Recensione mercoledi' - stagione 1 regia di Tim Burton, Gandja Monteiro, James Marshall USA 2022
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Serie TVRecensione mercoledi' - stagione 1 (2022)

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locandina del film MERCOLEDI' - STAGIONE 1

Immagine tratta dal film MERCOLEDI' - STAGIONE 1

Immagine tratta dal film MERCOLEDI' - STAGIONE 1

Immagine tratta dal film MERCOLEDI' - STAGIONE 1

Immagine tratta dal film MERCOLEDI' - STAGIONE 1
 

Quando nel 2020 Netflix annunciò la realizzazione di una serie sulla Famiglia Addams accostandola all'altisonante nome di Tim Burton il connubio tra opera e autore appariva sin da subito sensato.
Un matrimonio perfetto tra il genio dal dark fantasy e l'opera dark-horror più famosa.
Non a caso il regista di film come Batman, Edward Mani di Forbici, Il Mistero di Sleepy Hollow aveva già lavorato ad un progetto sugli Addams qualche anno prima salvo poi essere cancellato.
Se si aggiunge la firma di Danny Elfman, suo fedelissimo compositore, è logico che l'hype che la serie ha generato fosse grande quanto le aspettative sulla qualità finale del prodotto.
"Mercoledì" detiene infatti (attualmente) il record di ore di visualizzazione nella prima settimana di uscita per la sua versione originale non doppiata, equivalente ad un pubblico di almeno 50 milioni di persone e ha anche ricevuto due candidature ai Golden Globe senza però raccogliere alcun premio.

Piccola presenza di spoiler.

L'elemento più caratteristico dell'opera vignettistica nata nel 1938 dalla matita di Charles Addams è il gusto dell'omonima famiglia per l'horror in tutte le sue declinazioni, in netto contrasto con la società dei nostri giorni (e dell'epoca); la normalità e la ricerca del brutto in un mondo che propina l'estetica del bello.
L'incipit della prima stagione è l'esatta sintesi di questa contrapposizione: Mercoledì Addams viene presentata all'interno della più classica scuola americana nell'atto di vendicarsi, in perfetto stile "addams", del bullo di turno.
Lo spettatore già pregusta una serie che vivrà dei contrasti sopracitati, in cui due mondi paralleli si scontreranno generando l'umorismo tipico degli Addams.
Ma è il classico specchietto per le allodole perché dopo (troppo) pochi minuti si viene catapultati dentro un mondo che scopiazza molte produzioni del genere dark fantasy, tra cui ovviamente la celebre saga del maghetto con gli occhiali più famoso al mondo, in cui la famiglia Addams si ritrova in compagnia di altri loro simili con altrettanti poteri oscuri e quindi perde la propria peculiarità.
I due mondi antitetici vengono quindi notevolmente ridimensionati: da una parte l'accademia frequentata dai Reietti, dall'altra la vicina e (solo) apparentemente tranquilla cittadina di Jericho.
Inizia così lo sviluppo delle tre principali linee narrative, ovvero l'integrazione di Mercoledì con gli altri studenti dell'accademia, il suo innamoramento con Tyler, un ragazzo "normale" e il racconto principale, ovvero la spy story che vedrà la protagonista cercare di risolvere l'enigma nascosto dietro i misteriosi e numerosi omicidi del luogo.

