Recensione marilyn regia di Simon Curtis Gran Bretagna 2011
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Recensione marilyn (2011)

Voto Visitatori:   6,77 / 10 (50 voti)6,77Grafico
Miglior attrice in un film commedia o musicale (Michelle Williams)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior attrice in un film commedia o musicale (Michelle Williams)
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locandina del film MARILYN

Immagine tratta dal film MARILYN

Immagine tratta dal film MARILYN

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Immagine tratta dal film MARILYN
 

"Even when you died, and the press still hounded you
all the people had to say was that Marylin was found in the nude"
(Elton John, Candle In The Wind)

1956: Marylin Monroe (Michelle Williams) viene scelta per il ruolo della protagonista da Sir Lawrence Olivier (Kenneth Branagh) per la trasposizione cinematografica di "The Sleeping Prince". Il giovane aiuto regista Colin Clarke (Eddie Redmayne), al suo primo incarico nel mondo del cinema, è l'unico che riesce a stabilire un contatto umano con Marylin, finendo inevitabilmente per innamorarsene. Mentre il comportamento poco professionale di Marylin mette a dura prova la pazienza del regista e del resto del cast, Colin e Marylin vivono un'intensa, inattesa settimana.

Avvertenza: chi scrive manifesta i sintomi di una profonda idiosincrasia per tutti i film "tratti da storie vere". Poco senso inoltre si ritiene abbiano soprattutto le trasposizioni di fatti di cronaca già documentati audiovisivamente (un esempio su tutti: "Frost contro Nixon" di Ron Howard, un'inutile riproposizione di un evento disponibile su youtube).

Una particolare categoria di film tratti da una storia vera è quella dei biopic. La messa in scena della vita privata di personaggi famosi è un inganno dichiarato nei confronti dello spettatore, perchè il filtro operato dagli autori tradisce per forza di cose la verità dei fatti e delle persone. Si sceglie arbitrariamente una parte della vita del personaggio famoso (lasciando ai cartelli in coda una fugace descrizione del resto), si apportano correzioni a scopo drammatico e si lascia che attori più o meno bravi forniscano la loro versione di un'altra persona (che è ben diverso da dare vita ad un personaggio). Il tono dei biopic tende spesso a ricadere in due categorie, l'agiografia o (spesso e volentieri) il gossip, oscillando tra la costruzione del mito e la sua decostruzione, l'ostinata ricerca di particolari scabrosi nella vita degli artisti, nell'intento pretestuoso di creare paralleli tra la sfera privata dell'artista e la sua opera. I personaggi pubblici spesso nascondono (non sempre volutamente) la propria vera natura dietro una facciata creata ad uso e consumo dei fan e dei media. La ricerca dei confini tra i due mondi è spesso argomento di libri e film "rivelazione".

Marylin Monroe è l'icona per eccellenza, la star per antonomasia, il più grande esempio di sproporzione tra meriti artistici e dimensione del mito. Niente, nemmeno il tempo, ha scalfito il mito di Marylin, modesta attrice con il talento di illuminare qualunque fotogramma semplicemente essendo nell'inquadratura. Una dote ai limiti del sovrannaturale, impossibile da fingere o da imitare.

Norma Jean Baker è la candela nel vento cantata da Elton John. E' lei che morì, nel 1962, è lei che visse un'esistenza tormentata all'ombra della propria immagine pubblica. E' lei che non ricordava le battute, che faceva impazzire colleghi e registi con un comportamento tutt'altro che professionale, che usava pillole per dormire e pillole per restare sveglia. La morte prematura le ha risparmiato la vecchiaia e l'ha consegnata al mito di chi resta giovane per sempre, come James Dean, Jim Morrison, Heath Ledger, fondendola per sempre con il suo alter ego pubblico. Il prezzo della vita eterna è che il ricordo della sua immagine oscurerà sempre quello della sua essenza. Tutti gli aneddoti che sono stati svelati sulla vita privata di Marylin hanno contribuito a mantenere vivo l'interesse e a sollevare dibattiti sul cinismo dello star system soprattutto nei confronti degli artisti emotivamente fragili, lasciati in pasto ai media e a sfruttatori di professione. Chi fosse realmente Norma Jean Baker lo può sapere solo chi l'ha conosciuta. Agli altri restano i ricordi e le testimonianze, ma quanto possiamo dire di una persona basandoci solo sulla descrizione altrui? Se impersonare Marylin è una missione impossibile, impersonare Norma Jean è un atto di arbitraria costruzione drammatica che non ha nulla a che vedere con la realtà ed è importante non dimenticarlo mai durante la visione di un film come "My Week with Marylin" (che di filtri alla realtà dei fatti ne applica molteplici, essendo "la trasposizione di un libro basato su ricordi").

