Durata: h 1.43 Nazionalità:
USA2023 Genere: poliziesco
Tratto dal libro "Poirot e la strage degli innocenti" di Agatha Christie
Al cinema nel Settembre 2023
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Poirot si è ritirato a vita privata a Venezia ma viene invitato da un' amica ad assistere ad una seduta spiritica ... Kenneth Branagh torna per la terza volta a dirigere e ad interpretare un' impresa dell' investigatore belga creato da Agatha Christie . Dopo aver stravolto i canoni fisionomici del personaggio ( trasformandolo da un ometto piccolo e rotondetto , calvo e pieno di manie , in un omone affascinante , con folta capigliatura e grossi baffi e con un impercettibile accento francese ) Branagh modifica pure le ambientazioni originali , forse per portare un po' di aria fresca in situazioni abbondantemente già viste . Così prende ispirazione dal racconto " Poirot e la strage degli innocenti " e lo trasloca dalla classica campagna inglese alla sempre fascinosa e ( in quest' occasione ) tetra Venezia . L' ambientazione lagunare darà luogo ad alcune ridicolaggini di sceneggiatura ( una grande festa di Halloween nella Venezia del 1947 ?? , Carabinieri su mezzi della polizia , peraltro incapaci di raggiungere il palazzo per un po' di mare mosso ?? ) ma aggiunge un po' di lugubre incanto ad una storia che inizialmente sembra virare verso inattesi connotati horror . Ma nonostante non ci sia un solo personaggio che non abbia scheletri nell' armadio , la logica e le celluline grigie ( mai citate nel film ! ) avranno ovviamente la meglio sulle apparenti origini irrazionali dei delitti . In assenza del fedele capitano Hastings , Poirot è qui affiancato dall' amica scrittrice Ariadne Oliver , una specie di alter ego della Christie . In questo terzo film della serie diretta da Branagh il cast è forse meno ricco del solito . I nomi più noti sono quelli di Michelle Yeoh , Kelly Really e Tina Fey , ma c' è pure il nostro Riccardo Scamarcio . Cercando di soprassedere alla scarsa aderenza di Branagh al personaggio e ad altre sciocchezzuole , posso apprezzare l' intrigante ambientazione goticheggiante e certi manierismi stilistici della regia . Quindi secondo me ci può stare il 6,5 .
E' innegabile che Venezia sia stata ben fotografata, tanto negli esterni quanto negli interni con le tante luci naturali e soffuse, e anche la regia di Kenneth Branagh, con inquadrature dall'alto o dal basso, inclinate o con soggetto al lato, è ottimale. In A HAUNTING IN VENICE però rimane il problema degli altri film, ovvero che ogni possibile indizio viene annunciato in quanto tale. In più la parte centrale, degli eventi e dell'investigazione, sembra sempre troppo accelerata. Ad ogni modo, il mistero dell'omicidio rimane solo uno dei tanti presenti in mezzo ai molti personaggi secondari e questo è un altro aspetto positivo di questa trasposizione di Agatha Christie.
Non ho ancora visto la trilogia però questo film mi piace per come è stato ambientato a Venezia e ovviamente colpi di scena. Bravissimi gli attori un po' meno Scamarcio. mai noioso e mantiene la suspence fino al finale inaspettato.
Altro lavoro di Kenneth Branagh nei panni di Poirot, qui in una Venezia tanto splendida di giorno quanto inquietante in una notte di tempesta. Filmetto giallo che si lascia vedere.
