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Il cinema indipendente non è morto. Anche quando lo sembra, pian piano, senza far rumore, si fa spazio tra le grandi produzioni risultando, a volte l'unica vera alternativa ai prodotti delle Major e alla tanto odiata/amata collina delle stelle, Hollywood. Quella stessa Hollywood che sembra un "aspirapolvere", adocchiando i migliori registi in circolazione, siano questi indiani, francesi o messicani, e integrandoli tra le proprie file, (spesso) trasformandoli, plasmandoli e piegandoli alle dure leggi del mercato.
Una cosa del genere sarebbe potuta accadere anche a Shane "Shady" Meadows, talentuoso regista inglese, classe 1972, fattosi notare già nel lontano 1997 con il suo primo lungometraggio "Twenty Four Seven", premiato a Venezia con il premio "FIPRESCI". Ma lui, a differenza di tanti altri, ha deciso di resistere alle lusinghe hollywoodiane, rimanendo nel fantastico mondo delle produzioni indipendenti, dove le idee sono spesso l'unica risposta alla mancanza di budget.
Fu proprio in quel mondo che Meadows continuò a far parlare di se, presentandosi a Cannes, nel 2002, con il mediocre "Once Upon a Time in the Midlands" e nel 2004, a Venezia, con l'ottimo "Dead Man's Shoes". Tutto questo per arrivare, nel 2006, alla presentazione in anteprima mondiale, durante la prima edizione del Festival di Roma, della sua ultima opera, il film "This is England", che consacrò il suo ruolo di regista facendogli vincere il premio speciale della giuria della kermesse e venendo premiato come miglior film, lo stesso anno, ai British Indipendent Film Awards.
Meadows, oltre a dirigere, scrive di suo pugno le storie che racconta. Proprio per questo non può non parlare, nei suoi film, di ciò che gli sta più a cuore, di ciò che ha visto e di come lo ha vissuto. "This Is England", tra le sue opere, è la più autobiografica.
Il film racconta la storia di Shaun, undicenne inglese orfano di padre che, in un periodo turbolento della storia inglese (il governo di Margaret Thatcher e la guerra nelle Falkland) e della sua vita, incontra e si unisce ad un gruppo di skinheads, capitanati da Woody. All'interno della nuova compagnia, con gente più grandi di lui, Shaun conoscerà l'amore e assisterà allo scisma del gruppo, coincidente con il ritorno del vecchio "capo", Combo (un grandioso Stephen Graham), skinhead dalle tendenze nazionaliste e razziste. Affascinato dal carisma di Combo e ancora sofferente per la perdita del padre, soldato morto nelle Falkland, il ragazzino deciderà di abbandonare i suoi amici, estranei all'odio razziale e al nazismo, per seguire le strade della violenza.
"When the daylight all goes around/ And by chance we're both down the town/ Please meet, just walk, walk on by/ Oh, darling, please don't you cry/ You and me, at the dark end of the street/ You and me"
(Percy Sledge - The Dark End Of The Street)
"This is England", "Questa è l'Inghilterra" è un film sull'adolescenza. La cosa potrebbe far storcere il naso ai più: spesso questo genere di storie risulta essere trattata con una certa faciloneria e scade nella retorica. Ad essere sinceri fino in fondo, questo film non è esente da quest'ultimo problema. A sua discolpa c'è da dire che di "racconto di formazione" si tratta, e in quanto tale deve sottostare ad certi stilemi del caso. Quel po' di retorica che c'è, quasi tutta concentrata nel finale, non rovina però un prodotto genuino e ben girato, recitato da attori poco conosciuti ma ottimi e sempre in parte, a partire dal giovanissimo Shaun (Thomas Turgoose) e, soprattutto, di una liricità preziosa, espressa da un buon montaggio e da una fusione perfetta tra musiche e fotografia. Inoltre la dimensione indipendente, che risalta dalle immagini, non fa altro che dare una sensazione di realismo indispensabile alla riuscita del lungometraggio.
