In un'America sull'orlo del collasso, attraverso terre desolate e città distrutte dall’esplosione di una guerra civile, un gruppo di reporter intraprende un viaggio in condizioni estreme, mettendo a rischio le proprie vite per raccontare la verità.
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Quest'opera di Garland ha sicuramente tanti pregi, tra i quali un impianto scenico di tutto rispetto ed un'ambientazione da guerra civile tremendamente d'attualità, se proprio si vuole essere pessimisti. Non è quindi un film post-apocalittico ma una visione ( o meglio, una riflessione ) su di un tempo senza ormai più punti di riferimento, dove la civiltà per come la conosciamo lascia il passo all'individualismo e alla violenza. Il mezzo con cui si riflette di ciò è però forse sbagliato, anzi anacronistico: nell'era di internet, dei social e quindi dell'immediatezza ha ancora un peso rilevante il lavoro del reporter-fotografo sul campo? Ecco da questo punto di vista il lavoro del regista sembra essere arrivato oltre tempo massimo ( se gli eventi fossero ambientati negli anni ottanta o novanta lo capirei di più ), anche perchè intreccia un racconto di formazione sul campo - che poi è un passaggio di testimone tra vecchia e nuova generazione di coraggiosi reporter - un pò troppo scolastico. Prima parte molto lenta, seconda certamente più pimpante, cast ben diretto per quanto non abbia potuto soffrire la Dunst.