A Glasgow, il 24enne Robbie, da poco diventato padre, trova nella visita ad una distilleria di whisky l'idea per una nuova carriera lontano dal crimine e una via poco ortodossa per una fuga dalla povertà.
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Un Ken Loach più spensierato del solito ma che ci parla comunque di emarginati ed "ultimi" della società. Tra il comico e il sociale ne esce una commedia con trovate interessanti (ad esempio il whisky come mezzo di rivalsa) che sa toccare l'animo ma anche far sorridere spesso e volentieri.
Come in "Il mio amico Eric", anche qui la sceneggiatura di Laverty mescola sapientemente i registri del comico e del drammatico, Ken Loach confeziona così un film brillante, che fa sorridere senza perdere di vista l'aspetto sociale.
Film carino, soprattutto per gli appassionati di Scotch Single Malt con abbondanti riferimenti a whisky, distillerie e quant'altro concerne il distillato di cereali più famoso al mondo. Niente di memorabile, niente di nemmeno lontanamente comparabile ai migliori successi del regista, ma piacevole e simpatico.
Dramma/commedia di Ken Loach. Meno politico del solito e più ironico, ma ugualmente incentrato sugli ultimi della società, emarginati, poveri e alcolizzati. Quelli che lui continua giustamente a chiamare "classe subalterna".
Piacevolmente sorpreso da questa commedia British, all'apparenza leggera ma che lascia riflessioni di fondo. Molto convincente il protagonista, un poco meno i coprotagonisti. Fanno riflettere le situazioni poste sul piatto indirettamente durante il film che è più profondo di quel che sembra:
1) come qualcuno ha scritto l'alcol simbolo di vizio e tragedia diventa strumento di redenzione.Non dimentichiamoci tuttavia che di furto comunque si tratta.
2) chi ha un passato polveroso si ritroverà sempre a renderne conto. Il film parlando di faide generazionali ne fa quasi una questione genetica.
3) la vita è fatta di scelte, alla fine gli altri ragazzi investono il ricavato andando a bere e si presagisce che nulla cambierá nella loro esistenza. Essere un "teppistello' è una questione di circostanze ma anche di scelte personali e forza d'animo?
Raschiando il fondo del "barile" si può trovare una seconda opportunita ma sta a noi sfruttarla.
Ovviamente francesi e inglesi non potevano sottrarsi nel prendere in giro l'americano di turno (che si mette pure il berrettino). Ovviamente gli americani non capiscono nulla di cibo e bere, potrei essere d'accordo ma sinceramente per questo sassolino non necessario mezzo punto in meno.Si sapeva già non serviva.
Dramedy diretta da Loach in maniera semplice e diretta, capace di coinvolgere lo spettatore rendendolo partecipe di una storia all'apparenza come tante ma con dei risvolti sociologici importanti. Bene il cast, storia abbastanza dinamica e ritmo tutto sommato fluido, per una visione gradevole che non annoia.
Non un capolavoro, ma mi ha commosso talmente, nella sua semplicità, nella sua anomalia ( passa dal dramma più cupo alla demenzialità, inizia in un certo modo, poi spariglia le carte, e si assesta da un certo punto in poi come "un'avventura" folle), nel suo ottimismo e genuinità pura, che sul finale avevo gli occhi lucidi e brillanti dalla felicità del lieto fine. Non avrei sopportato né accettato altro a quel punto. Allarga il cuore alla gioia, una volta tanto, e va bene così.
Film molto coinvolgente per le interpretazioni spontanee e frizzanti degli attori, e per presentare un quadro molto verosimili di società "ai margini". Con toni un po' da favoletta parla di affetti, amori, amicizia, desiderio di rivalsa e riscatto, senza perdere mail il tono e lo stile.
E' un pò favolistico come Il mio amico Eric, e parla di tematiche tragiche pur non rinunciando a leggerezze e divertimento (e solo poche volte, tutto sommato, Loach ha deciso di supportare questo stile).
