Realizzato con mezzi e capitali veramente esigui dal regista pugliese
Vito Giuss Potenza, praticamente uno sconosciuto per chi non è un
addetto ai lavori e specializzato in pellicole di soggetto religioso,
il film vuole essere un omaggio verso i marinai che nel 1087 "fecero
l'impresa" di traslare o rubare a seconda delle opinioni da Mira,
Turchia, le ossa del santo taumaturgo Nicola.
Tra le caratteristiche
del progetto spicca la scelta contrastante di girare la pellicola in
digitale ma anche in bianco nero, con tonalità seppia, per
enfatizzare gli interpreti più che i luoghi circostanti e per dare
allo spettatore una connotazione spazio temporale lontana nel tempo.
Sin dalle prime sequenze chi è più attento potrà notare che i primi e i primissimi piani abbondano per dare spazio alla mimica degli attori, mentre l'ambientazione ha una collocazione indefinita, un non-luogo che potrebbe ricordare certe caratteristiche della terra pugliese, ma potrebbe essere ovunque.
Scelta discutibile quella di far parlare il dialetto locale dei giorni
nostri al popolino e ai marinai partecipanti all'impresa.
Gli
interpreti, quasi tutti attori dialettali abbastanza noti al pubblico
pugliese, sono sicuramente spontanei e naturali, ma la scelta è
decisamente antistorica in quanto l'attuale dialetto barese è
contaminato dalle successive dominazioni angioine ed aragonesi ed è
quindi pieno di sfumatore franco-spagnole, mentre il volgare
dell'epoca, fine XI secolo, in piena dominazione bizantina, doveva
sicuramente risentire maggiormente dell'influenza greca; tra l'altro
anche i notabili tendono a parlare in un italiano con una pesante
cadenza pugliese (a parte il cameo di Dapporto che alterna battute in
accento simil-romanesco ad un paio di frasi recitate in perfetto
barese).
La scelta del regista di far recitare attori professionisti e dilettanti (un po'come fece Piva nel celeberrimo e celebrato " Lacapagira") presenta effetti contrastanti: i professionisti hanno sicuramente più mestiere e più padronanza nella recitazione in dialetto ma spesso sono statici, poco realistici e decisamente retorici tanto da sembrare finti, mentre in certe scene i dilettanti, più goffi, sono comunque più spontanei anche se contribuiscono negativamente a rallentare l'azione.
Il film privilegia senza dubbio l'azione, ma non riesce a renderla in maniera adeguata creando confusione o ricorrendo a mezzi più teatrali che cinematografici e di matrice classica, più adeguati nel teatro di Racine piuttosto che in un film girato con tecniche innovative nel 2006.
Omaggio di un devoto consapevole di non aver realizzato un film di cassetta, interessante esperimento, chance di apparire , "ex voto" da parte degli attori più celebrati che pare abbiano recitato tutti senza compenso, la pellicola è comunque dignitosa; ed anche se non potrà aspirare ad entrare nella storia del cinema, può passare l'esame "sanza infamia e sanza lode": non è molto ma è decisamente molto meglio di una bocciatura senz'appello.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 05/06/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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