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"Credo alla mutazione del genere umano e alle continue trasformazioni e ricerche, soprattutto a quelle più ardite del cinema"
(David Cronenberg)
Sin dalle origini il cinema di David Cronenberg ha avuto come tema centrale la carne e le sue mutazioni. Il primo Cronenberg, quello de "Il Demone Sotto la Pelle" o di "Rabid", affrontò tali tematiche in chiave prettamente orrifica, attraverso un uso mai banale dei codici cinematografici "di genere", nel sottobosco delle produzioni a basso costo.
I film di questo periodo sono caratterizzati dalla povertà dei mezzi e dalla ricchezza delle idee, nel tentativo di penetrare i misteri del corpo umano.
E' nel 1981 che però si avverte un primo sostanziale cambiamento nel cinema del regista canadese, sia per quanto riguarda la forma che per quanto riguarda il contenuto. Tale cambiamento prende il nome di "Scanners".
Cameron Vale (Steven Lack), derelitto umano con gravi problemi psichiatrici, si rivela uno "scanner", individuo dotato di poteri telepatici. Vale, incapace di controllare la propria abilità, viene arruolato da una grande multinazionale, la ConSec, che attraverso il dottor Ruth (Patrick McGooan) lo istruisce e allena con lo scopo di contrapporlo a Darryl Revok (Michael Ironside), potente e malvagio scanner che ha deciso di conquistare il mondo. Ad aiutarlo in questa missione ci sarà Kim Obrist (Jennifer O'Neill), scanner ribelle.
Costato tre milioni e mezzo di dollari, "Scanners" è il settimo lungometraggio di Cronenberg, nonché il film che ha portato il regista alla sua prima consacrazione di critica e pubblico, permettendogli di ottenere un discreto successo commerciale dovuto all'apparente rispetto di canoni "action" e all'uso abbondante di effetti speciali.
Nonostante le apparenze "Scanners" è però un film cronenberghiano al cento per cento, che deve la propria importanza ad un cambio di prospettiva rispetto alla precedente esperienza del regista, nel tentativo di spostare l'attenzione dai mutamenti del "corpo" a quelli della "mente", dal "di fuori" al "di dentro", in un'analisi degli effetti che quest'ultimo ottiene sul primo.
Il cinema di Cronenberg è un cinema "meccanico", celebrale e visionario, ma mai astratto, anzi, sempre analitico e governato da vere e proprie leggi materialistiche. E' un cinema che, in un tentativo quasi cristologico, prova a farsi carne.
Ed è proprio questo il punto di partenza dell'esperienza artistica del regista, un'evoluzione che porta il "pensiero", l'immaginazione, a concretizzarsi.
"Scanners" è il primo film del canadese ad esporre chiaramente questa concezione, quella che sarà la linea conduttrice del suo percorso e che con "Videodrome" troverà finalmente un nome: la "nuova carne".
Lo stesso Cameron Vale, il protagonista, si rivela archetipo dei futuri personaggi cronenberghiani. E' lui l'antenato dei vari Johnny Smith (forse quello con cui ha più affinità), Max Renn e Nikolai Luzhin; lui che, attraverso il potere della mente, attua una sorta di transustanziazione, divenendo altro da se, personaggio messianico ma lontano dall'essere completo.
Il potere di Vale consiste nel penetrare le menti altrui e, nello stesso tempo, dall'esserne penetrato.
Il suo personaggio ci viene presentato come un barbone sull'orlo della pazzia, il cui cervello è subissato da pensieri e voci che non li appartengono e che si riflettono in lui senza ordine e controllo. Poco dopo scopriamo che l'abilità dello stesso Vale è di accedere alle menti altrui e di agire su di esse e, tramite esse, sui corpi. Insomma, Vale non fa altro che raccogliere in se il ruolo medianico che è proprio del mezzo cinematografico, capace tanto di penetrare la mente dello spettatore quanto di essere penetrato da questa e da quella dell'artista.
Da questo momento in poi il testo può contenere spoiler.
"Niente è vero. Tutto è permesso"
(cit. Il Pasto Nudo)
Come già detto in precedenza, il personaggio interpretato da Lack è lungi dall'essere completo. Nel corso del film gli vengono attribuite caratteristiche messianiche (dotato, votato al sacrificio, portatore di un nuovo ordine e ultimo baluardo per la difesa del genere umano) contrapposte a quelle negative e "luciferine" della sua nemesi: Darryl Revok.
Revok è l'altra faccia della medaglia: è il più forte scanner in vita, deciso però ad utilizzare il proprio potere per soggiogare il genere umano.
Lo scontro tra i due appare inevitabile ed è proprio con lo scontro finale che finalmente Cronenberg ribalta i canoni stilistici fino a quel momento pedissequamente osservati (compresa la classica rivelazione finale: Cameron e Revok sono fratelli) e che avevano fatto di "Scanners" un "semplice" film d'azione in bilico tra fantascienza e spionaggio.
