Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
1) La selezione in concorso de "Il signore delle formiche" a Venezia 2022 non risulta esser'avvenuta per criteri meritocratici: in quota LGBTQ+ è stato scelto Amelio poiché Özpetek er'impegnato nel realizzare la serie Tv de "Le fate ignoranti". Il coming out del regista calabrese risale al 28 gennaio 2014 durante un'intervista di Natalia Aspesi su "Repubblica", dunque è lecito legger'il film anche come biopic per interposta persona. 2) Sulle presunte qualità registiche d'Amelio si potrebb'e dovrebbe scrivere tutt'il male possibile, e c'è chi ha il coraggio di farlo: https://duels.it/sogni-elettrici/venezia79-una-storia-dal-fiato-corto-il-signore-delle-formiche-di-gianni-amelio/. 4) La falsificazione del ruolo avuto nella vicenda giudiziaria da PCI e "l'Unità" non è motivata: https://quinlan.it/2022/09/06/il-signore-delle-formiche/; https://it.wikipedia.org/wiki/Il_signore_delle_formiche#Inesattezze_storiche. 4) Il cameo d'Emma Bonino dovrebbe ricordarci che c'è qualcosa di vero nella frase del film "Le proteste si fanno per il Vietnam, non per un invertito". Provo a spiegarmi: la storia dei Radicali insegna che sono prioritarie le lotte per i diritti civili universali o per la tutela dei diritti politici e sociali delle minoranze; il sottinsieme della difesa dei diritti civili delle minoranze segue logicamente la raggiunt'acquisizione dei primi due obiettivi. La pensava così pure Pasolini, altrimenti sarebb'un eccesso di zelo verso coloro che già godono di maggior benessere e privilegi. L'imprescindibilità mediatica odierna dimostra che la nostra società è arrivat'a questo punto di svolta? La maggioranza di sicuro, per gl'altri (un 20% di carico residuale? Quale sarebbe la stima precisa di quanti giacciono in fondo allo schema Ponzi del neoliberismo?) sono disponibili Caritas e Banchi Alimentari.
Gianni Amelio non ha certamente scelto il tema a caso prendendo questa vecchia storia Italiana di 50 anni fa, ma vuole probabilmente dimostrare come quei modi discriminatori di allora ben si adattano anche per i nostri tempi, come se fosse cambiato poco o niente.
Nella sua disamina dei luoghi e dei personaggi è molto preciso, ben aiutato dal sempre ottimo Lo Cascio. Peccato che la verve della prima parte si dilati troppo nel finale dove viene dato troppo spazio alle vicende personali del giornalista. Anche la chiusura del film non è delle migliori.
Resta comunque una bella pagina di denuncia...lunga ma bella...
Film molto forte, gradevole che tocca un caso di cronaca increscioso ed anche abbastanza ipocrita nell'Italia del tempo. Non è reato fare pratiche omosessuali ma è reato, in un modo o nell'altro, l'esserlo quando questo si trasforma in sentimento e quindi in plagio. Amelio fa un bel film, risparmiandoci l'agiografia di un personaggio che di certo, facile non lo era ma vittima di sicuro.
Purtroppo cala nella seconda parte alla ricerca di una poetica stucchevole e prolissa. Ahimè come da suo stile
Un film forte, così forte da sentire la potenza di un calcio nello stomaco per gran parte della durata del film. Si ritrova un po' la storia di Pasolini e tutto sembra consegnato ad un mondo surreale, in cui tutto è follia, un mondo nel quale la forma da salvare prevale sulla sostanza dell'amore fra due esseri umani. Mi è piaciuto tanto!
Parto da un ricordo personale, spero esatto. Sandro Curzi curò per Raiuno una serie di sceneggiati con dibattito successivo. Esaminava casi famosi, tutti omicidi (Redoli, Fenaroli, Graziosi ecc.) tranne uno, appunto Braibanti. Su sette di questi casi uno non venne trasmesso (Caso Vulcano) e l'altro fu una messa in onda surreale, fatta di tagli evidenti e di "bip" ai limiti della sopportazione. Il Caso Braibanti, appunto. Fu operata questa scelta perchè la famiglia sanfratello (il minuscolo è voluto) si era messa di traverso. Correva l'anno 1996 cioè decenni dopo del caso. Questo per dare l'idea di che pasta fosse questa famiglia che nello stesso film, non so se è un caso, da Sanfratello diventa Tagliaferri. Il plagio, unica volta che fu applicato come capo di accusa su un essere umano e non su un'opera d'arte, era solo la piccola foglia di fico in cui uno scrive plagio ma si legge omosessualità. E' la relazione consensuale ed omosessuale fra due adulti che viene messa in stato d'accusa. Ciò che colpisce non è tanto la parte bigotta e retrograda dell'Italia cattolica preconciliare a colpire di più in negativo, quanto il menefreghismo di quell'altra parte che del Caso Braibanti se ne cura meno di quanto dovrebbe e che il personaggio di Germano evidenzia in tutte le sue contraddizioni, cioè quello di un giornalista che vorrebbe fare battaglia su tale caso ma che viene fermato dai redattori in nome degli interessi del "grande partito operaio". Ciò dimostra allora come oggi che le pulsioni omofobiche di questo paese siano trasversali. Ci si aspetta un atteggiamento omofobo da parte dei cattolici ultraconservatori, per esempio, ma quando tale atteggiamento è presente anche in quella parte cosidetta progressista, il problema è ben più grave. Nel film di Amelio emerge soprattutto la dignità di questi due personaggi, Braibanti intepretato con molto equilibrio e distacco da Lo Cascio e fortunatamente non santificato da Amelio e del giovane Giovanni ridotto ad uno stato pietoso da cure di elettroshock atte a cercare di guarirne dalla propria omosessualità. Film da apprezzare perchè sia pure con la lontananza temporale del caso, il problema è ancora attuale ed è giusto mostrarlo.
