Recensione sicko regia di Michael Moore USA 2007
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Recensione sicko (2007)

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locandina del film SICKO

Immagine tratta dal film SICKO

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Immagine tratta dal film SICKO
 

"Negli Usa cinquanta milioni di persone, fra cui nove milioni di bambini non hanno assistenza sanitaria. Per questo, la sanità non dovrebbe produrre profitti"

Questo il punto di partenza del film di Michael Moore, che però chiarisce quasi subito che in questo lavoro non intende parlare di loro, tanto più che il mondo intero conosce la situazione di chi in America non ha un'assicurazione che copre le spese sanitarie, ma quello di cui lui vuole parlare è la situazione di chi un'assicurazione ce l'ha.
Ed è così che veniamo a conoscenza del fatto che anche chi ha un'assicurazione sanitaria non sempre riesce ad ottenere l'assistenza per cui paga. Anzi molte volte questa gli viene negata con le scuse più incredibili, come la ragazza di vent'anni a cui è stata negata assistenza per un tumore con la motivazione che a quell'età non poteva avere quel tipo di patologia, lei non si è persa d'animo ed è andata in Canada, ha dichiarato di vivere con un canadese e si è fatta operare. Poi c'è l'incredibile caso dell'uomo che aveva avuto un incidente in cui si era staccato l'ultima falange del dito anulare e del medio e, qua siamo alla fantascienza, gli viene proposto un costo di 60.000 dollari per riattaccare il medio e 12.000 per l'anulare, Moore ci fa sapere che essendo un sentimentale il poveretto ha scelto di farsi riattaccare il dito anulare. Scopriamo poi che i volontari dell'undici settembre non hanno una copertura sanitaria riconosciuta perchè, appunto volontari e non assunti dallo stato, e che molti di loro hanno la salute rovinata dalle esalazioni e nessuna possibilità di cure.

In vari siparietti Moore ci mostra la situazione degli altri sistemi sanitari in Europa, alcune volte enfatizzando i vantaggi, ma sempre mostrando la verità sui luoghi dove l'assistenza è fornita dallo stato, senza che questo significhi un regime comunista, anzi in Francia è la destra che governa, ma è prevista persino un'assistenza domiciliare alle neo mamme nei primi mesi dopo il parto, e che esse possono sfruttare anche per i lavori di casa come bucato e faccende.

Anche quando Moore ci mostra la nascita di questo sistema, ormai fuori controllo, nei lontani anni in cui Nixon si fece praticamente portavoce delle esigenze, non di milioni di cittadini, ma dell'unica multinazionale delle assicurazioni dell'epoca, il tono è da documentario, non c'è soltanto un'aperta condanna, in primo luogo c'è il passaggio di informazioni, merce assai rara in America. Il tentativo non è quello di scagliarsi soltanto contro il suo governo, che lui accusa di corruzione e collusione, ma di informare i cittadini americani delle possibili alternative percorribili. Ed è per meglio sottolineare questo fatto che lui carica in barca tre pompieri volontari di Ground Zero e li porta alla base di Guantanamo, dove i presunti terroristi ricevono le cure che il governo a Cuba offre a tutti i cittadini, gratuitamente. Ovviamente non vengono accolti, e a lui non resta altro da fare, in quel paese ostile e comunista, che portare i pompieri in un ospedale dell'Havana e là farli curare dai medici di Fidel. Scopriamo così che un farmaco che in America costa 120 dollari, a Cuba costa solo 5 centesimi, e qua il tono da documentario cede il posto all'umanità di persone che semplicemente aiutano altre persone, senza connotazioni politiche di nessun tipo.
Così come senza nessuna volontà di speculare, ma con il solo intento di informare Moore ci mostra una dottoressa di una grossa compagnia di assicurazione che dichiara piangendo in tribunale di aver deliberatamente negato l'assistenza medica ad un uomo assicurato con la compagnia per cui lavorava, il quale per questo è morto.

L'intera pellicola è permeata dal senso di incredulità che ci prende di fronte al fatto che un sistema diventato degno di un racconto di Kafka viene spacciato come il migliore del mondo, in un paese che si crede superiore e fuori da ogni possibilità di critica. Come giustamente dichiarano alcuni americani in Francia, intervistati da Moore, il punto è che in America la gente ha paura del governo, mentre in Francia è il governo ad avere paura della gente. E la Francia è sicuramente un paese assai lontano dallo spauracchio del comunismo che il governo americano usa terroristicamente contro ogni tentativo di cambiamento. Oltretutto il sistema capitalistico tanto difeso da Bush e soci è ormai altamente degenerato in un regime di monopolio delle multinazionali, che sfugge per stessa sua definizione al controllo di uno stato che da esso viene sostenuto.

Inoltre nel siparietto dedicato al sistema sanitario inglese, altro paese accusato dagli americani di comunismo e di una politica per affamare i medici, scopriamo invece che essi in Inghilterra non solo hanno stipendi alti, ma seguono le direttive di un paese che ritiene il benessere della popolazione una risorsa irrinunciabile.

A questo punto ci si augura che la chiarezza e l'onestà degli intenti di Moore siano comprensibili anche e soprattutto alla sua disinformata gente, che crede che l'assistenza sanitaria statale sia l'anticamera del comunismo e che non sa indicare con precisione l'Inghilterra su un mappamondo. Per adesso Moore ci informa che si limiterà a portare il suo bucato alla Casa Bianca.

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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 15/04/2009

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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