l'ultimo buscadero regia di Sam Peckinpah USA 1972
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l'ultimo buscadero (1972)

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locandina del film L'ULTIMO BUSCADERO

Titolo Originale: JUNIOR BONNER

RegiaSam Peckinpah

InterpretiBen Johnson, Ida Lupino, Robert Preston, Steve McQueen

Durata: h 1.42
NazionalitàUSA 1972
Generecommedia
Al cinema nel Gennaio 1972

•  Altri film di Sam Peckinpah

Trama del film L'ultimo buscadero

Junior Bonner è figlio di un ex campione di rodeo che ora coltiva il sogno di trasferirsi in Australia in cerca dell'oro. Anche la carriera di Junior è in declino; quando si reca a Prescott, sua città natale, il fratello Curly vuole coinvolgerlo in affari edilizi ma Junior non ci sta.

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Voto Visitatori:   7,50 / 10 (12 voti)7,50Grafico
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Voti e commenti su L'ultimo buscadero, 12 opinioni inserite

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Dick  @  30/07/2014 20:28:38
   8 / 10
Peckinpah racconta attraverso un film allo stesso tempo simpatico e malinconico la figura del cowboy moderno senza comunque mettere in ombra il lato sportivo.

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  24/05/2014 16:20:30
   7 / 10
Un western talmente mite che non sembra uscito proprio in quel periodo dalle mani di Peckinpah, sta giusto in mezzo tra i suoi 2 film più brutali, 'Cane di Paglia' e 'Voglio la testa di Garcia', una boccata d'ossigeno d'umanità si può definire, un inno al naturalismo tra balli e rodei, uno sguardo commosso sulla condizione umana e sul riscatto della dignità, anche perchè è bene sottolineare che sotto quella scorza rude e un po rozza il suo cinema è profondamente umanista.
Dannatamente crepuscolare, il progresso si fa largo e le vecchie tradizioni si illudono utopisticamente di resistere al tempo, regia distratta, anche un po compiaciuta con tutti quei ralenti che si insinuano nel ritmo del film, ma poetico a raffigurare le immagini di armonia rurale, a seguire i movimenti del cane, a staccare sullo sguardo di un bambino.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  11/06/2011 19:06:41
   7½ / 10
Il West ormai è un baraccone itinerante di residuati di un mondo scomparso, capace però di sognare e far sognare. Ace Bonner, uno stupendo Robert Preston, è il vero centro del film. Il suo personaggio è così simile al sognatore folle Cable Hogue e nei suoi due figli, Junior e Curly, vi sono da una parte la continuazione ostinata di quel sogno e dall'altra il nuovo che avanza a suon di denaro e meschinità varie. Un film in apparenza più dimesso, ma in cui la violenza, si veda la sequenza dei bulldozer che demoliscono la casa, si carica di una valenza più simbolica e carica di significato.

Gruppo COLLABORATORI julian  @  03/11/2010 13:58:18
   7½ / 10
E questo vale come il western crepuscolare di Peckinpah, un genere in cui più o meno tutti i registi western si sono cimentati.
Non più uomini delle vacche però, ma uomini dei tori, in rappresentanza comunque di una categoria praticamente scomparsa e surclassata dall'avanzamento del capitalista, qui incarnato dal fratello Curly Bonner.
Un film di grandi interpreti (McQueen, Preston), dove si vede la mano abile alla regia, capace di controllare sia i ritmi veloci dell'azione, sia gli indugi romantici.
Splendidi anche i ralenty sul rodeo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  16/10/2010 20:21:51
   6½ / 10
Il film racconta il "viale del tramonto" intrapreso da una famiglia di "rodeisti"!
Il Padre che vuole fuggire da questa realta' chiede aiuto al figlio,anche lui in declinio con la carriera,che fara' di tutto per accontentare il Padre...o almeno questo è quello che...

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Peckinpah ha un modo tutto suo di dirigere il film inserendo lunghe pause,tanti primi piani,rallenty a non finire ma la storia scorre in maniera troppo lenta e a me ha convinto poco...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  09/10/2010 12:08:16
   7½ / 10
A me è piaciuto molto. Sam Peckinpah è una vecchia volpe e riesce a trasmetterti emozioni attraverso l'utilizzo di scene condite con sapienza ed intenzione caricandole di esperienze personali evidenti. Un richiamo al western soprattutto nelle bellissime scene del rodeo, della parata e della rissa nel bar. Due uomini, Padre e figlio, alle prese con un rapporto particolare il tutto contornato dalle sabbiose immagini dell'arizona. Cast praticamente perfetto, mitico Robert Preston.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  11/09/2010 16:12:56
   7½ / 10
L'ultimo giorno insieme di una famiglia destinata a disgregarsi,quindi sempre crepuscolare e malinconico Peckinpah pur essendo lontano da sparatorie e carneficine del selvaggio west. Il viaggio che compie questa volta il regista,insieme a Junior Bonner,è all'interno di un'America campagnola e che sta svanendo lentamente, in cui le tradizioni vengono mantenute solo nei giorni di festa. Parallelamente la festa è l'occasione di riunire i membri di una famiglia che oramai vanno per i fatti loro,che come le vecchie tradizioni stanno scomparendo.
Toni leggeri,divertiti e mai pesanti,eppure anche molto malinconici nel finale e in molte situazioni divertenti. Lo stile di Peckinpah si fa sentire spesso anche nel montaggio frenetico,nei rallenty ripetuti e nella fantastica sequenza della rissa nel bar. Bravo McQueen e ottimo il cast,è l'ennesima brusca variazione del regista dopo la violenza di Cane di paglia e ancora una volta confuse il pubblico che ne decretò il flop. Non è il meglio del regista ma merita.

