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All'interno della filmografia di Rossellini, La Paura è realmente un film piuttosto anomalo. Non vorrei dire una bestialità, ma questo lavoro in fondo può essere collocato quasi come una contaminazione del suo cinema con un genere come il noir. Una donna, moglie ed adultera, che subisce ricatti sempre più pesanti da un'altra donna, ex fidanzata del suo amante, quest'ultimo comunque lasciato dal personaggio della Bergman. L'attrice svedese è bravissima, espressiva e sul suo volto è scolpita dall'angoscia di questa situazione che subirà un colpo di scena che Rossellini orchestra in maniera precisa e puntuale. Può destare qualche perplessità il finale che sembra palesemente posticcio, ma se ci si riflette bene, mi è sembrato un falso lieto fine. Una donna sdoppiata in una nazione divisa. Probabilmente Rossellini ha immesso qualche elemento autobiografico sul rapporto logorato fra lui stesso e la Bergman.
Trai i titoli meno celebri di Rossellini, stroncato dalla critica al tempo della sua uscita e poi parzialmente rivalutato negli anni, è un dramma del tradimento in cui si respira un'atmosfere sulfurea dall'inizio alla fine e dove echi stilistici espressionisti fanno capolino nel racconto. La Bergman è come di consueto insuperabile nel trasmettere i tormenti dell'anima ma il film è in certi passaggi sbrigativo, e si dimentica per strada la figura dell'amante, come se non interessasse a nessuno ( e forse è così ). Visti i vertici registici cui ci ha abituato Rossellini, questo lavoro è giusto catalogarlo tra i suoi secondari.
Un film da leggere sotto il suo contesto storico. Visto oggi appare poco credibile il comportamento della Donna, purtroppo i tempi sono cambiati e la separazione oggi è vista come una soluzione buona per entrambi i partner. In questa pellicola di Rossellini invece il tutto si vive nell'incubo. Aiuta nel coinvolgimento sia la bravissima Bergman, al suo ultimo lavoro con il regista Italiano, quanto la colonna sonora.
Da quel che ricordo, uno dei film piu' cupi e complessi di Rossellini, probabilmente fin troppo innovativo anche per l'epoca, ricco di intuizioni psicologiche. Un film che devo assolutamente rivedere, se non altro perchè fu un fiasco all'epoca, non venne capito neanche dalla critica, ma a distanza di sessant'anni se ne parla ancora molto, specialmente nelle riviste specializzate. Un ruolo difficile e sofferto per la Bergman, all'ultimo film con il regista prima del divorzio che sancì il suo discusso ritorno a Hollywood con "Anastasia"