Trama del film Horizon: an american saga - capitolo 1
Una cronaca di 15 anni dell'espansione e dell'insediamento pre e post guerra civile del West americano - un viaggio irto di pericoli e intrighi dalle lotte con gli elementi naturali, alle interazioni con le popolazioni indigene che vivevano sulla terra, e la determinazione e molte volte la spietatezza di coloro che hanno cercato di stabilirlo.
Film collegati a HORIZON: AN AMERICAN SAGA - CAPITOLO 1
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Tre vicende separate ma destinate ad incrociarsi in futuro nel corso della dura colonizzazione del Grande Ovest americano ... Kevin Kostner prova a realizzare un grande progetto in quattro capitoli , di cui questo film è il primo , nel quale vuole raccontare la sua personale visione della mitica conquista del West . L' attore americano ( qui anche sceneggiatore e regista ) è evidentemento riuscito a racimolare i sostanziosi finanziamenti per iniziare questo grande ed ambizioso affresco storico che aveva in mente da tempo . Speriamo che riesca a trovarli anche per i successivi capitoli ( il secondo è già stato girato ) , visto il finora modesto incasso al botteghino cinematografico . Per adesso c' è da dire che questo primo episodio ( una specie di grande introduzione di tre ore ! ) si dilunga maggiormente sulle prime due vicende ( quella della travagliata fondazione di Horizon e quella che vede protagonista lo stesso Costner ) e lascia in secondo piano quella della carovana di coloni in viaggio verso il West . Il ritmo della pellicola è altalenante: ci sono momenti di stanca dedicati ai dialoghi e al disegno psicologico dei personaggi , ma per fortuna ci sono anche decise sterzate d' azione che muovono un po' un ritmo che rischia di scadere nel sonnolento . Mi riferisco specialmente alle bellissime scene del tragico assalto notturno , una trentina di minuti di cinema realistico e violento che blocca lo spettatore davanti allo schermo . Una trama così ramificata necessita ovviamente di un gran numero di attori e di comparse . Costner riesce a mettere insieme un cast notevole per qualità e quantità , magari senza nomi divistici ma zeppo di interpreti affermati e di caratteristi di primo livello . Tra i tantissimi si fanno apprezzare le prove attoriali di Sienna Miller , Michael Rooker e dello stesso Costner . E poi cosa dire delle locations , scelte e ricostruite con cura negli splendidi scenari naturali dello Utah e valorizzate dall' ottima fotografia di James Muro ? Certo , è un film lungo e lento ma se si ama il genere non ci si annoia . Nella' attesa del seguito , secondo me può meritare il 7,5 .
È stato detto che ha il ritmo e la "presentazione" dei personaggi di una serie tv. Ed è vero. Essendo il primo di una saga in tre capitoli c'è una episodicità di fondo plateale e che Costner non fa nulla per dissimulare. Siamo all'inizio e questo lo si capisce facilmente: detto ciò è tutt'altro che semplice riuscire a mischiare insieme in modo così compiuto il classicismo e la rivisitazione contemporanea (il digitale), i ritmi fordiani del racconto (molte scene si prendono uno screentime importante) e ritmi e modalità "peckinpachiane" (non c'è forse "Cane di paglia" nell'attacco iniziale alla casa/fortino)? "Horizon" è quindi un primo, poderoso capitolo di un tentativo di tornare al grande genere fondativo americano, raccontandone le idiosincrasie, le brutalità opposte, i punti di vista differenti e difficili. Forse non c'è nulla di nuovo, di certo c'è il grande respiro di un cinema "hollywoodiano" quasi del tutto scomparso.
Quando ambizione e qualità vanno a braccetto, in questo il binomio Kevin Costner e western sono un sinonimo di qualità e lungimiranza. Al di fuori delle classiche chiacchiere che si fanno (quelle tra critici elitari o pseudo-appasionati/nerd prestati per noia alla settima arte), io sapevo personalmente che me ne sarei innamorato alla prima visione: un po' perché conoscono la bestia, un po' perché il genere western quando fatto magistralmente in America non ha rivali e anche perché una storia del genere così radicata nella frontiera non la si sentiva da tempo. Kevin approccia al film con ormai il suo stile neo-classico ormai più che collaudato (due sue pellicole precedenti parlano da sole), scrivendo una storia (assieme a Jon Baird) che offre una vasta gamma di personaggi (divisi/uniti in quattro storie differenti che convergono tutte in un unico e solo luogo) mettendo la ricerca come sogno dell'ultima frontiera durante la guerra di Secessione. Cast al bacio: Kevin Costner (entra in scena dopo un'ora, ma con il suo solito carisma), Siena Miller, Sam Worthington, James Russo, Michael Rooker, Danny Huston, Jena Malone, Abbey Lee, Will Patton, Angus Macfadyen non hanno di certo bisogno di presentazioni ma di sicuro anche le prove di Jamie Campbell Bower, Jon Beavers, Ella Hunt, Tom Payne, Isabelle Fuhrman, Scott Haze e Colin Cunningham aumentano il valore del girato. Estasiante la fotografia di un esperto come J. Michael Muro (che mischia co disinvoltura natura con computer grafica) che gode anche della curatissima colonna sonora di John Debney. L'etnografia della rappresentazione scenica è precisa, dettagliata e importante sotto ogni aspetto per il risalto di un'ambientazione credibile e cinematica e questo Costner lo sa bene, difatti i soldi spesi si vedono e sentono eccome. Appena finito di vedere ti viene voglia di guardati anche gli altro tre che spero non si faranno attendere oltre.
