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In una New York stretta nella morsa criminale del clan del Piede, un misterioso giustiziere si erge a difensore della giustizia. April O'Neil (Megan Fox), giovane giornalista in cerca dello scoop che dia una svolta alla sua deludente carriera, decide di indagare, ignara del fatto che incontrerà non uno, ma ben quattro giustizieri legati a doppio filo al suo drammatico passato e alle macchinazioni del misterioso Shredder...
Da un fumetto underground nato quasi per gioco a una produzione di Micheal Bay: se c'è un aggettivo che ben contraddistingue le quattro creature nate dalla fantasia di Peter Laird e Kevin Eastman è proprio "mutanti". Le Tartarughe Ninja hanno attraversato tre decenni di reinterpretazioni più o meno riuscite, rinnovando continuamente la loro fanbase senza mai perdere l'affetto dei fan cresciuti nel frattempo, adattandosi perfettamente a tutti i media e i format possibili, dimostrando una versatilità tale che nemmeno il tentativo combinato di Micheal Bay (già colpevole di aver tolto tutto il divertimento dai Transformers) e Jonathan Liebesman (regista dell'incommentabile "La Furia dei Titani") è stato in grado di annichilirne lo spirito. E non si può dire che non ci abbiano provato intensamente.
Ciò che accomuna "Tartarughe Ninja" a tutte le produzioni analoghe è l'inconciliabile distonia tra la seriosità delle intenzioni (che riflette l'importanza degli investimenti) e la superficialità di esecuzione, che rende poco tollerabile la visione a cinefili navigati ma che costituisce di fatto lo standard per il cinema d'intrattenimento contemporaneo. Un giorno sarà argomento di saggi di critica cinematografica, ma forse il cuore del problema è proprio l'incapacità di scrittori, registi e produttori di conciliare la dignità della propria opera con le esigenze degli studios, ripensando se stessi come primi spettatori invece che come ultimi della catena dei venditori.
Nonostante le premesse (lavorazione tormentata, produzione sospesa, la mano pesante di Micheal Bay, quella leggera di Liebesman), "Ninja Turtles" riesce nella cosa più importante: essere fedele allo spirito originale dei personaggi. La caratterizzazione dei quattro protagonisti, per quanto eccessivamente esaltata da un character design inspiegabile, è in linea con la tradizione e il film, pur perdendosi in confusionarie scene d'azione, non trascura mai l'importanza del legame fraterno tra le tartarughe e il loro spirito giocoso (la scena dell'ascensore è un instant classic e sicuramente un anticlimax riuscitissimo).
Non tutto è da buttare: la nuova versione delle origini delle tartarughe alterna ottime intuizioni (come il ruolo di April) a cose meno convincenti (tutto quel che riguarda Splinter), ma nel complesso è una discreta sintesi delle varie versioni proposte sinora. Il criticatissimo restyling delle Tartarughe non ha riguardato anche l'aspetto psicologico, che rispetta la tradizionale complementarietà dei quattro caratteri, e l'interazione tra Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo resta il punto di forza della pellicola.
Megan Fox, risolti i suoi problemi con Micheal Bay (ma non con il chirurgo plastico), torna in un ruolo da protagonista aggiunta, ma ovviamente non riesce a dare il giusto equilibrio a un personaggio fondamentale ma scritto malissimo e a tratti troppo preponderante rispetto alle Tartarughe. Come sempre, non aiuta il doppiaggio italiano, che alterna discutibili scelte lessicali e grammaticali a prove vocali francamente inascoltabili.
La trama mostra segni evidenti di riscritture frettolose e poco attente e più di qualcosa nel montaggio finale non quadra. Sono difetti lievi, soprattutto se paragonati alla media di questo genere di film, che l'allegria generale del progetto riesce comunque a mascherare. Si potrebbe criticare la debolezza di certi passaggi e di molti dialoghi e chiedersi se non fosse davvero possibile dare ai monodimensionali villain un piano criminale meno assurdo (a proposito: per il peggior Shredder di sempre abbiamo un nuovo candidato...), ma quando il film ha per protagonisti quattro tartarughe mutanti adolescenti cresciute da un topo ninja, forse conviene soprassedere a prescindere.
L'impianto narrativo costruito nella prima mezz'ora di film farebbe anche ben sperare, ma dopo il primo incontro tra Shredder e Splinter, tutto è accantonato per far partire i fuochi d'artificio delle scene di combattimento e degli effetti visivi, che sembrano più pensati in funzione del marketing, delle clip e dei trailer che per l'autoconsistenza del film. Che senso ha, ad esempio, utilizzare Whoopi Goldberg in quel modo, facendola completamente scomparire a metà film? L'estetica action contemporanea prevede regole precise, che purtroppo includono un montaggio frenetico e velocissimo che impedisce di godere dei dettagli dell'azione (o di distinguere un film dall'altro), così che le peculiarità di combattimento delle Tartarughe Ninja non riescono sempre ad emergere come potrebbero (in particolare il lato ninja), affogate nella confusione generale, come nella scena della valanga. A proposito, ma come si spiega la presenza della neve poco fuori città mentre a New York si fa ginnastica all'aperto?
Numerose citazioni dalla ricca storia delle Tartarughe (anche dai vecchi film degli anni Novanta, come la pizza sulla testa di Splinter o il flacone di mutageno) rendono "Ninja Turtles" un gradevole prodotto anche per i vecchi fan, ma ancora una volta non si è fatto assolutamente nulla per elevare un buon concept (anzi, uno dei migliori degli ultimi trent'anni) a buon film. Delle tante versioni realizzate dopo quel vecchio fumetto in bianco e nero, questa di Liebesman sembra però l'unica veramente incapace di fare breccia, di essere ricordata per qualcosa o di trasportare da sola il franchise verso il prossimo decennio. E' l'ennesima proprietà intellettuale buttata in pasto alla fabbrica di blockbuster riciclati e senza cuore che sta uccidendo il fantastico del cinema fantastico. Il botteghino però parla chiaro e la data del sequel è già stata annunciata.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 27/10/2014 10.18.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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