Tutti bravi gli attori (e le caratterizzazioni sono molto buone), ritmo buono, regia ispirata e per una volta, come detto, il tema della disoccupazione risulta meno angoscioso vista la possiiblità offerta al protagonista di potersi riscattare mediante la famiglia ed il whisky (spunto originale, questo).
Vale la pena sottolineare la presenza di Gary Maitland (il pelato), che già lavorò con Loach (il tifoso in Tickets) che, grazie al suo modo di fare, alle sue battute ed alle sue figuracce, dona molto al film.
Il titolo rimanda a quella parte di bevanda che, durante la conservazione in botte, evapora.
Magari troppo leggero per essere annoverato tra i film più impegnati dell'autore, è comunque un film buono, fresco e riuscito.
Buono anche il dvd, che offre anche più di 50 minuti di extra.
Grande pellicola da Ken Loach, ambientata nella periferia di Glasgow, dove non manca una buona dose di degradazione e miseria. Eppure in questa periferia esistono anche persone che svolgono il proprio lavoro con passione, onestà, ed attenzione per il loro prossimo. Proprio una di queste persone offrirà un'ultima chance a Robbie, malvivente appena diventato padre. L'incontro fortunato e la nascita del bimbo daranno a Robbie la possibilità di raddrizzare la propria esistenza, ma la redenzione passerà farsescamente attraverso un reato legato al mondo del whisky per intenditori. Straordinaria l'ambientazione nelle distillerie e nel mondo dei collezionisti di whisky. Notevole la caratterizzazione di tutti personaggi e lo spostamento graduale del film dalla durezza iniziale ad una sorta di commedia fuori dalle righe, anche sferzante in molti punti. Film veramente bello, grande Loach!!
Commedia d'autore del sempre affidabile Loach a cui piace raccontare storie di chi vive nelle periferie malfamate Londinesi tra stenti e criminalita'. In toni piu' leggeri rispetto al solito ecco la vicenda di un gruppo di piccoli delinquenti obbligati a lavorare nei servizi sociali. Arrivera' l'occasione del riscatto che è impossibile non raccogliere. Leggero e piacevole.
Film molto carino, ambientazione tipica dei paesi del nord con una comicità caratteristica di questi paesi...la storia è molto interessante, racconto di una truffa che un ragazzo riesce ad escogitare per poter ottenere una via di salvezza rispetto alla sua difficile condizione in cui ha difficoltà sia con la legge che con la propria famiglia...molto molto carino, da vedere
Un film essenziale, senza troppe pretese, che però risulta piacevole. Non ci si accorge quasi della durata che si è già alla fine. Ideale per una serata rilassante, magari in compagnia.
Redimersi dal crimine attraverso esso è possibile, così la pensa Ken Loach raccontando la storia del teppistello Robbie. Frutto corrotto dei sobborghi di Glasgow il ragazzo vanta un passato da perfetto balordo, eppure con pargolo in arrivo comincia ad avvertire il peso delle responsabilità e la smania di rigare dritto. Mica facile quando vieni da certi posti, ma non impossibile, soprattutto se ai tuoi casini si affeziona un gioviale operatore dei servizi sociali e una congrega di gioventù abbastanza bruciata da approvare idee a dir poco balzane. Ed ecco anche l'alcol, solitamente imprescindibile ingrediente della caduta verso il basso, diventare alleato di un riscatto fissato da gesti alla Robin Hood dei tempi moderni. Loach è brillante nel dimostrare come il diavolo non sia poi così brutto, propone cambi di registro con una scioltezza narrativa comune a pochi in cui il bere e il sottrarre (a ricchi sfondati) non è affatto deplorevole. Si parte con le tormentate vicissitudini di ragazzi che portano sulla pelle i segni di vite al limite, poi dolcemente si scivola in toni più leggeri, educativi senza suonare pedanti e intrisi di un' abbondante dose di humor britannico. Sicuramente è un Loach meno arrabbiato ma sempre lucido nel tratteggiare questa storia che assume toni da heist-movie favolistico pur tenendo l'occhio fisso su realtà difficili con il violento flashback a fungere da eloquente promemoria. La parte degli angeli (la cosiddetta minima quantità di liquore che scompare nel nulla evaporando nel corso degli anni) è piacevole figurazione del concetto sociale dell'autore, il quale con un' irrisoria concessione dona una possibilità a tutti quanti, anche a chi, fin dalla nascita, sembra avere il destino segnato.