2 risposte al commento
Ultima risposta 12/09/2010 22.05.03
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  17/01/2010 22:46:48
   7 / 10
Peckinpah con questo film fa un ritratto nostalgico ed elegiaco di un mondo ormai scomparso, quello dell’America rustica, genuina, avventurosa; un mondo che aveva come valori l’abilità fisica, la vita all’aria aperta, l’avventura, il non essere soffocati da norme o impegni, la libertà di darsi ai vizi del bere e del sesso. Il poco che rimane di questo mondo è destinato a vivere solo nelle parate e nei rodei, come mito imbalsamato a uso e consumo dei turisti.
Il mondo del presente e del futuro è quello dell’imprenditoria, del mattone e della pubblicità. Un modo di vivere che si basa sui soldi, sulle regole della vita borghese e cittadina, le quali hanno ormai sostituito l’anarchia e la bisboccia dei vecchi cowboys.
Il film è ambientato nel presente, ma si ispira, secondo me, a Sentieri Selvaggi di John Ford. Junior Bonner, come Ethan, è un solitario, un “anziano” che si sente ormai sul viale del tramonto ma che riesce lo stesso a dimostrare ancora grande valore ed esperienza. Come Ethan, si sente molto legato al valore della famiglia, contribuisce spassionatamente a tenerla unita, ma una volta eseguito il suo compito torna alla sua libertà, al suo mondo selvaggio, a cui non sa rinunciare.
Certo non ci sono più gli indiani, non ci sono più battaglie violente o cruente, le stesse s*****ttate nei bar (i saloon sono ormai scomparsi) sono qualcosa di rituale e riflesso. Il protagonista quindi ha soprattutto qualità pacifiche e agisce a volte con fare malinconico e rassegnato, anche se non demorde e cerca di andare fino in fondo alla sua strada. Di Junior Bonner risalta soprattutto il sorriso e lo sguardo (bella interpretazione di Steve McQueen). L’impresa che riesce a fare è trattata stilisticamente come qualcosa di normale, senza enfasi. E’ un “eroe” quindi semplice e modesto a cui tutti vogliono bene.
E’ come se Peckinpah con questo film avesse voluto reagire alla accuse di vedere tutto esclusivamente con gli occhi della violenza (vedi Cane di Paglia). Solo che il mondo senza “violenza” appare come un mondo senza nerbo, noioso, fatto solo di opportunisti e gente senza valore.
Questa volontà di smorzare non giova secondo me a Peckinpah. Il film scorre a volte lento e piatto, sembra a tratti un documentario. E’ pur sempre un discreto film, tecnicamente eccellente, animato a volte – come nella s*****ttata – dal montaggio spezzettato e frenetico tipico di Peckinpah. Colonna sonora ovviamente country.
Peckinpah si conferma un inguaribile “conservatore”.