Il vincitore della battaglia non sarà infatti uno dei due uomini, ma un nuovo essere, mai visto prima, generatosi dall'unione delle due diverse entità: il corpo di Revok e la mente di Vale.
Il regista, in fondo, ce lo mostra chiaramente: la macchina da presa filma il corpo ormai carbonizzato di Vale e quello stravolto ma integro di Revok che, però, ha qualcosa di diverso rispetto a prima: non ha più la cicatrice sulla fronte che lo aveva caratterizzato per tutta la durata del film. Quella stessa cicatrice che si era procurato con le proprie mani quando, ancora giovane e stremato dall'affollarsi di pensieri estranei nel proprio cervello, si era perforato il cranio creandosi un vero e proprio "terzo occhio", chiara ed efficace allusione alla macchina da presa.
Con la nascita del nuovo essere questo terzo occhio (il "potere dello scanner") scompare e viene a coincidere con l'essere stesso: il cinema si fa carne, la macchina da presa diventa vero e proprio organismo vivente.
Chi è però colui che rivolge ad una incredula Kim l'ormai famoso "abbiamo vinto" nel concitato finale del film? E' davvero Vale ad aver preso il controllo del corpo del nemico o è Revok il vero vincitore? E cosa farà adesso questo neonato "nuovo" Cameron? Non ci è dato saperlo, perché a Cronenberg interessa ribadire che il cinema è finzione, che non porta con se alcuna morale, né verità. In fondo in "Scanners" tutti mentono, come in un film di spionaggio che si rispetti.
"Per me, all'inizio c'è il corpo. E' ciò che siamo, ciò che abbiamo. […] Nei miei film il corpo è sempre al centro. Ci giro attorno come fa un pianeta col sole. Non me ne allontano mai."
(David Cronenberg)
Ma dove è finita la poetica della carne? Dov'è finito il mito del corpo, la sua (fanta)scientifica osservazione e l'analisi delle dinamiche fisiche tra i personaggi?
Nonostante una maggiore attenzione nei confronti della "mente", Cronenberg non rinuncia al tema centrale della sua cinematografia.
"Scanners" è uno sguardo lucido su corpi alterati senza pietà dalla mente creativa del regista. Gli effetti del potere degli scanners si riflette sulla carne, la modifica e la trasfigura, quasi sempre la "rivolta", mostrandoci il volto più intimo e segreto dell'uomo, composto da frattaglie e sangue. L'inaccettabilità del proprio essere, del proprio organismo, è il più grande ostacolo alla vera cognizione di sé.
"Scanners" è quindi un film carnale: cos'ha di diverso, in fondo, la mente degli scanner dalla cassetta che programma Rann in "Videodrome", o dai "pod" e dalle "bio-porte" di "Existenz" o dai tatuaggi che "programmano" l'agente Nikolai in "Eastern Promises"?
Quella stessa fisicità da cui il regista canadese sembra essere ossessionato è, allo stesso tempo, un limite, una prigione delle potenzialità umane. La trasfigurazione dei corpi appare quindi quasi come un processo evolutivo, che libera l'essere umano dai limiti fisici che si auto impone.
Quando Vale, attraverso i propri poteri, riesce a collegarsi a computer e telefoni, attua un annullamento del corpo che però prelude alla nascita di qualcosa di nuovo, fuori dallo spazio e dal tempo (concetto ripreso da un po' tutta la filmografia cronenberghiana, da "Existenz", ad esempio, o da "Inseparabili" e da "Crash").
Non meno importante e fortemente presente nel film è, inoltre, la critica etica che il regista rivolge a scienziati e potenti: i pericoli di un controllo illimitato sull'essere umano, sondato nell'intimo, messo alle strette e, infine, reso schiavo e vittima dalla mancanza di libertà di pensiero. Guarda caso gli scanners sono il prodotto di un esperimento, tali grazie ad una droga (l'"Ephemerol") prodotta da una compagnia dotata di potere economico, militare e, probabilmente, politico.
Caratterizzato da scenografie claustrofobiche, rese ancor più tali dalla tecnica di ripresa e da una fotografia in cui è il bianco, assieme al rosso del sangue, a predominante, "Scanners" è un film complesso ma con una linea narrativa "classica", facilmente apprezzabile anche dal grande pubblico.
Le musiche sono di Howard Shore, la fotografia di Mark Irwin.
Il film ha vinto due Saturn Awards (miglior film internazionale e miglior trucco) e ha generato due seguiti ("Scanners 2", 1991; "Scanners 3", 1992) raffazzonati e privi della complessità artistica dell'originale.
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Recensione a cura di Zero00 - aggiornata al 27/10/2010 11.20.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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