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Nella realtà "Arthur" era un cane randagio ecuadoriano che si aggregò al team svedese di "Mikael Lindnord" durante una gara delle "Adventure Racing World Series". Nel film diretto da Cellan Jones il team è americano capitanato da Mark Wahlberg ed il campionato di sfide estreme si svolge nella bellissima Repubblica Dominicana. Buona parte della pellicola è dedicata alla sfida con momenti e sequenze mozzafiato, su tutte la traversata con le biciclette sulla teleferica. Con l'entrata in scena del simpatico e coraggioso cane che si autoinvita nel team, il film si incentra soprattutto nel rapporto uomo-animale. Una storia eroica e commovente che personalmente mi ha fatto piangere in più di un'occasione ma sono ultra sensibile alle storie in cui sono protagonisti gli animali. "Arthur The King" meritava dopo il libro di "Lindnord" anche la sua trasposizione cinematografica perchè una storia di un così grande legame di amicizia indissolubile è troppo bella per non essere raccontata.
Nel '56 De Sica decide che in "Umberto D." debba prevalere l'istinto di sopravvivenza del cagnolino, e tutti sono commossi, non so bene il perché, da tale accanimento terapeutico. Quasi 70 anni dopo viene riproposta l'identica questione dando di nuovo per scontata la medesima risposta, e continuo a non capire. Ps: qual era l'alternativa, che il bastardino morisse e che il protagonista si trasformasse in un killer vendicativo avviando una saga? Già fatto.
Prodotto estremamente lineare e scorrevole. La fa da padrone il buonismo di fondo , tanta empatia verso l'animale protagonista e un pò di azione a rivitalizzare una storia intuibile e già vista . Niente di eccezzionale ma comunque neanche un disastro .
Da amante dei cani provo sempre piacere nel guardare storie come queste, tanto più quando sono tratte da eventi reali, e devo dire di essere rimasto abbastanza soddisfatto della visione anche se il finale appare un po' affrettato e acchittato per il classico colpo a effetto. Complessivamente il film non è male: si lascia seguire senza sforzi, è ben diretto e ha un cast di tutto rispetto nella performance che offre. Certamente un po' ripetitivo, ma è inevitabile, e un po' enfatizzato nei sentimenti che si propone di trasmettere, come già accennato, ma intrattiene quanto basta per meritare un voto positivo.