i basilischi regia di Lina Wertmuller Italia 1963
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i basilischi (1963)

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locandina del film I BASILISCHI

Titolo Originale: I BASILISCHI

RegiaLina Wertmuller

InterpretiLuigi Barbieri, Flora Carabella, Stefano Satta Flores, Sergio Ferranino, Marisa Omodei, Antonio Petruzzi, Mimmina Quirico, Manlio Blois, Enrica Chiaromonte

Durata: h 1.20
NazionalitàItalia 1963
Generecommedia
Al cinema nel Maggio 1963

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Trama del film I basilischi

Per i vitelloni di una cittadina del Sud i giorni passano nell'ozio e nella noia. C'è chi potrebbe uscirne, ma rinuncia. Una commedia che esplora, in sorridenti cadenze, una sconsolata situazione quotidiana nel nostro Sud.

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Voto Visitatori:   8,07 / 10 (7 voti)8,07Grafico
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Voti e commenti su I basilischi, 7 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  29/08/2024 12:40:13
   8 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

L'esordio della Wertmuller contiene in nuce buona parte delle tematiche che poi affronterà nei suoi film più fortunati ed apprezzati, ancora con una componente grottesca contenuta ma che aleggia nell'umorismo di cui la pellicola è intrisa, la regista si occupa di mostrare una stantia quotidianità in un paesino del sud Italia, nell'entroterra pugliese con tutti i vizi ed i problemi della gente del luogo, a partire dai protagonisti stessi, giovani insoddisfatti che però non trovano la forza di ribellarsi o passare oltre una procrastinazione che li ancora prepotentemente al paesino, tra le solite giornate a fare pennichelle, andare al circolo e bere qualcosa al bar, apatici e improduttivi, vittime di un contesto che come sabbie mobili rende impossibile divincolarsi da esso.

Vi è tra le altre anche una forte critica al provincialismo e alla chiusura mentale di un paese apparentemente arretrato nel quale sembra il boom economico non sia mai arrivato, un paesino che vive di cortile in cui tutti sanno i fatti di tutti, ed alcuni per evitare di far parlare cercano di insabbiare tutto, basti vedere il ragazzo con la nuova fidanzata bionda che sarà argomento di conversazione dei protagonisti e non solo, un'altra tematica tirata in ballo è quella dello scontro generazionale, come si vede con i genitori di Antonio, specialmente il padre, contadino vecchio stampo che non tollera più i suoi studi e il bisogno di soldi del figlio, che vorrebbe andasse a fare un lavoro manuale come il suo, ancora legato al matrimonio concordato, che spinge il figlio più piccolo a sposare la figlia del farmacista del paese per assicurarsi una buona dote.

Con una tecnica registica di ottima fattura, nonostante l'evidente povertà di mezzi, e in una durata piuttosto esigua, la Wertmuller mette a nudo una società fatta di pregiudizi e apparenze, dove pure la vecchietta che si toglie la vita indica di fare silenzio alla vicina per non destare troppo scalpore, dove anche il protagonista con tutte le sue ambizioni e nonostante l'opportunità, non riesce a scrollarsi di dosso un mondo che lo ha inglobato fin dalla nascita, una realtà che lo ha portato a diventare come quelli da cui vorrebbe distinguersi, non riuscendo a fare a meno di loro, azzeccato il paragone con "I vitelloni" di Fellini, ma stilisticamente mi ha ricordato molto anche le opere di Germi del periodo stesso, da "Divorzio all'Italiana" a "Signore e Signori" in cui l'ipocrisia di una società bigotta e patriarcale veniva a galla più che mai, la Wertmuller approfondirà la questione con Giannini il decennio successivo, ma questo è già un esordio molto buono e un ottimo punto di partenza, che ahimè risulta ancora amaramente attuale.