Storie di fantasmi veneziani, sedute spiritiche e cellule grigie:
Aspettavo Kenneth al varco, la notizia di un giallo dai risvolti paranormali che vede la figura di Poirot al centro del misterioso assassinio, a Venezia, di sicuro è una premessa che può fare gola a molti (me compreso). Avendo saltato il secondo capitolo, per via del casting poco ispirato (rispetto al film originale) questo che partiva da basi originali e senza ombre incombenti di giudizio come potevano essere i fantasmi di Lumet e Guillermin, era il miglior scenario per notare quanto Branagh avesse fatto suo il personaggio in tutti questi anni. Posso dire, senza ombra di dubbio, che ormai il suo Poirot è scevro da qualsiasi elaborazione troppo artistica e ben impostato sul genere che deve rappresentare, senza però sminuire l'originale e adattandolo al cinema contemporaneo nella miglior enfasi possibile. Ovvio, tale ammodernamento non è esente da critiche sia da parte degli oltranzisti classici sia dagli spettatori casuali, ma questo non priva (secondo me) il fatto che io possa apprezzare un regista che s'impegna nel portare avanti un genere rispettandone tutti i cliché, topos e suggestive prassi metodiche d'analisi che il giallo alla Agatha Christie ha sempre rappresentato. Essendomi liberato da questa premessa, che deve essere comunque fatta per una visione d'insieme, la pellicola non si presenta patinata come Orient Express anzi è ancora meglio perché la messa in scena non rende troppo legnoso l'andamento narrativo (una chicca il richiamo a "Don't look now" di Nicolas Roeg nell'incipit, sicuramente tributo dei cinquant'anni del film). La complicità del fascino della Serenissima, una suggestiva location da sempre,è strutturata ottimamente dalla fotografia di Haris Zambarloukos, dalle scenografie di John Paul Kelly e dalle barocche composizioni di Hildur Guðnadóttir (una violoncellista islandese dallo spiccato talento, se permettete). Quello che prima ho citato riguardo all'originalità intrinseca del progetto, è uno dei migliori aspetti messo sul banco di prova al terzo atto di questa saga, dove finalmente Michael Green può togliersi dalla pedissequa necessità di rifarsi ai classici del passato ed elaborare una sceneggiatura libera e parzialmente basata su uno scritto della Christie ("Poirot e la strage degli innocenti" del 1969). La trama gioca sul fatto che Poirot, la quintessenza della logica umana, debba trovarsi a confronto con il soprannaturale, cosa che riesce ottimamente anche grazie al classico "trucco" plausibile che permette il mescolamento di questi elementi. I personaggi (tra poco ci arrivo), la casa infestata, la seduta spirituale e le visioni compensano quello che sulla carta dovrebbe risultare il classico omicidio umano per eccellenza (amore, interessi economici). Il cast di contorno è funzionale al giocoforza narrativo e dei suoi classici stereotipi: la madre iperprotettiva, il fidanzato arrivista, il dottore pazzo (con figlio diligente), la scrittrice di gialli ficcanaso (di sicuro autoironia delle stessa Christie nell'opera originale, la governante credente, la medium furba e i suoi assistenti orfani della guerra sono tutti un corollario ottimale e questo è un ottimo trampolino per il Poirot di Branagh. Tra tutti, oltre al protagonista/regista mi viene da citare la solita Kelly Reilly che come la Pfeiffer in Orient Express tira fuori il miglior personaggio, il resto del cast va bene per quello che deve fare, pure Michelle Yeoh è interessante anche se marginale ai fini del compiersi della storia. Ultima cosa è la regia dello stesso Branagh che voglio citare, sfrutta intelligentemente il luogo dello svolgersi degli eventi (infarcito di tantissimi Angoli olandesi in ogni fotogramma, ne avrò contati almeno 10) mettendo i dettagli li dove gli servono e dove vuole che essi siano nel momento più ideale, non male pure l'uso del classico bianco e nero per fare analessi temporali che lo stesso sono gestite al meglio dal montaggio di Lucy Donaldson. Per me quanto mi riguarda se questo è l'andazzo del Poirot moderno, aspetto con impazienza un prossimo progetto.
Liberamente tratto dal romanzo della Christie "Hallowe'en Party" da cui vengono presi solo alcuni spunti ed il nome di qualche personaggio e cambiando l'ambientazione dalla campagna inglese per la più affascinante Venezia. Kenneth Branagh per la terza volta dirige ed impersona il celebre investigatore belga ed anche stavolta la regia è tecnicamente valida avvalorata dai toni molto più cupi e dark e dalla location dell'antico palazzo veneziano dove si svolge quasi tutto il film. La trama ha un buono spunto iniziale oscillando tra il giallo e l'horror ma la messa in scena finale delude un pò le premesse, farlo durare una ventina di minuti in più avrebbe giovato anche per lo smascheramento dell'assassino che avviene troppo velocemente. Migliore di "Assassinio Sul Nilo" secondo i miei gusti ai livelli della prima trasposizione sull'Orient Express. Compare per la prima volta il personaggio di "Ariadne Oliver" interpretato da Tina Fey che ha collaborato con "Poirot" in diversi romanzi di Agata Christie. Il ragazzino effettivamente è una delle note dolenti di "Assassinio A Venezia".
