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Lo strano caso di Sandra Bullock e di "The Blind Side", nonché cronaca di una distribuzione italiana decisamente bizzarra, per usare un garbato eufemismo.
Inutile negare che la Bullock sia una delle attrici al giorno d'oggi più amate da pubblico e botteghino. Forte di una lunga gavetta, passa dal seriel tv "Working Girl" (ispirato al fortunato film di Mike Nichols) alle commediole romantiche ("Pozione d'amore") fino ai blockbuster action ("Demolition Man" al fianco di Stallone).
Con "Speed" e, soprattutto, con "Un amore tutto suo" ha modo di sfoderare tutta la sua verve, facendo giustamente breccia nei cuori della gente con un ruolo di sognatrice dimessa e pasticciona.
Prosegue la sua scalata al successo, non senza qualche passo falso ("Speed 2 – Senza limiti" e il polpettone tratto da Heminghway "Amare per sempre"), rimanendo pur sempre fedele all'immagine stucchevole, buffa, da fidanzatina d'America, che le troppe commedie interpretate sembrano averle appiccicato addosso.
Non basta neppure una simil svolta drammatica col modesto "28 giorni", in cui interpreta un'alcolizzata in riabilitazione, per uscire dal vicolo cieco. La critica la detesta, bollandola come una bambolina smancerosa dallo sguardo spento e dagli arti gesticolanti, ma il pubblico continua ad amarla più del dovuto, portando al trionfo commerciale prodotti di infima qualità come "Miss Detective" e "Two weeks notice".
E all'improvviso, in Sandra qualcosa cambia: prende parte al cast corale del bellissimo dramma multiculturale "Crash – Contatto fisico" di Paul Haggis (miglior film agli Oscar 2006), interpreta per Alejandro Agresti il raffinato "La casa sul lago del tempo", accetta di misurarsi col personaggio della scrittrice cult Harper Lee (autrice de "Il buio oltre la siepe") nello sfortunato, stupendo film di Douglas McGrath "Infamous", fornendo un interpretazione insolitamente intensa e sofferta.
Sandra sa recitare, ma i critici, nonostante qualche ripensamento, sembrano ancora reticenti nei suoi confronti.
Nel 2009 c'è il ritorno in grande spolvero nella commedia romantica con "Ricatto d'amore", plagio non dichiarato di un film di Peter Weir ("Green Card") che fa sfracelli al box office, nonostante una lampante povertà di idee, e con "A proposito di Steve", un flop per il quale riceve il tanto temuto premio Razzie alla peggior interprete dell'anno (ritirato di persona con grandissima autoironia).
Ciò accade sabato 6 marzo 2010. Dopo poche ore Sandra Bullock vince il premio Oscar come miglior attrice dell'anno per il film di John Lee Hancock "The Blind Side". Nella storia del cinema è un caso unico.
Cos è allora "The Blind Side"? E la Bullock ha davvero meritato questo riconoscimento?
Il film, tratto da un libro di Michael Lewis, racconta l'ascesa dal nulla di Michael Oher, un bestione dal gran cuore che riesce ad affermarsi nel football fino a diventare un professionista dei Baltimore Ravens. Il focus è tutto sul rapporto tra il disagiato ragazzo di colore e la donna che decide di adottarlo, una energica bionda della upper class che non bada alle apparenze.
Tanti buoni sentimenti, retorica a volontà, una sceneggiatura (del regista) in cui ogni salmo finisce in gloria, perfetta per smuovere gli animi di un'America che crede ancora nella parabola del perdente che ce la fa, e che si lava la coscienza col personaggio della combattiva mamma bianca che porta alla redenzione l'innocente gigante nero.
Per carità, non è un brutto film, ma tutto sembra così finto che è impossibile prenderlo sul serio. L'onesta regia da piccolo schermo di Hancock contribuisce alla crescita di un'atmosfera più glamour del dovuto: più ci si aspetterebbe crudezza e realismo, tanto ci vengono offerte valanghe di zucchero filato.
Comunque lo spettacolo regge le due ore abbondanti senza eccessive difficoltà, fatta salva una gratuita bega giudiziaria finale del tutto ininfluente all'economia del soggetto.
Un film gradevole quindi, eccessivamente lodato in patria fino alla nomina come miglior film agli Oscar.
Detto questo, Sandra Bullock domina la scena con grande disinvoltura, riesce credibile come madre adottiva dai sani principi wasp con una prova efficace, spigliata, con più di una sfumatura.
Tuttavia l'Oscar pare un'esagerazione, come eccessivi sembrano tutti gli altri riconoscimenti da lei ottenuti per questo ruolo (Screen actors guild award, Golden Globe, Critics choice award), che celebrano, meritatamente, più che altro una stakanovista dell'industria cinematografica ma non proprio l'interprete.
Un grande successo negli Stati Uniti, "The Blind Side" è stato venduto anche in altre parti del mondo con discreti consensi di pubblico e critica.
In Italia il film non ha avuto il privilegio della sala. Per la nostra Warner, le tematiche troppo americane ne avrebbero potuto danneggiare l'esito commerciale (che è un po' come dire "non ci fidiamo della favola sul football, preferiamo andare sul sicuro con le favole di Moccia...").
Risultato: una messa in onda elitaria sulla pay tv digitale, con successiva distribuzione in DVD in pieno giugno. E stiamo parlando del film con cui Sandra Bullock ha preso l'Oscar.
Un atteggiamento davvero imbarazzante che porta a chiedersi se abbia ancora senso parlare di 'distribuzione'.
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Recensione a cura di atticus - aggiornata al 22/06/2010 10.48.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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