Recensione new york, i love you regia di Fatih Akin, Yvan Attal, Allen Hughes, Shunji Iwai, Jiang Wen, Scarlett Johansson, Shekhar Kapur, Joshua Marston, Mira Nair, Natalie Portman, Brett Ratner, Andrei Zvyagintsev Francia, USA 2008
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Recensione new york, i love you (2008)

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locandina del film NEW YORK, I LOVE YOU

Immagine tratta dal film NEW YORK, I LOVE YOU

Immagine tratta dal film NEW YORK, I LOVE YOU

Immagine tratta dal film NEW YORK, I LOVE YOU

Immagine tratta dal film NEW YORK, I LOVE YOU

Immagine tratta dal film NEW YORK, I LOVE YOU
 

"New York, I Love You" (2009) è un film collettivo, costituito da 11 segmenti, della durata di otto minuti circa ciascuno. Questo progetto ha visto l'impegno di undici registi appartenenti a diverse nazionalità, tutti col desiderio e l'intento di mostrare la New York che amano. Tra questi cineasti si può notare il debutto cinematografico di Natalie Portman, vincitrice dell'Oscar per la Migliore Attrice Protagonista ne "Il Cigno Nero".
Tutti gli episodi possiedono una tematica comune che li unisce creando un grande mosaico sull'amore, nel senso più ampio del termine: sia quello tra uomo e donna nelle varie fasi della loro vita che quello di un padre verso sua figlia. Poi c'è quell'irresistibile attrazione che spinge gli individui gli uni verso gli altri e spesso è quel click che fa scattare l'amore.

"New York, I Love You" è la seconda parte del progetto "Cities of Love", iniziato nel 2006 col film "Paris je t'aime". Il film è dedicato alla memoria di Anthony Minghella che, venuto a mancare poco prima dell'avvio della produzione, doveva dirigere un episodio.
Vi sono raccontate undici distinte storie sparse in diversi quartieri della città, che mostrano un volto del tutto nuovo della New York che si vede spesso rappresentata nei film.
Raccontate nell'arco delle ventiquattro ore, le storie che si susseguono hanno cromie e toni che le rendono intime, raccolte, familiari, mostrando degli scorci di una città che non si conosce mai fino in fondo, neanche coloro che ci abitano da una vita intera.

Il primo segmento è quello del regista cinese Jiang Wen, che vede duettare Hayden Christensen ed Andy Garcia, il cui personaggio marca il suo territorio quando vede qualcuno avvicinarsi alla sua donna. I colori sono caldi e si ha l'impressione, quando si entra nel locale dove la storia si svolge, di respirare un'atmosfera d'altri tempi, con un ritmo del tempo tutto suo.

Il secondo è quello della regista indiana Mira Nair, in cui una donna per amore accetta che gli vengano tagliati i suoi splendidi capelli prima delle nozze.

Il terzo è quello diretto dal giapponese Shunji Iwai. Il protagonista della storia è David, un compositore di colonne sonore, intento a parlare al telefono con l'assistente Camille.
Iwai inserisce due fotogrammi di un film d'animazione per il quale David cerca di scrivere della musica. Bastano due fotogrammi al regista per richiamare il Giappone, unendo così l'amore per la sua terra a quella per New York. Il feeling che si va sviluppando tra David e Camille è raccontato con delicatezza, com'è nelle corde del regista di "Love Letter" (1995).

Il quarto segmento del francese Yvan Attal è diviso in due parti, la seconda delle quali farà la sua comparsa successivamente. Questa prima parte vede uno scrittore alle prese con una ragazza che tenta di conquistare.

Nel quinto l'americano Brett Ratner racconta del tanto atteso ballo del diploma in modo inusuale e sarcastico.

Nel sesto Allen Hughes fa parlare i pensieri che si affollano nella testa dei due protagonisti. Si chiedono cosa stia succedendo, perché le loro emozioni sono così alterate dopo aver fatto qualcosa d'insolito ed eccitante, qualcosa a cui non sono abituati.

Nel settimo segmento Shekhar Kapur traspone la sceneggiatura scritta da Anthony Minghella. La macchina da presa dall'esterno giorno entra dalla finestra a ritroso, lasciandosi la luce davanti a sé. Inizialmente i personaggi sono mostrati in penombra, poi la luce immerge la stanza in quella che è una storia fatta di una lucida visione della protagonista. Le immagini dei due protagonisti vengono riprese in uno specchio, più di una volta. In una scena in particolare sembra di trovarsi di fronte a un quadro vero e proprio per quanto è accurata.

L'ottavo segmento è quello che vede l'esordio alla regia dell'attrice americana Natalie Portman, che l'ha anche scritto. Dimostra la sua sensibilità verso una tematica sempre attuale come lo è quella che vede il matrimonio tra coppie miste, sottolineando come spesso ancora ci siano dei pregiudizi riguardo ad alcune etnie.
La Portman parla dell'amore di un padre verso sua figlia e lo fa con tenerezza. Lo spettatore rimane all'oscuro di quale sia il ruolo dell'uomo fino all'epilogo, mettendolo nella stessa condizione di "non sapere" che hanno gli altri personaggi di passaggio.

Il nono è quello diretto da Fatih Akin che descrive il desiderio di un pittore di poter fare il ritratto di una ragazza del suo quartiere. In questo segmento viene sottolineato l'amore per l'arte. La seconda parte del segmento di Yvan Attal segue un uomo e una donna che iniziano a flirtare all'uscita del ristorante in cui stanno cenando, durante una pausa sigaretta.
Il finale è tutta una sorpresa e dimostra come due perfetti "conosciuti" si possano riscoprire "estranei" ogni volta.

Il decimo è quello dell'americano Joshua Marston, che racconta di come possa essere romantico e sardonico l'amore anche dopo sessantatre anni di vita vissuta insieme.

L'undicesimo segmento, diretto da Randall Balsmeyer, è composto in realtà da diversi segmenti più piccoli, come quello della videoartista e quello dei due ragazzi che decidono di partire per Roma e da alcuni frammenti che fanno da ponte fra un segmento e l'altro.
Una delle tante felici scelte narrative è stata quella di non intrecciare le storie con le classiche forzature del genere, ma inserire degli intermezzi con i personaggi degli altri segmenti, alcuni dei quali sono messi in relazione per qualche attimo senza che si conoscano.

Un altro aspetto che unisce il film, rendendolo saldo nei suoi intenti, è quello di mostrare individui in continuo movimento: chi arriva - come la protagonista del settimo segmento, e chi parte - come i protagonisti dell'undicesimo. In uno scorcio della città i passanti sono inquadrati dall'alto e come tante formiche vanno e vengono, in uno scorrere di volti e azioni. Tutti si muovono da una parte all'altra della città in una continua e assidua ricerca dell'amore.
In più viene sottolineato come l'amore non abbia colori, appartenenze etniche o sociali e si trovi in qualunque luogo e in ogni sguardo, basta saper osservare. Il coinvolgimento di attori e registi di origine ebraica e asiatica ha voluto evidenziare come l'amore renda tutti uguali.

"New York I Love You" racchiude in sé poesia, stile e buoni sentimenti. Fotografa persone comuni, e l'amore che li unisce, in maniera autentica.

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Recensione a cura di Francesca Caruso - aggiornata al 03/05/2012 13.15.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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