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L'astronave XRM proveniente dal pianeta Terra, con a bordo quattro membri d'equipaggio entra con esito positivo nell'orbita di Marte. Lo scopo della missione è di ricavare alcuni dati scientifici che ancora mancano per poter tentare lo sbarco dell'uomo su Marte.
Dopo aver eseguito i rilevamenti necessari, l'astronave XRM riprende la rotta per la Terra, ma a un certo punto viene risucchiata da un forte vortice gravitazionale che ne accelera spaventosamente la velocità facendola precipitare nel futuro, su un soffice manto di neve di una montagna alpina del Nevada (Stati Uniti), nel 2508.
Per lo sviluppo della nota teoria di Einstein, formulata da alcuni scienziati immaginari nell'epoca in cui si svolge il film, un veicolo che viaggia alla velocità della luce vede di gran lunga rallentato il fattore tempo e quindi pochi attimi di velocità possono corrispondere a lunghi avanzamenti del tempo reale; quando lo stesso veicolo si ferma viene a trovarsi in una dimensione spazio-tempo completamente diversa da quella iniziale.
I quattro astronauti, dopo essersi ripresi dallo stordimento dovuto alla forte accelerazione, scoprono che all'esterno la quantità d'ossigeno, la temperatura e il livello della forza di gravità consentono l'esplorazione del territorio senza tute spaziali.
Il pianeta è popolato da feroci uomini scimmia, simili ai ciclopi descritti nell'Odissea di Omero e da spaventosi ragni giganti. La prova di essere ancora sulla terra sarà la presenza di un cimitero situato ai piedi della montagna, le cui tombe hanno croci con nomi di persone morte intorno al 2188 (anno in cui avvenne una guerra mondiale spaventosa, che aveva decimato tutta la popolazione del globo).
Quando i quattro astronauti subiscono degli improvvisi attacchi dai ciclopi, si rifugiano in una provvidenziale caverna, nel cui interno scoprono una porta scorrevole di acciaio, comandata a distanza, che improvvisamente si apre.
Una voce gentile li invita ad entrare in un corridoio luminoso dove un incaricato li conduce al cospetto del consiglio dirigenziale di una città sotterranea, costituitasi dopo la battaglia atomica sul pianeta.
Accolti con comprensione dal saggio Timmek, capo della comunità, gli uomini apprendono della tremenda guerra nucleare che ha decimato tre secoli prima l'umanità, trasformando in mostri violenti (i ciclopi) quella parte della popolazione che non ha trovato scampo nel sottosuolo.
Dopo accurate verifiche, i quattro astronauti capiscono che i sopravvissuti rischiano l'estinzione per mancanza di aria naturale, la natalità infatti diminuisce spaventosamente, gli ultimi quattordici bambini nati sono all'ospedale in condizioni di grave anemia. Gli astronauti cercano di convincere il pacifista Timmek, a combattere i mutanti guidati dallo spietato Naga , per costruire un mondo civile in superficie.
Film razzista, maschilista e militarista, il cui pensiero filosofico di base ruota intorno a un'idea di civiltà basata sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sulla subordinazione gerarchica della donna e la guerra intesa come male necessario per difendere un ordine universale dominato dal capitalismo, un ordine indubbiamente già conflittuale nelle premesse etiche e materialistiche che lo costituiscono.
Il regista Edward L. Bernds diventerà noto per la sua capacità di fare film di fantascienza con mezzi artigianali semplici, ma di efficace impatto visivo, che rendono oggi i suoi film d'archivio dei veri e propri cult.
"Mondo senza fine" è girato in cinemascope, un ritrovato tecnico inventato nel 1953, che consente una proiezione su schermo del formato 2,35:1, con effetto panoramico.
La macchina da presa gira le scene con una certa deformazione della base e dell'altezza del formato che poi nella proiezione diviene regolare grazie a degli accorgimenti apportati al proiettore.
Bernds riesce a dare alla pellicola un'ambientazione in stile familiare, domestico, come piaceva al pubblico più popolare di allora, in essa perciò sono racchiusi valori e usi del sociale in vigore all'epoca.
