Voto Visitatori: | 6,96 / 10 (344 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 7,50 / 10 | ||
Di primo acchito viene da abbandonare la sala. Ma no, non potete; avete delle responsabilità, gente che è lì con voi e che non potete mollare come una tenera flatulenza quale sublime commento al film che vi apprestate ad abbandonare. Roba da fare incetta di cibi scaduti ancora presenti nel frigo e buttarli sullo schermo. Ma non ve andate. Restate.
E vi renderete conto che i miracoli esistono.
Sì, perché dopo la prima mezz'ora (roba da far rimpiangere il Vietnam) "The descent" si trasforma in un film d'assoluta tensione e claustrofobica angoscia, e in questo periodo non siamo più abituati ad aspettarci grandi cose da un horror occidentale; in un'epoca in cui si incensano fallimenti come "Saw" pellicole come questa sono da tenere sotto teca.
E dire che Neil Marshall (il geppettaio di "Descent") ci aveva provato nel 2002 con "Dog Soldier", film piuttosto apprezzato ma sfortunatamente anche abbastanza cesso: le aspettative non erano dunque delle migliori, ma in questi casi è bello sbagliarsi ed ammettere che si è malignato per un nonnulla.
La trama è quanto di più semplice e minimale ci possa essere; 5 ragazze amanti dei rischi e degli sport estremi si ritrovano, come ai vecchi tempi, per esplorare delle anguste grotte, roba mica da principianti. E tutte allegre partono per la sfida, se nonchè una di loro, la più dura e decisa, gioca sporco e dirotta il gruppo verso caverne più impervie e del tutto (almeno pare) inesplorate. Rimaste bloccate dall'inevitabile crollo e confessato il fatto che le grotte che hanno intorno non sono quelle previste, il gruppo ha una solo opzione dalla sua: andare avanti e sperare di non fare la fine del topo. Chiaramente la situazione non è delle migliori, e si potrebbe semplicisticamente affermare che alla profondità dei cunicoli in cui le ragazze si inoltrano fa eco un inabissarsi del pensiero e un progressivo svelamento del carattere selvaggio delle esploratrici, culminando questo in veri e propri istinti animaleschi che faran sfoggio nelle ultime parti del film. La sorpresa è di quelle da 5 euro con lo sconto, ovvero la scoperta di esseri antropomorfi che si annidano in branco nella profondità di questa enorme e labirintica caverna. Senza stare troppo a spoilerizzare, finalmente qualcuno si ricorda ancora di quanto fossero carini i tristi epiloghi, alla faccia della "bastardata" della penultima sequenza.
La sorpresa sta nel fatto che i tanti difetti del film sono tenuti insieme da un'atmosfera che ti taglia con un grissino, e di questi tempi non è malaccio, ammetterete. Avete visto e apprezzato il bellissimo "Session 9"? Si spera, perchè qui ritroverete, fatte le debite proporzioni, le stesse opprimenti atmosfere. Da quando il gruppo di ragazze si cala nel buio, il film diventa buio per davvero, non metaforicamente parlando. La fotografia è infatti ottima, riuscendo nell'abile tentativo di tener illuminate solo le ragazze e poc'altro; il contesto, ovvero la caverna stessa, è accennato da veloci e bruschi passaggi, da rocce isolate, dal gocciolar sommesso di rari corsi d'acqua (e sangue...). Tutta la parte all'interno della caverna, a "guai ormai fatti", è girata in maniera talmente efficace da far dimenticare i tristi e ridicoli dialoghi. La recitazione potrebbe aiutare, ma purtroppo quel che non c'è non può aiutare, e quindi accontentiamoci.
Oltretutto le ragazze sono costrette dalla sceneggiatura a venir a patti col il proprio autentico io in maniera leggermente ridicola. Non sono affatto giustificati gli improvvisi istinti omicidi e i cambi di direzione assolutamente esagerati. Insomma, in una situazione del genere verrebbe in mente di stare tutte belle unite, non di procedere solitarie... ma tant'è.
Ma tanto sta miracolosamente in piedi la seconda parte, quanto è sottomessa e sgraziata la prima.
Il primo difettone sta nella prima sequenza, in cui si vede una delle protagoniste che in seguito ad un incidente perde il ragazzo. Bene, qualcuno mi contatti privatamente e mi spieghi cosa ci sta a fare quella sequenza. Servisse per fornire uno straccio di sottotesto psicologico; aiutasse a comprendere le ragioni di ciò che avverà in seguito; e invece no, è un'inutile sequenza perfettamente interscambiabile con l'inizio, che so, di "Pretty Woman". Anzi, quell'inizio avrebbe più senso. Poi il tutto si trascina in un impasto di banalità sconcertanti e dialoghi scritti da un deficiente nato e cresciuto, e poi uno si chiede come certi individui giungano così lontano nel proprio lavoro. Oltretutto c'è una cosa che certamente non aiuta: il doppiaggio.
Assoluamente da gassare le doppiatrici, con nota di merito a quella che doppia la più giovine e sconsiderata, con la voce a metà strada tra Louis Armstrong, Max Cavalera e mia cugina.
Alla fine della fiera, pur con tutti questi evidenti difetti, il film regge e funziona, e non si sa bene perché, non si sa bene percome, ma alla fine della proiezione si riesce pure ad encomiarlo.
Sono probabilmente la regia e la suggestione delle scenografie che tengono insieme il pastrocchio recitativo e il calderone delle idiozie di sceneggiatura. Forse queste gravi mancanze faranno sì che "The descent" sia destinato all'oblio, ma poco importa; finchè c'è è un piacere vederlo.
Se non vi fate troppi problemi...
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Recensione a cura di cash - aggiornata al 29/11/2005
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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