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"The New World" comincia alle prime luci dell'alba del XVII secolo, alle porte della colonizzazione delle Americhe da parte degli Europei, quando la popolazione del Nord America era costituita da coloro i quali sa sarebbero stati chiamati in seguito "Indiani d'America".
Nel 1607 tre vascelli inglesi sbarcano sulle coste della Virginia con a bordo 103 marinai; come membri della Virginia Company,hanno l'incarico di fondare una nuova colonia, alla frontiera del Nuovo Continente.
All'approccio delle prime bellissime immagini, che hanno lo scopo di presentare allo spettatore una Terra Promessa in tutte le sue forme di naturalistico splendore, fatto di cristallini specchi di acqua marina, macchie di vegetazione vergine e la revenziale e timorosa curiosità dei nativi, contrasta stridente la successiva inquadratura di un uomo alle porte del suo destino di condannato all'impiccagione.
Ma nonostante l'accusa di ammutinamento, John Smith (Colin Farrell), trova il condono del capitano Christopher Newport (un grande Christopher Plummer) per i meriti e la sua abilità nel condurre le esplorazioni; l'incipit si conclude così con una inattesa chiusura di quadro, che caratterizzerà l'intero montaggio a seguire.
Questa è l'introduzione del bel film "The New World", diretto dal meticoloso e precisissimo Terrence Malick ("La rabbia giovane" 1973, "I giorni del cielo" 1978, "La sottile linea rossa" 1998).
Ecco riassunti in pochi minuti i connotati della pellicola,che troveranno svolgimento nel successivo sviluppo di 144 minuti di un dramma umano inserito in un teatro ove la Natura gioca maestra.
I doni di questa terra sono subito presentati ("Qui le benedizioni della terra sono elargite a tutti; nessuno deve crescere povero; qui c'è un buon terreno per tutti") e la descrizione fotografica è splendida: chi guarda ne è rapito e decide di essere lì anche lui, a scoprire quella nuova terra.
Il successivo incontro tra i colonizzatori e la tribù dei Powhatan è incantevole, immerso com'è nei suoni del vento e dei colori di una realtà incontaminata, tanto da ricordare certi aspetti del predecessore "Balla coi lupi", in cui in primo piano è il tentativo di innesto di due civiltà di differenti caratteristiche.
Ma non tarda il momento in cui si appalesa la tendenza dell'uomo a prevaricare la libertà altrui e, in contromisura, l'anelito innato alla difesa della propria libertà.
L'accondiscendente curiosità ed accettazione degli Algonquini si trasforma in paura ed ostilità, a difesa delle proprie realtà.
Anche in questo caso, come già accadde al John Dunbar di Costner, Smith viene trascinato nel villaggio allo scoperto ed indifeso di fronte alle manifestazioni di questo popolo, tra clamori e danze, canti e grida, ma nel silenzio della paura più viscerale per un destino minaccioso.
Quando la vita del capitano sta per concludersi per mano di un guerriero, la giovane principessa Pocahontas, figlia del capo Wahunsunacock, interviene a salvezza del prigioniero.
E' questo l'inizio del film, basato su veri accadimenti di una storia tramandata oralmente e la cui vicenda è stata oggetto di leggende e romanzi.
Non esistono documenti o scritti di pugno di Pocahontas e quindi tutto ciò che appartiene ai suoi moti intimi, ai suoi sentimenti ed ai suoi pensieri ci è sconosciuto.
L'aura di leggenda che respira la figura della principessa è stata già fonte di ispirazione per storie e trasposizioni cinematografiche, fra le quali la più recente e nota è il film a cartoni animati della Disney"Pocahontas" del 1995.
Dopo il buio del tepee e il pericolo di una morte scampata,la pellicola torna agli spazi ariosi e aperti della vita nel villaggio, e il film scandisce le immagini al battito di due cuori che pulsano all'unisono: Smith e la principessa, sulle note del concerto N° 23 per pianoforte di Mozart.
Questo è il tocco del regista per tracciare il profilo della protagonista, della principessa, della regina dei sogni, per figurare un amore appena trovato vicinon ma che appartiene ad un mondo lontano e diverso, che ci innamora, ci cattura e ci fa soffrire perchè sfuma, ci sfugge, impedendoci di coglierlo nella sua più intima essenza.
Ecco Pocahontas.
Rincorre un amore irraggiungibile, dai colori sfuggenti alla sua vista eppure vivido, vero, palpitante.
Questo aspetto ricorda la storia di Christian Fletcher (Marlon Brando) e la sua Tarita, nel "Bounty" del 1962, in cui la nuova realtà contrasta con amore sofferto ed incompatibile; o, ancpora, la mente vola all'incontro fra John Dunbar e Alzata con Pugno, anche se con minor senso di antitesi: in questo caso, infatti, è il singolo uomo, spinto dall'inquietudine di una vita inappagata, che si immerge in una quotidianità a lui estranea, ma da lui amata e compresa ed oggetto del suo bene.
Un salto al supporto cartaceo porta invece al "Tex" Bonelliano ed al suo calarsi nel sangue Navajo: il suo totale innervarsi nel popolo rosso e la sua fedele attenzione alle sue sorti lo portano all'altissimo sentimento che lo unisce a Lilith, anche lei figlia del capo.