Per quanto riguarda il rapporto tra Mercoledì e le sue colleghe, le classi di "mostri" che frequentano non brillano per originalità né tantomeno per utilità narrativa, se escludiamo l'epilogo della serie.
Essenzialmente se preso come racconto di formazione adolescenziale lo sviluppo dei personaggi funziona e la loro crescita psicologica diventa credibile, così come l'evoluzione dei loro rapporti, anche se l'andamento comune è l'appiattimento dei contrasti con la tendenza genericamente diffusa a far evolvere l'astio in collaborazione.
Lo stesso personaggio di Mercoledì, esaurito il fascino delle prime ore, si appiattisce in una certa ridondanza caratteriale fino a trasformare le sue taglienti battute in prevedibili e scontate.
Solamente nel finale della stagione la ragazza torna a godere delle simpatie dello spettatore mostrando un'empatia inaspettata e liberatoria.
Questo livellamento verso il basso non include per fortuna i personaggi della famiglia Addams: Mano in primis, che accompagna fedelmente Mercoledì nelle sue indagini e mostra una propria e originale identità, e Zio Fester, forzatamente inserito nel racconto ma ben particolareggiato come personaggio.
Eseguono il loro compito anche la coppia Morticia-Gomez, interpretata dagli attori più famosi scritturati per la serie (Catherine Zeta Jones e Luiz Guzman) che purtroppo gode di poco spazio.

La seconda linea narrativa, ovvero la love story con Tyler, essa ricalca invece tutti gli stereotipi del genere, con il ragazzo ribelle figlio dello sceriffo che si oppone alla loro frequentazione fino ad interrompere con la più classica delle scene il loro primo bacio.
Se la seconda linea narrativa si può considerare banale ma giustificabile all'interno di un prodotto pensato principalmente per un pubblico adolescenziale, quella principale delude fin dalle prime battute sotto tutti gli aspetti.
Gli espedienti narrativi per la progressione del plot sono di una banalità sconcertante, spesso persino affidati alle "visioni" che colpiscono Mercoledì, le quali però si presentano in modo inaspettato e imprevedibile, indipendentemente dall'evoluzione dell'indagine della piccola detective.
Il plot è talmente mediocre che ogni scoperta di Mercoledì prima dell'ultimo episodio si rivela del tutto inutile davanti all'evidenza delle visioni e alla testimonianza di un personaggio che si risveglia (coincidenza!) dal coma proprio nel finale della stagione.
Il piano diabolico dietro gli omicidi, supportato da sentimenti xenofobi e razzisti, è privo di originalità e anche il tentativo di collegare passato e presente del luogo, che convivono tanto in Mercoledì che in Crackstone, il fondatore della città di Jericho, non giustificano delle scelte narrative alquanto discutibili.

Al contrario, il comparto tecnico non delude: per quanto le ambientazioni non brillino per originalità, le atmosfere, i colori e le ombre disegnano un mondo credibile da un punto di vista estetico, dal primo all'ultimo episodio della serie.
Ottimo il trucco mentre gli effetti speciali risultano eccessivamente computerizzati denunciando una sorprendente mancanza di risorse tecnologiche.
Sulla colonna sonora nulla da ridire: gli assoli di Mercoledì al violoncello restano a lungo in mente e definiscono in maniera sensata il personaggio principale. Le musiche di Danny Elfman non fanno solo da sottofondo ma partecipano in più occasioni alla narrazione stessa.

In definitiva, come purtroppo spesso accade, le migliori premesse non rispecchiano la qualità finale della serie.
Gli autori di Mercoledì (di cui Tim Burton firma la regia di 4 episodi) denunciano una penuria di idee in troppe occasioni: oltre alle problematiche sulla narrazione di cui si è già ampiamente parlato, ci sarebbero diverse sequenze che denotano una scarsa vena creativa, su tutte la gara in canoa o i primi omicidi del mostro.
Dispiace perché il materiale di partenza era valido, come dimostrano i personaggi originali della serie, che quando chiamati in causa funzionano, inducendo a pensare che forse era meglio mettere più al centro la famiglia (facendo un racconto corale come da tradizione) piuttosto che il singolo componente.
Mercoledì resta quindi un'opera che si ferma alla sua cornice dorata, il cui splendore doveva ispirare il quadro che invece resta solo la bozza di un pittore frettoloso.
Un'occasione artisticamente mancata ma premiata lo stesso da un pubblico che attendo ormai la (già promessa) seconda stagione.

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Recensione a cura di Gabriele Nasisi - aggiornata al 16/06/2023 17.37.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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