Un film assai gradevole che pur scorrendo con ritmo non proprio incalzante, lascia lo spettatore incollato alla poltrona. Amelio, da grande regista, individua gli attori più consoni per i personaggi del suo film. Lo Cascio, ricopre perfettamente, in forma pasoliniana il ruolo del professore omosessuale. Germano è indubbiamente il classico compagno degli anni 60'. E poi.... il sorprendente Leonardo Maltese, nuova rivelazione, nel ruolo dello studente ingenuo e spontaneo dei primi anni di studio, fino all'uomo maturo, provato, ma non rassegnato dell'ultimo periodo, passando attraverso i traumi fisici ed emotivi a cui suo malgrado viene sottoposto, e nonostante i quali riesce in modo naturale ad imporre le sue consapevolezze (vedi spoiler). Non mancano momenti di pacata ilarità, come quando il giovane avvocato di Catanzaro usa il termine "invertito", di moda a quei tempi.
Splendida la sua interpretazione durante la testimonianza resa in tribunale, dove mostra apertamente e in maniera disinvolta le sue difficoltà mimiche ed espressive.
Una sceneggiatura asciutta ma diretta e precisa. Interpreti meravigliosi (Maltese grande scoperta) Regia monumentale coi suoi sontuosi piano sequenza.
O forse no. Non sempre purtroppo, solo in determinati punti e a volte la recitazione può sembrare televisiva e melò (giusto Germano è sempre costante in quanto a bravura lungo tutto il film) e la regia (così come direzione degli attori e la fotografia) a volte può sembrare un po' vecchia e antiquata.
Quel che di sicuro arriva agli spettatori è questa atmosfera opprimente, bigotta e castrante che si respira lungo tutto il film. Una perfetta istantanea di quegli anni, di italiani che non erano più sotto il fascismo da 10/20 anni ma sostanzialmente, fascisti (anche se in maniera più subdola e meno sfacciata), lo sono sempre stati.
Bellissima la battuta di Germano al suo caporedattore "Solo i fascisti ridono a certe battute"... Una cosa che mi verrebbe da dire ai tanti presunti comici di oggi che bersagliano le minoranze e che poi si lamentano che "Eh ma oggi non si può dire più nienteee"
Da vedere. E riempie di gioia il fatto che finalmente un film italiano stia ottenendo di nuovo buoni incassi al botteghino.
Poetico e straziante, supportato da un cast meraviglioso, un racconto vero che invita a riflessioni. Qualche fotogramma ha una durata eccessiva, vecchio vizio italiano, ma il film è davvero bello.
Bel film. La prima parte è focalizzata sulla storia fra i due protagonisti, raccontata con delicatezza e grazia, spicca infatti Leonardo Maltese, molto più naturale di un Lo Cascio, che con gli occhiali di Pasolini interpreta il ruolo dell'intellettuale un pò ingessato nella seconda parte. Il manage fra i due è inquadrato in un contesto bigotto piuttosto stereotipato del paesino di campagna. Dopo l'intervento della madre del professore, con un vitale e poliedrico impatto visivo scenico in contrasto con il grigiore della madre del ragazzo, la storia si sposta a Roma. Il picco del film si raggiunge con la scena del compleanno del migliore amico del professore.Una sequenza direi personale, sintetica e riuscita. Con il processo inizia la seconda parte si focalizza sulla questione di morale pubblica, con un Elio Germano giornalista con un cappello da Robin Hood, che prende sul personale (vedi spoiler) la questione andando contro la linea politica dell'Unità. Spicca ancora nella sua interpretazione Maltese. Forse troppa carne al fuoco.
Sul personale come dice il direttore del giornale forse perchè innamorato della cugina, un sentimento contro la famiglia, invertito e a cui fanno riferimento anche nel processo riferendosi all'incesto?