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Completamente INUTILE. Non capisco il perchè di questo film! Non è nè divertente, nè toccante, non trasmette nulla. Un'insieme di scene senza capo nè coda, montate a caso tipo collage.
La parte più bella: tipe: "dovresti venire anche tu in Australia con noi" Stiller ci pensa: "è proprio quello che farò" prepara la roba al volo, sale in macchina ed esclama: "no, non posso venire, fatemi scendere". Nessun senso!
ovviamente molte persone sono rimaste deluse da questo film, perchè vedendo ben stiller come protagonista si aspettavano una commedia (e la colpa è ovviamente del film, mi sembra quasi superfluo rimarcarlo, non di chi va al cinema senza avere la più pallida idea di quello che si accingerà a vedere). ed invece questo è un ottimo film, che sceglie deliberatamente una trama solo accennata e di NON essere una commedia, per intraprendere un'analisi profonda e dettagliata sul protagonista, sollevando strati su strati del suo carattere per mostrarne l'essenza più intima. a tratti quasi alleniano, ma con pennellate di realismo molto più marcate. miglior prova in carriera per stiller.
La trama che curiosisce, Ben Stiller come protagonista, l'anteprima che esalta i pochi attimi "buffi" (ma solo perchè presi singolarmente, visti nel procedere della storia non lo sono), la rititolazione italiana "lo stravagante mondo di...", possono incuriosire ma sono uno "specchio per le allodole", questo film offre per la maggior parte della sua visione il "vuoto", poi appena prima della fine vuole dare "tutto insieme in un'attimo", ma non compensa in "nulla", anche il finale inconcludente non aiuta, evitabile.
Difficile trovare un film totalmente divertente ultimamente di Ben Stiller. Commedie su commedie, per un attore divenuto importante per il genere, soprattutto per il passato... ora come ora personalmente non mi attira più. Deve cambiare rotta, o sceneggiatori... forse, perchè sta proponendo solo film che non hanno nulla o quasi da dire. Attore troppo forte del passato successo, ma che rischia l'affossamento... sua fortuna (come di altri attori) è che sembra non vi siano grandi promesse, almeno per il genere, in giro.
Un film pessimo, non giudico chi gli ha dato 7, ma giudico chi gli ha dato 4,5 - 4 per non sfigurare con chi aveva dato 7, se poi nei commenti si leggono solo cose abbondantemente negative. Non si salva niente, altro che dialoghi schietti e amari, dialoghi banali, cose veramente al limite del ridicolo. Inutile sforzarsi nel dare un senso altro a questo film, di alto sto film ha solo il prezzo del biglietto che ho dovuto pagare! Soldi buttati!
Un pregio che ho trovato in questo film è che riesce a trasmetterti quella sensazione sgradevole di sentirsi fuori posto, in mezzo al guado. Greenberg sicuramente ha avuto un crollo nervoso dovuto a quei cosidetti bilanci della propria vita che ogni tanto si fanno e il peso delle scelte operate nel passato, che pesano nel presente nella forma di un rimorso, piuttosto che un rimpianto. E' incapace di creare quel minimo di approccio con gli altri e tenta ostinatamente correggere ciò che considera degli errori, coinvolgendo in questo disegno, in maniera molto maldestra, le persone del proprio passato e togliendo dalla propria visuale il presente. E' una commedia amarissima, dal tono molto dimesso e con personaggi ben disegnati. Stiller è molto lontano, per non dire antitetico, ai suoi ultimi film: estremamente misurato nella sua intepretazione, una rabbia soffocata con improvvise esplosioni in cui si vede la fragilità e la paura di un uomo solo.
Avevo voglia di un film leggero e così appena ho visto che c'era al cinema l'ultimo di Ben Stiller ho deciso di andare al vederlo. Ma già dopo 10 minuti ho capito che non è la commedia che mi aspettavo, ma qualcosa di diverso; un film atipico in cui ti aspetti che da un momento all'altro succeda qualcosa che lo faccia decollare...ma non è così. Un'ora e tre quarti imperniati sulla vita di un anonimo quarantenne americano, tal Greenberg appunto, alle prese con una crisi d'identità portata avanti dal regista in maniera estremamente banale e semplicistica. Tanto banale quanto sconclusionato il film non decolla mai al punto da non riuscire neanche a far capire a chi lo vede quale sia il suo tema portante. Se fosse la salute mentale, come hanno sostenuto alcuni, la superficialità con cui viene affrontato dal regista è a dir poco disarmante tanto da farti venir voglia di scrivere al caro Ben Stiller e compagnia una lettera di critiche pungenti, un po' come ama tanto fare il suo Greenberg. Sarà che sono giovane e quindi non mi riesco per niente ad immedesimare nel protagonista, l'ho trovato un film noioso, a tratti irritante.
Se per cinema intendiamo una buona sceneggiatura, allora questo film ne ha una coi fiocchi, insomma è scritto benissimo, recitato anche meglio, vanta un plauso incondizionato per i dialoghi, così amari (ironia nerissima) e sarcastici da rasentare la perfezione. E' una buona commedia à la Rob Reiner per intenderci, anche se nelle intenzioni ricorda vagamente "Qualcosa è cambiato", un vecchio/nuovo film con Jack Nicholson. Ben Stiller non è certo un attore che mi ispiri simpatia, tuttavia stavolta ho pensato che mi avrebbe sorpreso, ed è stato così per molti versi. Ma nonostante uno splendido drive iniziale e un epilogo tutto sommato non compiacente, la regia è talvolta informale, univoca, ora si prende troppo sul serio ora - al contrario - sembra quasi che l'autore non sia del tutto convinto delle sue potenzialità. Per questo il film, che non è facile e non ha certo un ritmo scoppiettante (ehm vien voglia di prenderli sul serio, i ragazzi di un party, quando reclamano la musica dei korn o degli Ac/Dc) risulta complessivamente monotono e un pochetto snob, talvolta fin troppo invadente nelle sue derive autoriali. Eppure questo Greenberg merita un plauso convinto, perchè al di là delle sue cadute di tono mette in scena la maschera dell'irrazionalità - più che dell'idiozia - e pure una feroce cattiveria che maschera l'insicurezza di non essere mai capìti fino in fondo. L'impegno del protagonista è commovente quanto le sue gaffes, ma non è certo peggio del fratello pronto a insediare un albergo nel Vietnam, che continua a trattarlo alla stregua di un fannullone psicolabile. Oltretutto, qui si parla di un tema (la salute mentale) con un coraggio oserei dire raro per il cinema (o del crollo emotivo che può accadere a chiunque?!). La scena del party, con la filosofia ermetica e forse brutale di Greenberg - con il suo patetico bisogno di aspirare a una giovinezza con vent'anni di ritardo - è emblematica. Un personaggio che può irritare o far sorridere, ma resta nello spettatore il bisogno anche disagevole di capirlo. Perchè nella sua chiusura c'è anche quel desiderio di mettersi in mostra che lo rende un anonimo dei nostri tempi, un outsider in fondo coerente con i suoi limiti espressivi