Su queste premesse, le infinite discussioni sulla somiglianza di Michelle Williams" con Marylin Monroe sembrano davvero lasciare il tempo che trovano e buone solo a scopo promozionale. La Williams è bravissima, se non si pensa al doppio personaggio che sta interpretando. Incapace (ma non per suoi demeriti) di replicare lo charme magnetico di Marylin Monroe oltre il trucco e i movimenti, perfetti, l'attrice offre anche una sua interpretazione convincente di un'anima tormentata, stordita da farmaci, forse incapace di proteggersi, forse incredibilmente furba, schiava e padrona allo stesso tempo del suo entourage. Si era parlato di Scarlett Johansson e Amy Adams quali alternative. Difficilmente avrebbero fatto meglio della Williams.

L'argomento è chiaramente centrale per l'analisi del film e non poteva essere evitato, ma ognuno può a buon diritto dire la sua e stare o meno al gioco. Per il resto si può essere più obiettivi: "My Week With Marylin" è un film di pregevole fattura, nobilitato da un cast eccellente (su tutti Kenneth Branagh nei panni di Olivier, ma anche Emma Watson, Julia Ormond, Dominic Cooper e Judy Dench) e da uno script brillante, che può fallire nel raccontare credibilmente Marylin, ma non fallisce nell'intrattenimento e nella rappresentazione del mondo del cinema di quegli anni lontano da Hollywood ("Il Principe e la Ballerina" fu girato ai Pinewood Studios). Tratto dalle memorie di Colin Clarke ("The Prince", "The Showgirl and Me" e "My Week with Marilyn"), il film offre una interessante rappresentazione della vita sul set, delle star, di un cambio generazionale imminente, delle maestranze, delle figure di agenti e parassiti che iniziavano a gravitare intorno a celebrità spremute in maniera disumana fino all'ultimo dollaro.
Marylin è presentato come un personaggio ambiguo: talora sembra fragile e completamente dipendente da figure come la sua celebre acting coach Paula Strasberg (che mandò su tutte le furie Sir Lawrence Olivier), altre volte dà l'impressione di essere perfettamente a conoscenza del suo fascino e del suo potere di persuasione. La sceneggiatura non decide per l'una o l'altra versione di Marylin e neanche il pubblico ci riesce. In questo, l'immedesimazione con il giovane protagonista è totale, anche e soprattutto se si pensa che il racconto è basato sui ricordi e dunque sulla percezione che Colin, ingenuo ed inesperto, aveva di Marylin (influenzata peraltro in maniera decisiva dal suo immediato innamoramento).

Lo script di Adrian Hodges e la regia di Simon Curtis non cedono alla tentazione di concentrarsi su Marylin. Tutto viene mostrato sempre dal punto di vista di Colin (a parte alcuni eventi pubblici), anche se, come protagonista, non solo è un po' statico, ma è anche comprensibilmente oscurato dal personaggio della diva americana, intorno alle cui intemperanze si sviluppa ogni evento. Il punto debole del film è proprio questo: tutto ruota intorno ad un personaggio (Marylin) che fondamentalmente non funziona a dovere proprio nel trasferire al di qua dello schermo il magnetismo che sapeva stregare Lawrence Olivier come fosse l'ultimo aiuto regista. Al pubblico non resta altro a cui appigliarsi: né Colin, né tantomeno la riuscita del film sono infatti elementi altrettanto importanti.

Il gradimento di questo film dipende, in ultima analisi, da più fattori. Chi cercherà Marylin Monroe, non la troverà mai (peraltro, la scelta è netta: Michelle Williams recita anche i ciak del film e le foto dei titoli di coda, non è stato usato materiale d'archivio). Chi cerca Norma Jean la troverà (?) sepolta sotto strati di mistificazioni. Chi ama i retroscena dei film, si gusterà i dolori di Lawrence Olivier che voleva sedurre Marylin e si trovò a dirigere un set impossibile, salvo assistere poi nei giornalieri, incantato come uno spettatore qualunque, ad un mito che prendeva vita.

Più di ogni altra cosa questo film fa venire voglia di rivedere "A Qualcuno Piace Caldo" o "Quando La Moglie è in Vacanza" ed innamorarsi di nuovo, come sempre, di Marylin Monroe. E' un merito non da poco.

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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 25/05/2012 15.35.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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