Il nuovo film di Ken Loach è indeciso tra dramma sociale e favola ricostituente, tra lacrima e sorriso. Così, a naso, il premio della Giuria all'ultimo Cannes mi sembra un po' esagerato; meglio le impennate di riscatto familiare de "Il mio amico Eric".
film davvero carino che raconta il riscatto di un gruppo di delinquenti...sono geniali e il finale è davvero bello. Particolare e vincente... un prodotto di elite che vale tantissimo e che può aiutare un giovane ragazzo male inguaiato.
Film leggero anche se vuole trattare tematiche sociali particolarmente sentite in Inghilterra e Scozia. Do un buon voto perchè mi ha fatto tornare alla memoria tanti bei ricordi della Scozia, in particolare la visita a una distilleria di Whisky, esperienza che consiglio a tutti (tra le più suggestive, Edradour nella Scozia centrale e Talisker nell'isola di Skye, entrambi Whisky fantastici).
E' idea comune che l'alcool sia l'alcova del vizio e della perdizione; al contrario nel film di Loach esso rappresenta l'elemento simbolico del rovesciamento della prospettiva dominante. Gli antieroi del regista sono lasciati soli e bistrattati dalla società ma scoprono di non essere tali se condividono le proprie forze e speranze. Piuttosto che soffermarsi sulla constatazione del loro disagio sociale, Loach infatti ne evoca la solidarietà come potere salvifico, ne mostra il prodigioso risultato, ossia la riconoscenza reciproca. Tutto in un semplice gesto, che lascia senza fiato perché è il senso ultimo del cinema di questo grandioso cineasta per nulla avvilito o spento da una lotta forse perennemente sconfitta ma mai esausta: Harry torna a casa e trova sul tavolo la bottiglia di whisky. Egli è colui che crede negli esseri umani, incurante del loro passato, e questi ultimi i destinatari attivi di una "nuova vita" che viene in loro trasfusa. Harry non è altro che un alter-ego del regista e a tutti gli effetti dello spettatore, mentre Robbie è anch'esso uno dei tanti riflessi di quest'ultimo, che individua nella sua ricerca una nuova chance di riscatto. Fin qui il contenuto del film, poi occorre soffermarsi sul rivestimento, che è contiguo. Ottimismo realistico, raffinato e scanzonato. Una carrellata di personaggi strampalati a-la Loach (Albert è un vero spasso!) e situazioni imprevedibili e "leggere" rendono la visione scorrevole e piacevolissima.
Deliziosa commedia british dalle tematiche sociali impegnative. Loach è bravo nel rappresentare in modo leggero e apparentemente semplice la parabola di questi emarginati della società. Tra ironia e momenti di tensione i personaggi avranno una seconda occasione per imboccare la retta via.
E' un mia sensazione ma questo genere di film ha la capacità di farmi sentire la testa più leggera. Delicato!
Fuori dalle mode estetiche il cinema di Ken Loach è un antidoto sempre più prezioso, non tanto al vuoto di cinepanettoni o blockbuster, ma anche a molto celebrato cinema d'autore perso in manierismi e follie.
Senza il furore o il rigore delle sue opere migliori, Loach ci accompagna con intatta maestria nel suo mondo di sconfitti, di emarginati. Gente in cerca di una seconda possibilità, con il dramma sempre incombente, e una luce in fondo al tunnel. Bravissimo nel cambiare registro (dal dramma alla commedia), con il solito gruppo di volti marginali e poco noti.
Un cinema sincero di cui si sente il bisogno. Da vedere per poi recuperare tutto il meglio di questo grande regista.
