amleto si mette in affari regia di Aki Kaurismaki Finlandia 1987
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amleto si mette in affari (1987)

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locandina del film AMLETO SI METTE IN AFFARI

Titolo Originale: HAMLET LIIKE MAALIMASSA

RegiaAki Kaurismaki

InterpretiPirkka-Pekka Petelius, Kati Outinen, Elina Salo, Esko Salminen

Durata: h 1.25
NazionalitàFinlandia 1987
Generegrottesco
Al cinema nel Gennaio 1987

•  Altri film di Aki Kaurismaki

Trama del film Amleto si mette in affari

Klaus (E. Salminen), amante di Gertrude (E. Salo), ne avvelena il marito, direttore generale di una azienda industriale finnica. Amleto (P.-P. Petelius) entra in possesso del 51 per cento della società, ma Klaus, diventatone il presidente, trama ai suoi danni. A uno a uno i personaggi cominciano a morire

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Voto Visitatori:   6,07 / 10 (7 voti)6,07Grafico
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Voti e commenti su Amleto si mette in affari, 7 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  01/07/2024 12:39:27
   6½ / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

A memoria mia è uno dei Kaurismaki che ho apprezzato di meno, tuttavia, data l'alta qualità media della filmografia del regista, ritengo sia comunque un film più che sufficiente, sicuramente funziona bene a livello di soggetto, ammetto che mi sarei aspettato di più sulla carta, l'idea di mettere in scena una sorta di Amleto ambientato nella moderna società capitalistica con al centro le vicende aziendali è geniale, la realizzazione però non mi ha soddisfatto più di tanto, l'ho trovato un po' più blando rispetto alle altre opere del regista, meno affine alla sua componente stilistica, che qui non riesce ad emergere granché, anche a livello di emozioni, è un film che risulta freddo e ha poco della sfumature agrodolci di Kaurismaki, certo nella sua freddezza c'è anche una cinica rappresentazione del mondo contemporaneo, non rinunciando neanche del tutto alla sua componente ironico/grottesca, come si vede in diverse sequenze quando la situazione si fa più problematica, ma complice sia un ritmo non eccellente sia delle scelte abbastanza convenzionali tende non distinguersi.

Certo ci sono tante cose apprezzabili, il plot stesso di derivazione shakesperiana così come la scelta di sottrarre totalmente il pathos da un'opera che ne faceva uno dei suoi punti forti, lasciandoci lo sberleffo al capitalismo, la denuncia all'avidità umana, l'accesissima brama di potere e un gioco ad incastri tra un omicidio e l'altro, un tradimento e l'altro che appassiona anche discretamente, per non parlare dello splendido momento in cui Amleto parla col fantasma di suo padre che lo prende palesemente per idiota per non aver ancora capito il complotto alle sue spalle, grandioso.

Discreto tutto sommato.

DarkRareMirko  @  31/01/2015 23:41:35
   6 / 10
In effetti non mi ha fatto troppo impazzire tale moderna rivisitazione del mito Shakespiriano (mi ha fatto tornare alla mente Hamlet 2000 di 13 anni dopo, che però invece è un buon film), che ho trovato noiosa e troppo distante dal testo originale.

Solita schiera di attori (c'è pure Pellonpaa) bel bianco e nero ma, tra dialoghi ed ambienti, del vero Amleto è rimasto poco/pochissimo, tanto che si poteva chiamare il film anche in altri modi.

Anticapitalista, antihollywoodiano, ironico, statico, ma anche riuscito a metà; vale un'occhiata ma il regista ha fatto di meglio.

