Harry Fabian, equivoco avventuriero, organizza in un night-club di Londra incontri clandestini di lotta greco-romana, ma pesta i piedi a un ras della malavita che ha il monopolio degli incontri di catch.
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Precisamente un ottimo film dove una selvaggia vita notturna viene rappresentata senza una via di speranza, in maniera cavernosa. Widmark bravissimo, preziosi Lom, Sullivan e Whiters, meno la Tierney. Musiche di Waxman belle.
Gran bel noir (seppur atipico) popolato ed animato da perdenti ed anime smarrite ed equivoche, che continueranno a perdere ed a smarrirsi per tutto il tempo.
Il film di Dasin è una bella parabola di un perdente schiacciato dal suo esasperato arrivismo e dal fato beffardo. Più che per il gioco delle parti fra i protagonisti, fatti di inganni e tradimenti, conta per l'ambientazione completamente notturna e per i bozzetti di varia umanità e feccia sociale ( manigoldi, falsari, truffatori ) che riesce a dipingere. La maschera furba ed opportunista di Richard Widmark è perfetta per la parte del subdolo Fabian ( così come la era per i personaggi western, di cui è stato un grande interprete ), e cosa strana mi ha ricordato in alcune espressioni quella dell'allenatore Max Allegri ( scusate l'off-topic calcistico ). Nel cast l'altro nome di richiamo è quello di Gene Tierney, la cui parte è però abbastanza marginale.
Dopo La città nuda, Dassin opera un procedimento simile per i bassifondi di Londra, descritti in tutta la loro amarezza anche grazie ad una fotografia che la limpidezza del bianco e nero offre evidenziandone i contrasti, l'angoscia esistenziale di essere intrappolati a vita in un meccanismo che stritola ogni personaggio. Non solo il protagonista è il perfetto antieroe perdente che gradualmente perderà ogni residuo morale con l'ambizione a tutti i costi di ottenere un rapido riscatto economico e sociale, ma ogni personaggio, persino quelli in apparenza più solidi, perdono qualcosa. Non ci sono vincitori, solo diverse gradazioni della sconfitta.