Una commedia veramente carina targata Loach! Forse troppo semplice nei contenuti, ma spiritosa al punto giusto e buonista in eccesso. La mia passione per il whisky ha fatto il resto ;-)
Questo ultimo lavoro di Loach ha il notevole pregio di trattare con toni leggeri tematiche sociali urgenti e difficili. La sceneggiatura è solida, gli attori molto convincenti e i dialoghi risultano a tratti brillanti. Forse alcune caratterizzazioni risultano essere troppo schematiche come la bonaria figura dell'assistente sociale; comunque il film convince.
Un Loach più leggero, ma sempre attento al sociale che in questo caso funge da spinta per il protagonista al proprio percorso di redenzione che somiglia quasi alla distillazione del whisky, materia grezza che può diventare qualcosa di pregiato e di valore. Le scorie che si lascia indietro è quella parte degli angeli che evapora un passato violento e di marginalizzazione, che Loach affronta con un tono vicino al favolistico spogliato di retorica. Non è certamente il suo migliore film, ma da apprezzare se non altro per il buon cast che assicura un buon divertimento.
D'accordo, niente di trascendentale. Però, accidenti, quanti altri con un canovaccio semplice semplice come sceneggiatura, senza neanche darsi la pena di approfondire poi molto i suoi personaggi, riesce a trarne un film godibile e accattivante come questo? Loach dà l'idea di essere arrivato al punto di riuscire a dirigere un film con una mano mentre con l'altra mescola il risotto per la cena. E non è una critica, beninteso. Anche in questo è un porsi allo stesso livello di chi si sta raccontando, di quelli ai margini, per non dire oltre, di una società che li genera, ma non li riconosce come propri figli. Sapersi appropriare di un punto di vista e trasmetterlo con leggerezza, magari travestito da burla, è un altro bel modo di fare il suo mestiere.
I film di Loach sono una garanzia assoluta: sceneggiature coi fiocchi, ottimi attori esordienti, dialoghi brillanti, etc. ma stavolta questa commedia sociale non spicca il volo come dovrebbe. C'è sempre una sensazione che qualcosa di tragico possa accadere - nella prima parte, vagamente à la Romeo§Giulietta - ma gli angoli vengono smussati fino a sfociare in un'adorabile farsa à la Full Monty. Un film troppo revanscista per i miei gusti eppure ineccepibile sotto molti punti di vista. Diventa strepitoso nel confronto tra Robbie e la sua antica vittima, dove si toccano i vertici più alti del cinema di Loach, almeno per pochi istanti... come a dire, attenti a empatizzare con questo simpatico giovanotto, non è certo una pecorella smarrita in cerca di gregge. Il film si muove su un'idealismo troppo marcato (la redenzione passa attraverso la furbizia?) e la figura dell'assistente sociale troppo bonaria, paterna, insomma stucchevole... Intendiamoci, è un film godibilissimo tra i panorami scozzesi e le peripezie di questi sbandati gaglioffi con il loro business etilico... ma non rientra nella lista dei classici da cineteca di cui Loach ci ha spesso abituati
Dopo il mio amico Eric Loach torna alla commedia dura ma ironica e ci regala uno splendido affresco di una scozia disoccupata dove cercano di sopravvivere giovinastri violenti e alcolizzati. Il tutto segguendo il protagonista Robbie, che come tutti merita una seconda possibilità, così tra degustazioni di wischy, inseguimenti a piedi e marce in kilt, Robbbie e gli altri protagonisti, tra cui un incorregibile Albert, cercheranno di realizzare i proprii desideri, ma soprattutto di non finire più in galera e di avere una vita che valga la pena di essere vissuta. Un bel film, che nonostante sia positivo fà riflettere sulla crisi e sulla povera gente che a malapena percepisce il sussidio di disoccupazione. Memorabile la scena della degustazione di wischy a casa dell'amico di Robbie! Colonna sonora sottish!
mi è piaciuto decisamente, vista anche la mia passione del whisky scozzese. :-) denuncia sociale sempre presente per Loach, ma per una volta c'è più leggerezza e devo dire che per deviare un po' dal filone, l'idea di strutturarlo così non mi è apparsa male.