Un po' pretenzioso ma intrattenente quanto basta per non risultare noioso e regalare una visione sufficientemente valida. Cast e regia senza particolari mancanze, ambienti discretamente ricreati, ritmo narrativo un po' statico in alcuni momenti.
Gradevole film di Halloween ambientato a Venezia dove un Poirot ricco ed in pensione, si presta al gioco di una sua ammiratrice entrando in una casa "stregata". Il detective svelerà che non è affatto così ed incastrerà il pericolo psicopatico dietro il quale si celano i misteri e gli omicidi perpetrati al proprio interno. Purtroppo Venezia serve giusto da contorno, perché tutto il film è girato nell'intero di una casa che non ha quasi nulla a che fare con gli ambienti veneziani ma è molto più prossima alla casa di un ricco inglese. Sono dettagli, comunque, a me questo Poirot di Branagh non dispiace, rispetto all'altro film sull'Orient Express è molto meno atletico e più vicino, in un certo senso, alla creazione di Agatha Christie. Nota: c'è Riccardo Scamarcio, già interprete del mafioso di John Wick 2 e presente in altri film internazionali. Complimenti a questo attore, tra i pochi a varcare i nostri confini.
Assassinio a Venezia ha delle differenze abbastanza visibili rispetto ai suoi due precedenti. Della Christie sicuramente è un lavoro minore e meno altisonante rispetto ad Orient express e Nilo. Non ci sono nomi altisoanti nel cast (a parte la Yeoh) al contrario dei suoi due film precedenti. Haunting in Venice inoltre ha venature piuttosto tendenti all'horror con una rappresentazione della casa maledetta nella di una Venezia molto gotica. Il caso da risolvere è piuttosto canonico come i suoi sviluppi, ma molto più Poirot-centrico. Toccando il sovrannaturale ci si addentra maggiormente nella psicologia del detective. Nelle sue implicazioni, il caso va a toccare o perlomeno intaccare molte certezze del suo stesso credo votato alla razionalità pura. Ed é su questo contrasto che si fonda il film, non tanto su chi sia l'assassino.
Niente di memorabile, poco o forse nulla vi resterà dopo la visione del film, ma riesce cmq nel compito di intrattenere, grazie sicuramente alle tinte dark gotiche e molto suggestive che la fotografia e la regia regalano. Molto bella l'atmosfera , certi dettagli e inquadrature all'interno del suggestivo palazzo veneziano. Buon cast oltre all'ottimo Kenneth Branagh che rimane il miglior Poirot di sempre. L'unica pecca forse è dato dalla troppa sbrigatezza nella spiegazione del caso..avrei preferito un pò più di pathos ed enfasi..una cosa che succedeva anche negli altri film (secondo me). Merita per gli appassionati una visione, forse è il migliore dei 3.
a mio avvio questo un'altro ottimo film giallo ottimamente portato su schermo da un Branagh ispiratissimo. il fatto che al contrario dei due precedenti, questa storia non non abbia mai avuto trasposizioni precedenti ne fa guadagnare anche un mezzo punto in più. la storia segue un libro della Christie in maniera ottima, cambiandone radicalmente solo l'ambientazione, ed altri piccoli particolari, scelte per me risultanti vincenti, sopratutto il trasportare la vicenda a venezia, che ben si adatta alla narrazione quasi da film horror scelta questa volta. il film intrattiene, il mistero è ben orchestrato e lo sviluppo è interessante e si ha anche qualche sano brivido lungo la schiena. un buon prodotto, che merita di essere vesto
Niente di nuovo e niente da ricordare,a parte l'affermazione che nel 1945 (secondo il regista) la festa di Hallowen fosse già una tradizionale festa in Italia. Io ho 50 anni e non ne ho memoria!!!