Difficile giudicare questo film che di fatto è solo la parte introduttiva di quella che cmq è un opera ambiziosa e mastodontica. Una cosa è certa : l'amore e l'accuratezza, la volontà e l'impegno di Costner per portare sul grande schermo questo progetto che è nient'altro che un omaggio al mito , alla storia del grande West e la conquista dell'America. Il film che secondo me lui sognava da che era piccolo e che ha messo tutto se stesso per realizzarlo. 3 ore di grande cinema ad ogni modo, fatto di scenari suggestivi, ricostruzioni paesaggistiche e costumi accurati, bella fotografia, musiche epiche e tante storie. Unico difetto credo siano i tanti personaggi presentati e non troppo bene introdotti. Spesso si passa da una storia all'altra senza far capire chi è questo o quel personaggio e proprio per l'affollamento e avvicendamento dei tanti, non c'è un accurato approfondimento delle loro storie e quindi si rischia di creare poca empatia nei loro confronti. Spero che il secondo capitolo si focalizzi di più sui personaggi conosciuti in questo film facendo diminuire quel senso di frammentazione di storia di cui soffre la pellicola. Gli ultimi minuti che rimandano al secondo film mi ha ricordato molto il finale di Ritorno al Futuro 2
Costner si prende il suo tempo e come prima parte della sega possiamo dire che l'operazione è perfettamente riuscita. Da antologia tutta la parte che vede Costner che il livello di tensione che sale sempre di più
Un film dai ritmi dilatati...bisogna dargli il tempo di "partire" ed adattarsi un pò al tipo di costruzione data da Costner ma poi si lascia guardare abbastanza volentieri anche perché le ambientazioni e la fotografia sono di altissimo livello. La sceneggiatura, specie per un non appassionato di storie di frontiera, non racconta nulla di particolare ma è comunque interessante. Vedrò il secondo capitolo (nelle sequenze finali pare di assistere al finale di "Ritorno al futuro parte II") solo per curiosità e per l'entrata in scena di Giovanni Ribisi.
Quito completamente i bellissimi commenti che mi precedono: Horizon è un film bellissimo e fuori moda, come spesso sanno esserlo i film bellissimi. È un'epopea fatta di personaggi e paesaggi prima ancora che di altro: ed i personaggi sono scritti benissimo, sono vivi e pulsanti ed animano il gigantesco affresco dipinto da Costner in modo magistrale: sembra quasi di sentire addosso la polvere che si scuotono dalle giacche.
Peccato sia stato un flop così fragoroso: ne avrei voluti tanti altri di film così. Ma Kevin è un puro, ed Hollywood sa essere crudele con i puri.
La prima parte della trilogia o quadrilogia che sarà l'opera più ambiziosa di Kevin Costner è arrivata al cinema senza florilogi e critiche eccessive, floppando clamorosamente ma recuperando una buona parte del budget speso grazie alle visioni on demand del pubblico americano dopo appena un mese dal transito al cinema. Questo ha dimostrato un paio di cose, la prima che il western al cinema oramai non ha più quell'appeal che aveva portato al successo Balla coi lupi e più recentemente il remake del Grinta. Nonostante ciò il film ha recuperato budget e guadagnato proprio con gli accessi in streaming, perchè il pubblico è diventato mooolto comodo, e preferisce approcciarsi ad un film di tre ore comodamente da casa. Che poi chi ciondola davanti al televisore guardi e si interessi alla trama invece di cincischiare con cellulare, cibi vari o dormire è un altra questione che non vale la pena affrontare in questa sede. Il film è un inizio promettente che Costner gira in maniera semplice, efficace e diretta, senza lesinare in mezzi ed interpreti. La violenza non è stereotipata, anzi nell'assalto alla città ho visto uno scontro duro e implacabile
in cui gli indiani fanno strage dei coloni intrusi, senza sotterfugi o tentennamenti
Horizon rappresenta un archetipo, quasi autopico per chi vuole vivere in una città nuova, che metaforicamente rappresenta il cambiamento della società americana alla fine della Guerra di Secessione che infatti rappresenta un aspetto fondamentale per diapanare la vicenda. L'entrata in scena di Hayes ovvero Costner con cappellaccio e baffoni porta alla quadratura della vicenda, focalizzandosi così su due gruppi., di cui lui però non fa parte, i coloni sopravvissuti di Horizon e la carovana di coloni che cerca un nuovo avvenire proprio in questa nuova terra promessa. Mentre il pistolero si trova invischiato in una faida che coinvolge due donne ed un bambino che paradossalmente
per essere salvato verrà accudito dai cinesi, mentre il pistolero riparte, abbandonando anche la giovane prostituta interpretata da una efficace Abby Lee
Tutto questo si appesantisce verso la fine con l'interesse sentimentale tra la Sienna Miller e Sam Worthingthon che è un pò inutile, ma sono gusti. Per il resto anche gli indiani hanno il loro spazio, e verranno affrontati meglio nella seconda parte. Il cast è notevole e variegato, Costner ha richiamato un numero assortito in cui spiccano caratteristi di lussi :Giovanni Ribisi,Michael Rooker, Danny Huston,Luke Wilson,Scott Haze,Michael Angarano e altri. Poi tra le donne una rediviva Sienna Miller, Jenna Malone ed Abby Lee danno spessore ad una narrazione che rischiava di essere esclusivamente maschile. Per il resto costumi e scenografie nonchè musica ed effetti speciali funzionano perfettamente. Il finale che praticamente diventa una preview della seconda parte stuzzica l'appetito per le aspettative di una storia non così scontata come poteva sembrare. Ora la seconda parte verrà presentata al Festival di Venezia, che penso servirà egregiamente per promuovere e speriamo far incassare maggiormente il film.