Goldust  @  12/03/2020 16:35:01
   7 / 10
La Wertmuller viene dall'underground di Fellini ed infatti, per il suo primo lungometraggio, confeziona una critica corrosiva all'immobilismo di un certo arretrato sud Italia che è parente prossimo de "I Vitelloni". Con pochi mezzi e idee però chiare la regista sembra avere già sviluppato il suo sguardo caustico verso la società del suo tempo, rappresentata qui da degli sfaticati del posto che trascorrono la giornata in piazza o al circolo, tralasciando i propri doveri e senza porsi obiettivi per il futuro; c'è da affinare lo stile, ovviamente, ma come primo passo ha già una bella forza.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  16/04/2011 00:07:29
   8½ / 10
Esordio folgorante della grandissima Lina nazionale con un film prodigioso, girato in sole due settimane con una ristrettezza di mezzi commovente ma con un carico di idee e di intenzioni da far impallidire le grandi produzioni odierne.
"I basilischi" è un ritratto-incubo della gioventù pugliese e meridionale in toto, afflitta da apatia e provincialismo ed incapace di spiccare il volo. Il miracolo del film sta nel non scadere mai nel facile bozzettismo ma, anzi, preferendo la strada del grottesco verace e graffiante.
Si ride a denti stretti: i tempi non sono cambiati affatto!
Memorabile la riunione per il corredo matrimoniale ed il suicidio della vecchia tramite defenestrazione.
Cult!

donfabios  @  14/11/2009 15:13:17
   8 / 10
è una commedia, ma non è certo un film di intrattenimento.

Descrive la grigia vita quotidiana di alcuni giovani di un paese pugliese, volenterosi di cambiare vita emigrando o riscattandosi, ma seguaci dell' oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente.

In più vi è il fascino della terra pugliese di molti decenni fa.

heartbreaker  @  13/07/2009 14:19:10
   8½ / 10
Il film offre svariate chiavi di lettura: le condizioni del Sud Italiano, lontano anni luce dal boom economico che in quegli anni stava investendo il Nord e Centro Italia; l'apatia dei giovani meridionali, sempre dietro ai loro genitori e incapaci di fare qualcosa, qualsiasi cosa. I giovani del Sud sono solo capaci di rimandare tutto a domani e di fare le stesse cose giorno per giorno, meccanicamente. Le condizioni di chi cerca di cambiare qualcosa (la cooperativa) ma che è costretto a scontrarsi con la diffidenza dei contadini, incapaci di comprendere l'evoluzione dei tempi.

Il primo film della Wertmuller fa ridere, sorridere, riflettere. Il film come ho già scritto è denso di chiavi di lettura e offre, purtroppo, una visione veritiera e per niente banale delle condizioni del nostro Sud Italia. Ancora oggi, a quarantacinque anni di distanza, il film è attualissimo perchè poco o niente è cambiato durante questi anni.

Un film fresco, attuale, coerente. Da vedere.

Pink Floyd  @  29/05/2008 21:03:30
   8½ / 10
Il debutto della Wertmuller è sulla scia de I Vitelloni di Fellini.
Anche qui la tematica è lo stile di vita dissipata e inconcludente di una classe di giovani; solamente che nell'opera della Lina si aggiunge la realtà dei paeselli meridionali. Da qui il sogno, la fuga, le dicerie, la mentalità chiusa e tutte le ricorrenze dei villaggi la fanno da padrona , trasformando il film in un vero ritratto del sud rurale.
Da rimarcare in particolare l'introduzione sulla controra e un giovanissimo Satta Flores , uno dei basilischi, la voce fuoricampo -femminile- posta a mò di riscatto della classe decisamente bistrattata.

Validissima pellicola dall'impatto immediato.

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quaker  @  11/01/2007 00:09:41
   8 / 10
Primo film di Lina Wertmuller. Visto in TV secoli fa ed oggi per la seconda volta. Il Sud rurale di allora (1963) con la sua arretratezza, i suoi giovani divisi fra la voglia di partire e l'attaccamento forte alle certezze, ai riti della provincia profonda.
Il circolo, il corredo, le figlie da maritare, la figlia del farmacista, i cafoni, la terra, la moglie ballerina, Roma, partire, le mille lire negate.
Brava la Wertmuller, anche se bozzettistica.

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