uomo invisibile dominate da pesanti solitudini ed emarginazioni per la sua diversità.
Jack Griffin durante la sua permanenza nella locanda e nel paese avverte l'ostilità della gente, il comportamento aggressivo delle persone improntato sulla diffidenza e la malignità che arriva al punto di renderlo isterico, costringendolo a violente reazioni. Griffin, proprio per lo scontro duro avuto con gli abitanti del posto, non troverà la serenità necessaria per andare avanti nella ricerca dell'antidoto in grado di renderlo visibile; a seguito di un suo giudizio inappellabile di condanna verso tutta la società, colpevole di pregiudizi imperdonabili verso la scienza e il diverso, si vendicherà quindi di tutti i torti subiti, uccidendo molti esseri umani.
Grazie all'inserimento nel film di elementi che, in un certo senso, riguardavano da vicino lo stesso regista James Whale, si è resa la pellicola più vera, alzandone notevolmente la qualità espressiva e la credibilità, soprattutto quella più emotiva trasmessa dal protagonista.
La vendetta dell'uomo invisibile nel film rispecchia dunque, per alcuni aspetti, quella di James Whale verso la società che lo aveva emarginato. Entrambi diventeranno famosi e ricchi, quasi per una sorta di rivincita sui patimenti subiti per colpa di qualcuno, e i due giungeranno a un riscatto solo attraverso il potere e l'influenza sulle persone e le cose.
I loro percorsi saranno però paralleli solo per alcuni tratti: Griffin nel film ad un certo punto sceglierà in toto il male, compiendo efferate e ciniche azioni omicide che costringeranno la polizia a una caccia all'assassino di grande valore anche spettacolare per un film di quel periodo, mentre James Whale, nella vita vera, manterrà fino alla morte il suo stile di artista sensibile alla bellezza e all'amore per la vita.
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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 17/04/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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