L'Inghilterra che viene descritta in questa pellicola è quella degli anni ottanta, immersa in profonde contraddizioni e vittima di una politica dolorosa come quella che le impose il primo ministro Thatcher. Un'Inghilterra vittima del proprio delirio di potere, corrotta e tormentata della disoccupazione e dalla diseguaglianza sociale.
E' proprio in un'Inghilterra come questa, dal cielo plumbeo e dai palazzoni grigi, che si muove un dodicenne senza padre, senza soldi e senza speranza, vittima dei bulli, allontanato dai propri coetanei e che riesce a trovare spazio solo all'interno di un gruppo di giovani che fingono di essere adulti. Ragazzi che indossano una divisa, simbolo di appartenenza e coesione, che ha poco a che fare con gli ideali che tale immagine spesso richiama. Quello skinhead, infatti, nonostante le apparenze, nasce come movimento sociale e non politico, e l'avvicinamento di alcuni gruppi ad ideali nazionalsocialisti o fascisti (rappresentati, nel film, dal British National Front) fu dovuto per lo più al declino vissuto in quegli anni.
Gli effetti che una propaganda di quel tipo può avere sulla mente di un ragazzino sono espressi in maniera significativa nel film, come lo sono le dinamiche giovanili di amicizia e amore. Per questo e altro, "This is England" si rivela per quello che in realtà è: non un film storico, ne tanto meno politico, ma la storia di una giovane mente stretta nella morsa dell'odio e dalla paura del "diverso". Shaun è vittima non meno di un adulto dei problemi che affliggono l'Inghilterra di quegli anni, ma senza l'esperienza necessaria ad affrontarli o una guida che possa aiutarlo a comprenderli.
L'incontro con Woody e il suo gruppo gli insegnerà, per la prima volta in vita sua, cosa sia l'appartenenza, ma sarà l'incontro con Combo ad influenzarlo definitivamente, divenendo quest'ultimo simbolo di non meglio identificati bisogni, punto focale della sua adolescenza.
La vita di Shaun non è stata facile. In Combo crede di trovare non solo la possibilità di riscatto, di essere trattato come l'uomo che crede di essere (a differenza di come fa sua madre), ma anche la possibilità di diventare parte attiva nella risoluzione dei problemi del suo paese, per essere degno figlio di suo padre.
Combo però non è quello che vorrebbe far credere di essere. I suoi ideali nazionalisti non sono che un pretesto per dar sfogo alla violenza e all'insicurezza che porta dentro se. Combo è un altro falso simbolo di una nazione basata su simboli illusori. E' un ragazzo che soffre per (mancanza di) amore e che, a causa di questa sofferenza perde il controllo delle sue azioni, divenendo strumento di persone più grandi di lui, ingranaggio di un meccanismo non pienamente comprensibile da chi ci è dentro.
"Don't touch me please/ I cannot stand the way you tease/ I love you though you hurt me so/ Now I'm going to pack my things and go/ Touch me baby, tainted love/ Touch me baby, tainted love/ Touch me baby, tainted love"
(Soft Cell – Tainted Love)
Combo è stato in prigione per tre anni e, una volta tornato libero, crede di essere un duro. Ha avuto un'infanzia difficile, caratterizzata da assenze e mancanze. Nel film non viene mai detto ma lo si intuisce dalle sue azioni e dalle sue parole. E' un leader, ha carisma, ma finisce per essere solo un'altra pedina del sistema. Il suo sguardo fa paura, porta dentro di se inquietudini e ambiguità. Quando incontra Shaun intuisce che in lui c'è qualcosa che gli assomiglia. Lo prende sotto la sua ala, e in effetti ha bisogno di Shaun come Shaun di lui. Se infatti il ragazzo necessita di un punto di riferimento, lui bisogna di qualcuno da plasmare, guidare e controllare. Si rivelerà però solo un ragazzo cresciuto troppo in fretta, un personaggio distruttivo e autodistruttivo, alla ricerca di uno scopo e che, per una delusione d'amore (ennesimo fallimento di una vita di affetti perduti, a partire da quelli familiari) e per gelosia, verrà meno al suo credo e alle sue stesse parole. La sua furia si abbatterà su Milky, skinhead di origini giamaicane1, altra faccia di questo movimento, opposto in tutto, stile di vita, background e atteggiamento, a Combo (differenze riassumibili nel sorriso sfrontato e strafatto che rivolge all'amico/nemico quando egli gli dimostra il suo disprezzo razzista).