dobel  @  23/08/2009 10:03:10
   9 / 10
Non posso essere lucido nel mio giudizio... Peckinpah è il regista che più amo. Junior Bonner (spiegatemi perché i titoli, soprattutto se nomi propri di persona vengono tradotti e stravolti in modo ridicolo e stucchevole!) è il film a cui più sono affezionato. Assolutamente concordo nel ritenerlo non un film minore del regista, anzi! Comunque una piccola summa delle tematiche del grande Sam: il vivere in modo anacronistico, la gloria dei vinti (concetto coniato da Bogdanovich per Ford ma che calza come un guanto anche alla poetica di Peckinpah), il rimpianto per un mondo che sta tramontando per sempre soppiantato da un altro privo degli stessi valori, la solitudine come condizione da pagare per una vita all'insegna dell'idealismo, il vecchio cowboy che non può trovare una collocazione nel mondo contemporaneo (più estesamente per Peckinpah è l'Uomo che non può vivere da Uomo nel mondo contemporaneo) e via discorrendo.
Soprattutto è un film su una scelta di vita: Junior sceglie di vivere la propria vita come crede e come meglio può; rischia di suo e alla fine non gli importa di essere fuori dal mondo. E' la sua vita e ha intenzione di viverla a modo suo. Questo principio è ricorrente in tutti i film di Peckinpah, da "Sfida nell'alta sierra", al "Mucchio selvaggio", da "Convoy" a "Pat Garreth e Billy the Kid". E' semplicemente il principio della libertà. Questo è un film sulla libertà e il suo prezzo.
Concordo con chi mi ha preceduto che ci troviamo di fronte ad un grande Steve McQueen; credo che le due performance migliori dell'attore siano proprio quelle legate al nome di Peckinpah se non altro perché sono gli unici due grandissimi film da lui intepretati. D'accordo... "Papillon" era un grande film, "La grande fuga" un ottimo film, "Bullit" un buon film, "Cincinnati Kid" pure e così "Boon il saccheggiatore". Ma ritengo che tutte queste pellicole brillino più per la luce emanata da McQueen che per il loro effettivo valore artistico. Con questa opera di Peckinpah e con "Getaway" ci troviamo di fronte a delle pellicole che brillerebbero di luce propria anche con un altro interprete; ciò non toglie che l'apporto dato da Steve McQueen le doni un valore aggiunto non indifferente.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  26/12/2008 13:31:35
   7½ / 10
Quando ti abitui a guardare il cinema con un certo approccio, scopri che è un mondo magico per come due registi che hanno caratterizzato lo stesso genere, John Ford e Sam Peckinpah, si ritrovino a dire le stesse cose in un due modi del tutto differenti. Il fatto acquisisce ancora più magia se per caso te li ritrovi a guardare uno successivamente l' altro. Anche "L' Ultimo Buscadero" contrappone il vecchio e il nuovo, due mentalità e visioni della vita completamente diversi all' interno della stessa famiglia. Come il film precedente "Cane di Paglia" è un western nell' essenza e una storia di orgoglio; le uniche cose che cambiano è che viene tutto spostato di contesto, sia per il luogo che per il rapporto, non il classico "d' amicizia virile" come sarà invece "Pat Garrett & Billy the Kid", ma un rapporto tra padre e figlio, e quindi la forte idiosincrasia con il fratello. Mi trovo d' accordo con chi mi precede sul fatto che non sia ai livelli dei suoi capolavori, ma l' incipit di questa pellicola dimostra come questo regista sia in grado di raccontare una storia anche con le convenzioni del cinema muto: non serve leggere la trama, l' indugiare nello staccare l' inquadratura dal marchio del toro, e Bonner Jr. che si sistema la fascia attarno il giro vita, ci fa capire che quello è il toro protagonista che ha un trascorso con lo stesso Bonner. Efficace Steve McQueen, prima volta che lo vedo.

2 risposte al commento
Ultima risposta 26/12/2008 17.01.19
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Dan of the KOB  @  22/08/2008 12:59:39
   7½ / 10
Concordo pienamene col commento di kowalsky!
Questo non è un Peckinpah minore, assolutamente! In questo film ci sono 2 uomini in fuga dal mondo che sta cambiando, due uomini un pò scanzonati, un pò monelli, ma con i loro valori morali e i loro principi ben radicati, due antieroei classici del cinema di Peckinpah insomma!
E poi ci sono risse, scene al rallenty e tutto quello che ha sempre caratterizzato questo regista che ha cambiato il modo di fare cinema per sempre!
Ottima prova del cast e fantastico come sempre Steve McQueen!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  14/02/2007 23:35:28
   7½ / 10
Ingiustamente accolto come un film minore di Peckinpah, il film è una nostalgica e appassionata rievocazione di un mondo scomparso, che è emblematico sia nella tradizione preservata da Junior Banner (una delle performance migliori di McQueen) sia nell'opportunismo capitalista del fratello (l'immenso e sottovalutato caratterista Joe Don Baker).
Ci sono tutti i temi cari a Peckinpah: il coraggio, la solidarietà maschile, il sogno e l'utopia, il decisionismo, la speranza.
C'è un disincanto doloroso e commovente nella disperata fuga di due uomini . padre e figlio - davanti a un mondo che cambia ("I tempi sono cambiati, tutto è cambiato") e dove i vincenti di ieri possono essere i perdenti di "oggi".
Ottima prova anche di Preston e di Ida Lupino e diverse scene cult: la parata dell'inaugurazione del rodeo, con Junior e il padre che escono dalla folla a cavallo, e la rissa in bar, degna dei western classici di un tempo.
Con questo film Peckinpah celebra la fine di un certo mondo di una tipologia del western
E soprattutto c'è la grandissima tecnica di un regista insuperabile anche quando cita se stesso.

In particolare questa scena: Junior-McQueen confessa al padre di essere al verde.
- "A me servono solo 5000"
- "Nemmeno cinquanta"
Il padre fa per andarsene e dopo qualche metro supera la linea ferroviaria.
Passa una piccola diligenza che copre la sua immagine.
Si rivede l'uomo, che si volta verso il figlio e torna da lui.
E' come se avesse smaltito la rabbia e la delusione.
- "Andiamo al lavoro?" gli chiede, e se ne vanno via insieme

Credo che questa immagine catturi tutta l'essenza del cinema di Sam

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