Recensione luther regia di Eric Till Germania 2003
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Recensione luther (2003)

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locandina del film LUTHER

Immagine tratta dal film LUTHER

Immagine tratta dal film LUTHER

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Immagine tratta dal film LUTHER

Immagine tratta dal film LUTHER
 

Eric Till è un regista britannico, classe 1929, che ha diviso la propria professione tra televisione e cinema. Per la prima ha diretto numerosi film ed episodi di serie come "True Crime" e "Le strade di San Francisco"; per il cinema nel 2003 gira "Luther", un film storico che ha il merito di far conoscere a un ampio pubblico la vicenda di un personaggio storico di monumentale importanza.

Martin Lutero, nato nel 1483 a Eisleben (Turingia), paese dominato da una fede di stampo ancora medievale, nel 1501 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza di Erfurt, quindi improvvisamente nel 1505 decide di farsi monaco. Come si evince anche dal film, prosegue negli studi e nel 1513 assume l'insegnamento teologico a Wittenberg (Sassonia). Egli inizia a predicare due principi che diventeranno fondamentali della propria dottrina (ispirati dalla "Lettera ai Romani" dell'apostolo Paolo): sola scriptura e sola fide: "un semplice laico armato della Bibbia deve essere creduto più del papa o del concilio che ne siano privi".
Lutero (interpretato da Joseph Fiennes) arrivò ad affermare il sacerdozio universale dei laici per negare, in maniera ferma, il ruolo della Chiesa come ente scisso dalla società degli uomini. Martin Lutero si sposerà con un ex-monaca senza smettere di predicare il proprio pensiero, fatto che Till rileva proprio nella parte finale del film.

Il film ci regala una descrizione storicamente ben documentata e interessante su questo personaggio di rottura che scinde nettamente il pensiero medioevale da quello dell'età moderna. Non è certamente impresa facile e snella quella di portare una delle parti più note e controverse dell'età moderna in un film. Il regista si sofferma sulle prese di posizione e sugli accadimenti più importanti accorsi a tale personaggio con una tipologia narrativa molto descrittiva e un taglio registico più televisivo che cinematografico.

Lutero, in qualità di confessore, raccolse i racconti degli abitanti di Wittenberg sulla nuova "manovra economica" della Chiesa di Roma (ideata in principio dal domenicano Tetzel): la vendita delle indulgenze. Infatti Alberto di Brandeburgo per essere eletto arcivescovo di Magonza aveva bisogno di una consistente somma da versare al papa, per accumulare la somma necessaria alla propria ambizione, dopo essersi indebitato col banco dei Fugger, ricorse all'aiuto di Roma accettando la proposta della vendita di indulgenze per costruire la basilica di S. Pietro.
Johannes Tetzel (interpretato dal bravo Alfred Molina) si erge tra le folle di Wttenberg, imbonendo la gente, promettendo un lasciapassare per il paradiso da acquistare con penitenza e denaro "quando una moneta nella cassetta risuona ecco che un'anima il purgatorio abbandona".
Il giovane e ribelle Lutero dopo aver prima ascoltato le confessioni dei propri concittadini e quindi aver visto e udito tali prediche, fomentato dallo sdegno per tale mercificazione della fede, decide di redigere e affiggere, (31 ottobre 1517), sul portone della chiesa di Wittenberg le celebri 95 tesi.
"I tesori delle indulgenze sono reti con cui ora si pescano le ricchezze degli uomini".

Grazie al nuovo potere della stampa (potente e indispensabile strumento della Riforma Protestante, non solo per la divulgazione degli scritti di Lutero e in seguito di Calvino, ma per la circolazione di stampe satiriche accompagnate da vignette comprensibili anche alle masse non alfabetizzate), capitoletto che nel film viene mostrato in maniera celere ma accurata, le tesi di Lutero e gli altri suoi scritti ebbero una diffusione inaspettatamente rapida. Naturalmente la Chiesa romana non restò inerte davanti a tali oltraggi, dopo alcuni vani tentativi di far ritrattare le proprie idee all'innovativo monaco nel giugno 1520 Papa Leone X emana la bolla Exsurge Domine, tale bolla lasciava a Lutero sessanta giorni per ritirare i propri trattati prima di essere scomunicato. Puntualmente nel 1521 arriva la scomunica. L'imperatore Carlo V, per onorare una promessa fatta a Federico il Saggio, uno dei suoi elettori, diede la possibilità a Lutero di "giustificarsi"; tale incontro avvenne sempre nel 1521 alla Dieta imperiale di Worms. La celebre risposta del monaco fu: "non posso e non voglio ritrattare nulla perché non è giusto, né salutare andare contro coscienza". Lutero quindi fu messo al bando dall'impero, dovette rifugiarsi nel castello di Wartburg, grazie all'aiuto dell'elettore di Sassonia e qui per circa un anno tradusse in tedesco il Nuovo Testamento, rendendolo così accessibile a un pubblico notevolmente più ampio.

Il Lutero di Till non è tanto un predicatore quanto un profeta, un uomo che si mette in dubbio e che aiuta i propri astanti a capire che la riforma può essere solo un'opera di Dio, però l'uomo può apportare modifiche e correzioni alla storia giacché è sì peccatore ma anche "giustificato" se fedele alla sola parola del Signore. Lo stesso monaco rimase stupito dalla risonanza che acquistò la Riforma in Germania e soprattutto del fatto che essa toccò trasversalmente ogni ceto sociale. Quando tale messaggio oltre alla piccola nobiltà raggiunse anche i contadini dei villaggi si scatenò la cosiddetta rivolta dei contadini (iniziata nel 1525), tale rivoluzione "scosse l'Impero dalle fondamenta" (Schilling).

Lo stile del film, oltre a essere tenacemente descrittivo, ha un taglio al limite del documentaristico, è infatti molto curata la ricostruzione storica. Per quanto riguarda invece la scelta dei dialoghi risulta eccessivamente impostata, quasi didattica più che filmica. Manca sicuramente vis creativa a tutto il film e anche la figura di Lutero è descritta in maniera carismatica ma la prova di Fiennes, per quanto discreta anche se non memorabile, non rende pienamente giustizia al monaco delineato nei testi come soggetto non troppo gradevole nell'aspetto e soprattutto umorale e più istintivo del personaggio descritto da Till.

La durata di 120 minuti non alleggerisce sicuramente un racconto così sentenzioso. Anche il montaggio risulta alquanto piatto. Da rilevare che in questo film fa la sua ultima apparizione cinematografica Peter Ustinov nel ruolo di Federico di Sassonia ,detto il Saggio. Altro importante attore che offre una prova molto buona è Bruno Ganz,nei panni del padre superiore protettivo nei confronti del monaco eretico.
"Luther" conseguì enorme successo in Germania, probabilmente perché interpretato come risposta al film di Mel Gibson "La Passione di cristo", nel resto del mondo la sua risonanza è stata più controllata. Il film di Eric Till è stato realizzato con i finanziamenti della Thrivent Financial for Lutherans.

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Recensione a cura di foxycleo - aggiornata al 03/10/2011 15.54.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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