Questo episodio di violenza, che contraddistingue e eleva l'ultima parte del film, è particolarmente riuscito e intenso. La furia di un uomo in apparenza duro e violento che si spegne in un pianto incontrollabile (di cui egli stesso si vergogna) nel momento stesso della consapevolezza delle sue azioni e del suo fallimento, colpisce lo spettatore con la stessa forza con cui colpisce il giovane Shaun, messo per la prima volta faccia a faccia con la strada che ha scelto di percorrere. La violenza a cui aveva dato sfogo anche lui durante atti di vandalismo e intimidazioni razziste, rivolta per la prima volta contro una persona che definisce amica, si mostra finalmente per quello che è. Ed è questa, finalmente, l'occasione per Shaun di diventare adulto.
"Haven't had a dream in a long time/ See, the life I've had/ Can make a good man bad/ So for once in my life/ Let me get what I want/ Lord knows, it would be the first time/ Lord knows, it would be the first time"
(Please, Please, Please, Let Me Get What I Want)
La scena finale, che coincide con questa definitiva presa di coscienza, caratterizzata da un simbolismo esplicito e retorico, pur potenzialmente poetico, risulta stucchevole. Non rovina però un film caratterizzato dagli ottimi dialoghi e da una profondità estrema nell'analisi dei processi di aggregazione e di alienazione, che spingono ad abbracciare ideologie estremiste.
"This is England" è, però, anche uno sguardo nostalgico e autobiografico sull'Inghilterra di quegli anni, stretta tra reggae e punk. Nostalgia rimarcata dalla fantastica colonna coordinata da Ludovico Einaudi, che si amalgama perfettamente ad alcuni momenti del film, evidenziandone con cura certi passaggi (due esempi su tutti, i titoli di testa e di coda, caratterizzati da diverse immagini dell'epoca).
Non mancano incongruenze e stonature. Tra tutte l'improbabile storia d'amore tra Shaun e Smell, una punk indubbiamente troppo grande per un ragazzino di undici anni.
Inoltre la durata esigua della pellicola (rispetto alla quantità e alla qualità della carne messa al fuoco) non permette uno sviluppo completo delle dinamiche e dei personaggi. La figura di Woody è quella più colpita in tal senso.
Lo stile di Meadows è essenziale, quasi scarno, ma mai freddo. Si intrattiene con delicatezza sui volti dei personaggi mettendone in risalto il mondo interiore con la stessa facilità con cui inquadra un'Inghilterra inghiottita dal cemento e dai campi incolti. Con questo film il regista inglese si conferma autore di incredibili capacità e sensibilità, che non scende a compromessi e pur nelle imperfezioni delle proprie opere si dimostra abile narratore. E' questo il cinema indipendente, caratterizzato dalle idee e dal talento. Sperando che un giorno se ne accorga anche la grande distribuzione.
1 Gli skinhead si ispirano e riadattano, da una parte allo stile hard mod e dall'altra parte alla cultura rude boy; da cui ereditano inoltre la passione per la musica giamaicana. I primi, (hard mod), sono generalmente bianchi di origine proletaria e inglesi mentre i secondi (rude boy), erano immigrati e figli degli immigrati giamaicani degli anni sessanta, dalla ex colonia britannica all'Inghilterra (cit. Wikipedia).
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Recensione a cura di Zero00 - aggiornata al 03/09/2010 16.01.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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