Apprezzo Ken Loach come regista e come uomo coerente con le proprie idee e amo i suoi film. Questo non sarà il più riuscito, ma è senza dubbio una commedia gradevole che tratta il riscatto di un ragazzo che vuole uscire con tutte le sue forze da una situazione di degrado sociale e difficoltà. Ci sono attimi divertenti, il film scorre via piacevolmente.
Non è uno dei migliori di Loach ma è pur sempre lui. Probabilmente Loach ha cercato di non rimanere stilisticamente prigioniero di un certo tipo di cinema e ha provato un genere che apparentemente non gli sarebbe congeniale, cioè la commedia. Invece bisogna dire che Loach è bravo a prescindere, riesce a condurre lo spettatore dove vuole con gusto, intelligenza, capacità e pathos. Quindi "La parte degli angeli" è un film ben fatto, divertente e con un semplice ma importante messaggio: tutti noi, anche i più sfigati e i più compromessi, abbiamo qualcosa che vale. Loach con questo film cerca di imbastire qualcosa di positivo, dare speranza, offrire vie di uscita. Ai sottoproletari, protagonisti dei suoi film, vuole dire di scrollarsi di dosso il senso fatalistico di sconfitta, la rassegnazione alla violenza e all'abbrutimento. Vale la pena scommettere su se stessi, tentare un'integrazione nel sistema, se non altro per vivere in maniera dignitosa e rispettosa di se stessi e degli altri. Bisogna sempre e comunque scegliere l'intelligenza e la tenacia alla vendetta e al parassitismo, non si può che migliorare. Loach quindi lascia da parte per una volta i meccanismi perversi di sfruttamento, trascura in parte il sociale per dedicarsi prevalentemente all'individuale. Questo può fare storcere la bocca a qualcuno, comunque è un dato reale e decisivo nella vita della gente e quindi fa bene Loach a rappresentare dei modelli e a indicare vie d'uscita. Molto per Loach dipende quindi dalla reale volontà che ha una persona dal togliersi da brutte situazioni. Gli aiuti sono decisivi e utilissimi (il personaggio di Henry, la moglie del protagonista) ma è ogni singola persona che è responsabile, che deve volere e sapere come cambiare la propria vita. Il finale infatti fa vedere che la stessa situazione non è positiva per tutti, le occasioni vanno sapute sfruttare. Il protagonista è l'unico che capisce il valore del denaro (un mezzo per costruirsi una vita felice e serena con si ama di più), i suoi amici no (lo vogliono usare per sbronzarsi). I mezzi usati per ottenere questo denaro poi non sono dei più "onesti" è vero, ma Loach non è mai stato un "politically correct". Ciò che conta è che chi sta in basso possa riscattarsi, crearsi una propria identità corretta e saper vivere. Il personaggio del protagonista è l'unico psicologicamente ben sviluppato e completo, gli altri sono un po' abbozzati (ma questo è tipico dei film di Loach). Comunque l'importante, come detto, è diffondere un messaggio e anche stavolta Loach ha compiuto egregiamente la sua missione.
Davvero ben confezionato e godibile. E finalmente un pò di ottimismo, si esce dalla sala con il sorriso e resta questa sensazione anche dopo. Evviva il "vecchio" Ken sempre molto credibile!!!
denuncia sociale, riscatto, senso di impotenza, di fallimento, di vuoto... poi per la prima volta qualcosa di inaspettato rispetto ai film di Ken Loach, che mi ha lasciato davvero sorpresa...
film molto anomalo.amalgama sequenze degne di un film drammatico con quelle di una commedia,riuscendo a non farle coincider mai,non avevo mai visto una cosa del genere.se si ha voglia di una commedia questo all'inizio lo sembra,ma poi subito s'immerge nella violenza,e quando ti ci abitui riparte con parti divertenti per ripiombare nel marciume per poi riuscirne ancora,ovviamente senza che l'ironia prevalga sull'aspetto triste e la drammaticità sul fattore comico. buone ambientazioni inoltre,da veder.