Il suo solito stile c'è, ma è al servizio di una storia confusa e mal riattualizzata.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  10/04/2013 10:09:31
   4 / 10
Molto deludente. Oggettivamente noioso. Rilettura shakespeariana inconsistente.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  29/06/2012 22:28:51
   6 / 10
Stavolta l'operazione di recupero e aggiornamento delle grandi opere letterarie del passato non è riuscita in pieno ad Aki Kaurismaki. L'esperienza di "Delitto e castigo" è stata forse qualcosa di unico e irripetibile.
Lì si trattava di sperimentare, di inventare di sana pianta, di creare un nuovo stile e il risultato è stato mirabile. Con "Amleto" invece si nota lo sforzo di adeguare una storia nota a degli schemi già pronti, fissi e rigidi. Le forzature si evidenziano molto. Ne va di mezzo la scioltezza e la coerenza del film, decisamente più spezzettato, più dispersivo, meno convincente dal lato umano rispetto a "Delitto e castigo".
L'operazione comunque era interessante. Si trattava di trasporre le vicende fosche di lotte di potere, di condotta etica, di sofferenza e senso di colpa, di conflitto interiore, di contrasto fra dovere e inclinazione, nel moderno mondo alienato, disumanizzato, meccanizzato anche nei comportamenti e negli atteggiamenti umani. In qualche maniera Kaurismaki si è voluto un po' ispirare a "L'argent" di Bresson. Solo che Bresson prende alla lettera lo stile e ne fa il soggetto del film, al di là della storia rappresentata. Kaurismaki si situa invece in una via di mezzo. Non rinuncia alla storia, all'intreccio, a dare al film la parvenza del thriller (con tanto di colpo di scena finale), allo stesso tempo sterilizza gli atti e i personaggi, facendoli divenire dei mondi isolati a se stanti, senza interazione alcuna con chi li circonda. E' il solito binomio delle prime opere di Kaurismaki: incomunicabilità e solitudine, che pure qui impera e condiziona l'esistenza di tutti i personaggi.
Lo spettatore in pratica non sa che pesci prendere; non sa se si deve appassionare alla storia e seguirne le vicende, oppure se deve distaccarsi da quello che vede, prenderlo come qualcosa di ironico e strumentale, fatto per dimostrare delle tesi. Insomma stavolta la ciambella a Kaurismaki non è riuscita con il buco.
A livello formale comunque Kaurismaki si conferma un grande regista. Solo che utilizza un po' troppo forme studiate, quasi delle citazioni, tanto da dare l'impressione di manierismo o di esercizio per mostrare la propria bravura. In questo contesto ci sta sicuramente la scelta di girare in bianco e nero (proprio per riallacciarsi alla tradizione dei film del passato) e alcune messinscene che richiamo esplicitamente precedenti stilitici (c'è molto gioco di luce e ombra di stile espressionista). I tocchi sarcastici qua e là contribuiscono alla confusione contenutistica e stilistica.
Rimane comunque un quadro molto severo e pessimista del nostro mondo. Il cinema di Kaurismaki è un cinema post-esistenzialista. Il problema del significato e dello scopo dell'esistenza umana è stato superato con l'accettazione del nichilismo e della disumanizzazione completa e irreversibile. Non c'è neanche da disperarsi o da ribellarsi. Non c'è da fare niente, perché il niente è il destino di tutto.

1 risposta al commento
Ultima risposta 29/06/2012 22.33.16
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  02/04/2012 18:47:52
   6½ / 10
Curiosa trasposizione in chiave moderna dell'Amleto di Shakespeare, sia per ambientazione e carattere dei personaggi. Kaurismaki asciuga il testo originale e opera una disumanizzazione sistematica dei protagonisti, che hanno come unico obiettivo la lotta di potere per il predominio dell'uno sull'altro, facendo tabula rasa dei rapporti familiari. Troviamo il padre di Amleto che non rispetta il proprio figlio, ma lo giudica comunque abbastanza capace di compiere la sua vendetta verso la moglie e il proprio amante. Un Polonio molto più arrivista rispetto al testo shakespiriano e lo stesso Amleto nel duplice ruolo di vittima e carnefice di un mondo che ha messo l'avidità sopra ogni cosa. Bella fotografia dal forte taglio espressionista.

Beefheart  @  13/12/2011 18:41:05
   6½ / 10
Riproposizione in stile Kaurismaki del celebre dramma shakespeariano. Anche se il taglio è sempre il medesimo, così come la cerchia degli attori protagonisti, c'è una certa distanza tra questa e le altre opere del regista (o per lo meno quelle che lo hanno reso famoso); forse la stessa che c'è, e non solo geograficamente, tra lui e l'autore del soggetto originale. Rispetto al consueto infatti ci troviamo di fronte sia ad un deciso infittimento di dialoghi ed eventi, sia ad un maggiore palesarsi di emozioni nei personaggi che di solito sono invece tipicamente freddi ed ermetici al limite del catatonico. Bianco e nero pulito e raffinato, rock'n'roll d'altri tempi, tragi-comicità ben dosata. Nel complesso comunque rispetto al resto della filmografia del regista si tratta di un film più normale, di una storia raccontata più classicamente e questo è dovuto al fatto che sono un pò venuti meno alcuni elementi tipici ed imprescindibili come le lunghe pause, i lunghi silenzi, gli sguardi intensi ed eloquenti e le reazioni controllatamente scomposte dei personaggi; ovverosia in questo film manca quel qualcosa in più che così opportunamente ha sempre contraddistinto il cinema di Kaurismaki. E secondo me non è un bene.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  18/06/2011 11:20:45
   7 / 10
Dopo aver messo in scena nel suo primo lungometraggio Delitto e Castigo,Kaurismaki ci riprova con Shakespeare. Il risultato non è entusiasmante ma ancora una volta è una prova interessante da vedere della trasposizione di una storia antica ed universale nella Finlandia presente.
Quindi l'Amleto si trasforma nel figlio di una ricca famiglia in cui non esistono sentimenti d'amore se non verso il denaro e dove gli intrighi e gli intrecci riguardano esclusivamente la brama di potere.
Il bianco e nero e alcune scelte stilistiche rimandano in maniera grottesca ai vecchi noir ma Kaurismaki non riesce a rinunciare a momenti completamente assurdi come nell'omicidio con la radio.
Molto interessante ma il meglio deve ancora venire...

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