Se Branagh fosse stato interessato a un film giallo con venature dark, allora avrebbe ragione chi considera pietoso sia il whodunit che l'atmosfera horror. Quando nel cast vien'inserita un'attrice ormai specializzata nel ruolo della cattiva, la soluzione al caso è già data in partenza. Inoltre fotografia e inquadrature sono banalmente gotiche, espressioniste, romanticamente lugubri e giustificate dall'avvelenamento allucinatorio, mentre da "Shining" sappiamo come si possa generare un clima perturbante anche da una forma antitetica. Però c'è una sottotraccia che diventa prevalente, un "period drama" postbellico ch'abbandona l'area attigua a Conan Doyle e Poe per trasferirsi nei paraggi di Baudelaire e d'un maledettistico "malheur" ferocemente anti "family-friendly", come se il regista avesse celato dietro le maschere di Christie e Poirot l'altro suo referente, Shakespeare con una delle sue epiche tragedie fra consanguinei.
Terzo film di Poirot, diretto e interpretato dall'ottimo Branagh, perfettamente nel ruolo, oramai collaudato da due film precedenti. In questo le atmosfere sono molto lugubri, Venezia location ideale per un film del genere. Intrattiene il giusto, il sonoro è apprezzabile e la componente giallo thriller è sufficiente. Nel complesso un film godibile che lascia fino all'ultimo il dubbio sull'assassino in pieno stile Poirot. Allineato ai predecessori.
L'ambientazione è superba e ti fa calare in modo tormentato nel buio infinito di un palazzo regale veneziano. Alcune scene finali troppo veloci e poco raccontate. Sono un'appassionata di questo genere e spero che il prossimo sia" omicidio al sole".
Non è malaccio, diciamo che se vi sono piaciuti gli altri Poirot/Branagh allora vi piacerà pure questo che si distingue dagli altri 2 e si fa ricordare soprattutto per la sua atmosfera singolare (pare quasi un horror anni '60, di quelli con Vincent Price, quando la povertà di risorse si traduceva in espedienti più che in veri effetti speciali).
Alla fine è quel che mi aspettavo, un non impedibile ma nemmeno sgradevole passatempo di whodunnit?
Diciamo che sembra atipicamente quasi più un thriller /horror , specialmente in alcuni punti dove gli jumpscares sono ben confezionati ma quasi prevedibili. Ma questo solo a tratti, perché presto Branagh ci riporta sui binari del giallo puro. Quello che mi dispiace è che Venezia non sia stata la protagonista assoluta e non abbia ottenuto la spazio che avrebbe meritato: sì, qualche inquadratura dall'alto, la tempesta tra i canali ma poca roba. 7-
Pur amando la figura di Poirot avevo subito "abbandonato" questo nuovo corso di Branagh dopo il deludentissimo "Assassinio sull'Orient-Express" (non solo lontano anni luce da quello di Lumet/Ustinov ma inferiore anche ad un qualsiasi episodio della serie con Suchet) e saltando quindi a piè pari "Assassinio sul Nilo". Non potevo però perdermi un Poirot a Venezia, e devo dire che in questo caso sono rimasto tutto sommato soddisfatto. La sceneggiatura è intrigante come si richiede ad un giallo, tanto più che è impreziosita da un'atmosfera quasi da film horror (nonostante qualche jumpscare sia evitabile) e in tal senso contribuisce la splendida scenografia, non solo nelle (poche) sequenze all'aperto ma anche negli interni dell'antico palazzo. Personaggio del bambino abbastanza fastidioso e per nulla credibile, che per quanto mi riguarda è l'unico vero difetto di un film non eccellente ma sicuramente piacevole.
