Voto Visitatori: | 8,75 / 10 (55 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 9,50 / 10 | ||
Nel 1962 Pier Paolo Pasolini presenta a Venezia il suo film "Mamma Roma", la sua seconda opera cinematografica dopo "Accattone" e come questa ambientata nella periferia romana.
Già dal titolo si evince che l'intera pellicola ha come perno il personaggio interpretato da Anna Magnani, Mamma Roma appunto; per questo è necessario cercare di capire chi sia la protagonista della storia e chi siano i personaggi che la circondano.
Mamma Roma è una "donna che fa la vita" (come direbbe Pasolini), una prostituta che intorno ai quarant'anni coglie l'occasione, che le è offerta dal matrimonio col suo protettore (Franco Citti), per dare una svolta alla propria esistenza. Cerca dunque di recuperare il rapporto con il figlio Ettore, costruendo per lui e per se stessa un futuro fatto di banchi del mercato e di vita sottoproletaria, di mentalità piccolo-borghese e di paesaggi del mondo dell'Ina-Casa.
Pasolini sembra considerare inutilmente rischioso il tentativo di Mamma Roma di mutare la propria condizione di vita adottando una mentalità che non le appartiene, in quanto persevera nello sfruttare vecchie amicizie e noti espedienti per ottenere la tanto agognata "libertà"; giudizio comune anche al figlio della donna, che giudica in questo modo la piccola borghesia: "'sti fji de papà perchè c'hanno 'n po' de grana 'n saccoccia se credon d'esse quarcuno".
Quella di Mamma Roma si rivelerà infatti una scelta inattuabile da voler portare avanti senza compromessi, dal momento che il suo passato non può essere cancellato così facilmente dalla celebrazione di un matrimonio. Cerimonia, quest'ultima, descritta dal regista come un "Ultima cena" di burini che si salutano intonando volgari stornelli sulle melodie di Vivaldi.
L'occhio della telecamera segue Mamma Roma con lunghe carrellate notturne sui viali della prostituzione: sono queste le inquadrature più significative ed affascinanti del film e soprattutto quelle che segnano il destino di questa donna. Il paesaggio che la circonda è immerso nell'oscurità della notte e dallo sfondo appaiono soltanto alcuni personaggi (militari, probabili clienti, colleghe...) che le si affiancano nella sua passeggiata stanca; tale passeggiata sottolinea il racconto che la protagonista ci offre della propria vita, delle proprie sfortune fintanto che, in quest'affollata solitudine, arriva a domandarsi di chi sia la colpa di tutto ciò che accade, se si è sempre e comunque artefici del proprio destino o talvolta le proprie sventure possano essere attribuite ad altri: "Di chi è la colpa qua? Spiegamelo te, chè io nun son nessuna e te sei il re dei re".
La telecamera segue anche il personaggio di Ettore come se fosse già perduto, come se nel suo sguardo e nelle sue parole ci fosse già la consapevolezza di essere uno "sconfitto", che verrà spazzato via dalla storia. Ettore è un ragazzo cresciuto sulla strada e che dalla strada ha appreso il vizio della pigrizia, quello dell'irruenza, quello dell'arte del sapersi arrangiare e quello della semplicità, che talvolta può trasformarsi in eccessiva ingenuità. I suoi dialoghi con Bruna, una ragazza di 24 anni che pare rassegnata ad un destino non troppo opulento, rivelano la sua incapacità di esprimere a parole i sentimenti, sia nei confronti della madre che della ragazza per la quale prova una dolce passione; palesano ancora la sua difficoltà nel distinguere il bene dal male. Ettore insomma non riesce a capire che al mondo esiste la cattiveria, sebbene la madre lo metta in guardia con una frase come: "te ancora non la sai tutta la cattiveria der monno".
E proprio questa battuta che contiene il concetto di cattiveria si dimostra importante nella visione del film; infatti la cattiveria è presente nella vita di Mamma Roma, come in quella di Ettore e in quella di Bruna; la cattiveria è anche nell'occhio di Pasolini che vede come fallimentare, sin dall'inizio, la scelta della protagonista di acquisire un'ottica piccolo-borghese; e ancora la cattiveria cresce nel giudizio della borghesia che stima da redimere e "salvare" una donna "che fa la vita".
Pasolini ancora una volta dà prova del suo coraggio e della sua voglia di rinnovamento: affianca infatti alla recitazione appassionata di un'attrice del calibro di Anna Magnani quella dei suoi "ragazzi di strada". A tal proposito, proprio la celebre attrice, avrebbe dichiarato la sua gioia nell'aver lavorato con non-attori e avrebbe definito quello di Mamma Roma, il personaggio più "grosso" da lei interpretato.
La lavorazione di "Mamma Roma" non deve essere stata semplice e fluida per Pasolini, dal momento che durante le riprese, quello che allora era definito il suo "pupillo", Franco Citti, fu arrestato e condannato per avere assalito, da ubriaco, due dipendenti comunali. La requisitoria del P.M. nel corso del processo esce dal tema principe per dimostrarsi un atto d'accusa contro letteratura e cinema.
Pur con tutte le sue travagliate vicende che ne hanno segnato il cammino, "Mamma Roma" risulta un'opera intensa ed emozionante, entrata prepotentemente nella storia del cinema.
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Recensione a cura di foxycleo - aggiornata al 11/04/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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