"La regina di venere" (1958), film sullo stesso tono stilistico, "La vendetta del dottor K" (1959), seguito del più noto film "L'esperimento del dottor K", testimonieranno, del regista Bernds, la capacità di saper raccontare per immagini, colpendo lo spettatore al cuore, immergendosi nel suo habitat, non allontanandolo mai dal suo mondo più noto e ovvio, ma creando nel suo ambiente vitale un parco giochi sobrio, una zona di teatro avvolgente.
Nella narrazione, rispetto all'ambiente più usuale dell'epoca, sembrano variare solo le dimensioni spazio-tempo e le tecnologie in uso, schematizzate però in una architettura ben riconoscibile, già intravista nell'arte.
Bernds sposa le ideologie occidentali dominanti negli anni '50, lo fa con una certa passione e perciò non si fa mai scrupolo nel mostrare come la pensa realmente in termini politici e sociali; il regista è evidentemente orgoglioso di appartenere a una civiltà ancora dominata in quegli anni dalla razza bianca, supposta virile, fallocentrica, e dotata di un'istruzione particolare, in grado di sviluppare una tecnologia superiore.
Una civiltà su cui Bernds, quando essa sembra minacciata da qualcosa di straniante (come possono essere le idee nuove rinnovatrici dei giovani bruciati o la forza dei ceti emergenti di altro colore o censo) si preoccupa di intervenire per dare un messaggio rassicurante, tranquillizzare il pubblico raccontando in che modo certi valori dominanti siano ormai del tutto acquisiti nel più profondo della storia civile, tali da diventare inattaccabili.
Bernds, con i suoi film, descrive perciò la rivolta e il pacifismo finalizzati a profondi cambiamenti di costume e di vita, come ridicolaggini anomale, che si piegano nella normalizzazione più banale presente nei modi di vita e dei rapporti istituzionali, perché quelle lotte sono acefale, senza teorie valide, indebolite da una mancanza di comprensione della forza reale del potere capitalista.
In "Mondo senza fine" la civiltà, scampata alla distruzione del nucleare e sopravvissuta nel sotterraneo mondo capeggiato dall'anziano pacifista Timmek, è una comunità senza armi, la società ideale quindi, un'utopia che mantiene il suo prezioso stato in virtù di una scelta definitiva, ben funzionante, basata sulla rinuncia alla sessualità fallica maschilista, così precorritrice delle azioni più violente e ingiuste che avevano portato all'olocausto atomico.
Un mondo nuovo quello di Timmek, in cui prevale, nelle 2000 persone che lo costituiscono, il piacere della contemplazione, della poesia, della cultura, delle buone maniere, di un rapporto uomo-donna sublimato e del tutto privo di erotismo, del lavoro finalizzato al valore d'uso e non a quello di scambio tipico del capitalismo.
Un mondo che i quattro astronauti proveniente dal 1956 rifiutano, odiano e quindi cercano subito di cambiare, intrecciando relazioni ambigue con la parte più debole di quella piccola società, le donne, rimaste ancora molto istintive, pronte a lottare per tornare in superficie.
Il regista Bernds non ha dubbi, è quella la sola via da intraprendere per Timmek, ritornare alla luce del sole con il suo popolo, sconfiggere con le armi i numerosi ciclopi capeggiati da Naga, costruire una società già nota, famosa per la civiltà che ha espresso in precedenza.
In realtà i quattro astronauti diventano i rappresentanti più illustri di sciagure, omicidi, sfruttamento, ingiustizie di ogni genere (presenti in una civiltà passata che non ha funzionato), i quattro sono portatori di valori falsi, seducenti ma ingannatori, dettati dall'egoismo più immediato e dalla stupidità umana più comune.
Con questo film Bernds inconsapevolmente ci lascia un messaggio di morte, esaltando senza una convincente argomentazione, i valori di fondo americani legati alla democrazia dell'epoca, ancora condivisi positivamente anche in gran parte dell'occidente, soprattutto dall' Europa, in virtù del prezioso contributo dato dagli Stati Uniti nella lotta contro le dittature.
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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 17/12/2010 11.45.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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