Faccio il tifo per questo genere, che sempre fatica non poco a farsi notare nel Cinema di oggi, e quindi apprezzo questo tentativo di Kostner. Ma la trama fatica a "comporsi", è dispersiva, alcune sequenze sono inutilmente lunghe, e la noia è spesso quindi in agguato. Tuttavia non mancano sequenze classiche, persino alla Tarantino, e il cast è eccellente. Sono convinto che possa decollare nel secondo capitolo, avendo una trama più delineata.
Diciamo che mi aspettavo di meglio. Fondamentalmente non mi è piaciuto molto lo stile troppo classico con cui il buon Kevin ha deciso di presentare quest'opera. Aspetto la seconda parte Perché comunque è un genere che apprezzo.
Se Kevin Costner avesse fatto solo western nella sua carriera sarebbe stato contento come un fanciullo. Nessun genere come il western riesce a definire meglio l'America in tutti i suoi aspetti fondativi, sia quelli buoni che quelli più brutti. A Costner piace il western, non ne ha mai fatto mistero ed invece di scegliere la via più facile di una serie televisiva ha diviso questa epopea americana in più capitoli. La colonizzazione di un paese quando lontano da questi grandi spazi si combatte una guerra fratricida. Ma in un certo senso se ne combatte un'altra fra coloni e indiani e l'attore divide la storia in tre tronconi narrativi principali. Molto curato dal punto di vista tecnico, che esalta la visione neoclassica di Costner del western. Essendo un'opera ad ampio respiro, sicuramente Horizon parte 1 paga la sua natura introduttiva, ma certamente non è priva di fascino. Diciamo che per quanto mi riguarda mi ha soddisfatto abbastanza per vedere la seconda parte.
Ho aspettato di vederlo prima di leggere le recensioni dei moltossimi detrattori che questo film si porta dietro, ma una cosa mi era ben chiara ancora prima che venisse proiettato per la prima volta a Cannes: mai visto tanto accanimento verso un singolo progetto. Dei temi ricorrenti sulla stampa specializzata non ne condivido neanche mezzo:
- "TROPPO AMBIZIOSO"…come se l'ambizione di un'artista sia mai stata fonte di problemi per chi poi effettivamente deve fruire del prodotto finale. Anche perché secondo questa logica va bene solo il compitino che rientra in certi canoni, guai a pensare in grande.
- "3 ORE, TROPPO LUNGO"…non vedo problemi, se il film scorre, è vivo, è scritto bene e tratteggia perfettamente un cast corale di figure ben costruite, la lunghezza è relativa. Posso annoiarmi in un'ora e mezza di una qualsiasi porcata portata in sala tanto per, o slogarmi la mascella di fronte a una meraviglia come Horizon in cui il tempo, letteralmente, vola.
- "IL WESTERN È UN GENERE MORTO"…qui mi è difficile controbattere perché i risultati al botteghino sono impietosi, probabilmente i temi trattati in Horizon sono invecchiati e la gente non ne vuole più sapere, ma al di là di tutto questo è un ritornello che ciclicamente viene affibbiato anche ad altri generi cinematografici e per me è una grandissima *******ta. Non esiste "un genere morto". Esiste un buon film e un film di *****.
- "POTEVI FARCI UNA SERIE TV"….e invece no. Perché proprio grazie a quell'ambizione che gli si contesta senza motivo, Costner è uomo di Cinema e probabilmente la televisione l'ha sfruttata solo per tornare sui grandi schermi come voleva lui. Dispiace anche a me per Taylor e per Yellowstone e non entro nel lato umano della cosa, ma come scrive un bravo giornalista che di solito amo leggere: il cinema è cinema solo al cinema.
Detto questo, ho amato ogni singolo secondo di questo grandissimo film. Non esistono tempi morti come ho letto, è scritto benissimo, funziona egregiamente da entry point con una presentazione di tutte le varie storyline che inevitabilmente andranno a convergere verso un'unica direzione. Un'epopea che spero possa concludersi in sala perché l'unico limite può essere solo quello di non vedere le altre nove ore mancanti al cinema (o, peggio, di non vedere affatto una conclusione).