Già in "assassinio sul nilo" si notava che la pellicola era piuttosto scura. Questo nuovo e affascinante capitolo è decisamente più cupo e buio. Forse per ovviare ad una sceneggiatura più sempliciotta e meno arzigogolata, viene farcito da una suspance basata sopratutto da un comparto thriller/horror di fantasmi e spaventi improvvisi, donando una sfumatura leggermente diversa al solito hercule poirot. Variazione gradita, ambientazione a Venezia da favola, peccato sia stata sfruttata poco, un bel giallo da andare a vedere al cinema e spero non l'ultimo.
Ennesimo filmone con protagonista Poirot, meglio di Assassinio sul Nilo a mio parere, una storia molto curata, interrogatori interessanti e ottimo il coinvolgimento dell'occulto, che ha portato a delle ottime scene con Jump scare azzeccati. Il finale intuibile e una durata troppo risicata tolgono forse qualcosa alla fine, però resta assolutamente un must per gli amanti del genere.
Credo che sia solo il secondo film di Kenneth Branagh che guardo. Lui è veramente bravo, un regista raffinato che dirige tutti e interpreta pure il personaggio principale: ci vuole tenacia e talento. Mi è piaciuto molto questo thriller con sprazzi soprannaturali, sempre in bilico tra realtà e allucinazione, con un paio di spaventi ben piazzati. Per me non è stato semplice individuare l'assassino tra i sospettati. Poirot (interpretato alla grande da Branagh) con la sua fredda precisione, ascolta-prende appunti-riflette e trae le conclusioni solo nel finale, come un vero romanzo di Agatha Christie che si rispetti. Buona la sceneggiatura che non si dilunga nei dialoghi, con il rischio di creare molti interrogatori noiosi. Belle le musiche di una compositrice islandese. E Venezia è sempre affascinante.
L'ultimo film del Poirot branaghiano è il più debole dei tre: il giallo si snoda senza troppi colpi di scena e con un intreccio non curato come in altre circostanze; anche i personaggi (e i loro interpreti) a volte risultano debolucci. Altra cosa stonata: ambientazione e fotografia più vicina all'thriller/horror che alla tipica tensione giallistica di Agatha Christie. Ruolo abbastanza periferico di Scamarcio che vabbè, poverino, è quello che è. Mi aspettavo qualcosa di più e di meglio, anche se i brevi assaggi di Venezia nobilitano la pellicola. #Riproviamoci
Carino, molto meglio del remake dell'orient express quantomeno di Branagh. Bellissima la fotografia e l ambientazione cupa di Venezia, parte centrale un po' noiosetta. Comunque c e di peggio in giro, qualche piccolo sussulto lo dà ma nulla di che. Finale che com gli indizi disseminati è puntuale. Più che sufficiente.
Come i primi due capitoli della saga, ben confezionato ma spesso poco coinvolgente, appassionate in maniera sufficiente, qui troppo "scuro" e soffocato da una scenografia scarna. Sufficiente.
Chiariamo subito una cosa: il film ha ben poco in comune con il romanzo di Agatha Christie su cui è basato, "La strage degli innocenti" ("Hallowe'en Party" in originale), a partire dal fatto che il romanzo non è ambientato a Venezia, ma nella campagna inglese. Dal libro sono presi i nomi di qualche personaggio, alcune circostanze (la festa di Halloween all'inizio, il gioco con le mele, l'importanza dell'acqua) e poco altro. La seduta spiritica viene probabilmente dal racconto "L'ultima seduta spiritica" o dal romanzo "Un messaggio dagli spiriti" mentre altri elementi forse provengono dal romanzo "Un cavallo per la strega". Ma gran parte della trama è inventata di sana pianta e, forse per questo, traballa un po' (è difficile migliorare i gialli di Agatha!). Il personaggio di Poirot stavolta non viene snaturato come nei due precedenti film di Branagh, anche se certo rimane lontano dall'originale della Christie. I punti di forza del film stanno invece nell'ambientazione (una lugubre Venezia e il palazzo in cui si trovano i personaggi), nell'atmosfera che riesce a creare, nell'incertezza tra realtà e soprannaturale. Importante il contributo di fotografia e colonna sonora. In definitiva, se non si vuole fare i puristi, un film appassionante che vale la pena di vedere. Sicuramente il migliore della trilogia di Branagh.