Bonelli innesta la vita del ranger nella realtà degli indiani e non lascia spazio a lacerazioni o contrasti; in "The New World", invece, è un equipaggio di marinai che si impone, sfondando una linea di confine non solo geografica, incuneandosi in una condizione umana e sociale radicalmente diversa ed il protagonista, nel suo tentativo di appartenere alla nuova vita, si trova così a fronteggiare le innumerevoli difficoltà che ne derivano.
Cionondimeno nasce un amore, controverso, sofferente ma vibrante.
L'accuratezza delle immagini che accompagnano il fiorire dei sentimenti di John Smith e di Pocahontas delinea con molta precisione l'ossessiva ricerca di perfezionismo di Terrence Malick, regista altamente quotato nonostante la sua parsimoniosa produzione (solo quattro film in oltre trent'anni di carriera).
In "The New World" la sua ansia di pignoleria si trasforma nell'inquietudine dei due innamorati rapiti da un sentimento dal potere incontenibile ma timorosi e contrastati da una verità di vita che si insinua nei loro abbracci, minacciandoli.
Una diversità di vivere che si evidenzia quando Smith torna al forte, accompagnato dagli indiani recanti doni e cibi.
Entrato nelle mura si scontra con le dimensioni di una società stridente, raffigurata dall'assalto aggressivo dei bambini che lo interrogano con rabbia sulle sua vicende e chiedono insolentemente aiuto per le loro condizioni.
La tragedia e l'omicidio che seguono danno consapevolezza alle inquietudini che si agitavano nell'animo di Smith, nei suoi momenti trascorsi in una instabile serenità.
Si delinea, allora, una nuova dimensione: la disperazione di vivere opprime i personaggi del film, facendoli "Lavorare e basta, senza sperare": tutto si trasforma in angoscia, tenebra, malattia e morte.
Lo scenario è cambiato: ai colori chiari e sgargianti,vividi e brillanti si sostituiscono ombre e veli viranti al grigio ed ai toni bui; ai suoni cantati dalla natura nelle foreste si sostituisce l'ululare di un vento sinistro.
Ed alle tiepide carezze di un amore nuovo si sostituisce l'angustia per una vita nell'abbandono e nell'indigenza.
La voce fuori campo,oramai ossessiva,scandisce solo momenti di orrore per una comunità allo sbando.
E' qui che il regista delinea la figura di Pocahontas come donna innamorata (nella realtà poco più di una bambina) che per la seconda volta porta la salvezza,ora non più ad un uomo solo ma all'intera cerchia dei coloni, ormai prossimi all'annullamento.
E' una nativa che avvicina, comprende ed aiuta il "nuovo mondo" venuto da lontano, da oltremare, per soddisfare le proprie mire espansionistiche.
La prospettiva di "The New World" assume sembianze bipolari, facendo intendere che entrambi i protagonisti sono il "nuovo mondo" l'uno per l'altra.
La vicenda di Malick procede mescolando i fatti di una storia raccontata negli anni con echi di versioni popolari; segue a larghi tratti la vita conosciuta di Pocahontas, dalla sua fanciullezza fra i Powhatan al periodo passato con gli inglesi a Jamestown, il suo matrimonio con John Rolfe, il suo viaggio a Londra e la sua morte per polmonite.
Chi era Pocahontas? Cosa ha fatto per il suo popolo? Fu davvero persona finita, spezzata, smarrita? Fu reale o fu leggenda?
Questo scrive Chief Roy Crazy Horse, capo della nazione Powhatan, a proposito della trasposizione disneyana della storia: "Roy Disney decise di fare un film a cartoni sulla figura di Pocahontas, dei Powhatan. Come risposta alle lamentele della nazione dei Powhatan, egli definì il film come 'rispettoso, accurato e responsabile'. Noi, della nazione dei Powhatan, dissentiamo: il film distorce la storia sotto ogni aspetto; le nostre offerte di dare alla Disney una accuratezza culturale e storica sono state rifiutate e respinte... La leggenda è che Pocahontas, allora di dieci o undici anni, salvò un eroico Smith dalla morte, nel 1607; la verità è che i compagni di Smith lo descrissero come un 'ruvido, ambizioso ed egocentrico mercenario'.[...]
Gli Euro-americani dovrebbero domandarsi perchè sia stato così importante elevare le fandonie di Smith allo stato di mito, al punto da riciclarle come film della Disney.[...]
E' sconfortante che di questa triste storia [...] Disney ne abbia fatto un divertimento, portando avanti un falso ed opportunistico mito alle spese della Nazione Powhatan."
Chritian Bale è il nuovo sposo, John Rolfe, e fu anche nell'adattamento Disney la voce di Thomas, il figlio di Pocahontas.
Q' Orianka Kilcher, giovane cantante trovatasi nell'occhio del ciclone, ha le fattezze troppo da ragazzina per impersonare una donna cresciuta nel dolore e nell'esilio dalle sue terre, ma è brava e convince.
Sono sue le prime battute, all'alzarsi del sipario: "Vieni,Spirito; aiutaci a cantare la storia della nostra Terra; tu sei nostra Madre."
Ed è sempre a lei che sono riservate le parole conclusive della vicenda: "Madre, ora so dove vivi."
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Recensione a cura di dario carta - aggiornata al 25/02/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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