In un mondo di silenzio, una donna pia insegue una giovane fuggitiva. Ripresa e condannata a placare un antico male, Azrael deve essere sacrificata nei boschi.
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Nulla è detto (2 dialoghi in tutto il film) e nulla è spiegato in questo ammasso informe diretto da E.L. Katz (nomen omen). Parecchie le fesserie illogiche che caratterizzano la protagonista (giovane donna indistruttibile) e poco accattivante il miscuglio di idee raffazzonate e dotate di evidenti clichè del genere. Un horror a mio avviso poco interessante e di sicuro lontano dal presentare qualcosa di fresco e di originale.
Accattivante l'idea di fare un horror senza dialoghi, le poche informazioni si hanno con dei testi, come si faceva col muto. Tutto viene lasciato alla mimica degli attori, all'ambientazione ed alla colonna sonora. Il punto è che, pur restando nel vago e lasciando un alone di mistero che conferisce al film un suo fascino particolare, mescola i soliti cliché...
Se Simon Barrett voleva scrivere una storia generica, ambientata in futuro apocalittico/distopico in cui un'eroina lotta contro i sopravvissuti/setta fanatica per rimanere in vita, in un mondo dominato da sickos/zombi/mostri/demoni ci è riuscito benissimo. Alla regia non ci sarà Adam Wingard (cosa che forse avrebbe giovato alla produzione qualche tacca in più, visto che è stato girato tutto in Estonia), ma si può dire che E. L. Katz non lesina sul sangue, la violenza e lo splatter. Perno di tutto il film è la solita Samara Weaving, ormai inconfondibile in ogni genere cinematografico in cui prende parte, che mette carisma anche senza dire una sola parola (ironia per una Scream Queen come lei) per tutto il film (del resto con quegli occhi basta solo uno sguardo). La trama è criptica nel suo essere comunque semplicistica, ma tra immagini e parole ben si comprende la natura apocalittica del mondo in cui i protagonisti fanno parte e che vivono (una terra infernale, infestata di demoni e peccatori), Barrett sacrifica gli spiegoni belli e buoni per la tipica natura da survival horror e questo non dispiace. La svolta finale è un già visto che tutti possono comprendere (Polanski docet), anche senza fiatare una semplice parola.