processo a giovanna d'arco regia di Robert Bresson Francia 1962
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processo a giovanna d'arco (1962)

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locandina del film PROCESSO A GIOVANNA D'ARCO

Titolo Originale: PROCÉS DE JEANNE D'ARC

RegiaRobert Bresson

InterpretiFlorence Delay, Jean-Claude Fourneau, Roger Honorat, Marc Jacquier, Jean Gillibert, Michel Herubel, André Régnier, Arthur Le Bau, Marcel Darbaud, Philippe Dreux, Paul-Robert Mimet, Gérard Zingg

Durata: h 1.01
NazionalitàFrancia 1962
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 1962

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Trama del film Processo a giovanna d'arco

Giovanna d'Arco è prigioniera da molti mesi, in una cella del castello di Rouen. Il film ne segue il processo, la condanna a morte e l'esecuzione sulla base dei testi dell'epoca, delle cronache minuziose degli eventi. L'imputata si ritrova progressivamente smarrita in un labirinto fatto di burocrazia e di malevola persecuzione, al termine del quale l'attende la sconfitta ineluttabile.

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Voto Visitatori:   8,00 / 10 (10 voti)8,00Grafico
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Voti e commenti su Processo a giovanna d'arco, 10 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  12/10/2024 16:24:38
   8 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Bresson porta in scena il famoso episodio del processo a Giovanna D'Arco, ovviamente, è impossibile non fare i conti con l'illustre predecessore, quello di Dreyer, che il sottoscritto, ma non solo, considera tra alle vette del cinema di tutti i tempi, l'opera di Bresson nel narrare lo stesso soggetto risulta essere efficacemente diversa, distaccandosi non tanto come temi quanto nell'estro stilistico, se Dreyer caricava le immagini e riusciva a puntare sull'emotività e sul sentimento, dato dall'interpretazione istrionica della Falconetti e dai primissimi piani che catturavano anche la più piccola lacrima, Bresson invece sembra dare più risalto alla componente cervellotica del processo, per ovvi motivi presenta molti più dialoghi, e la messa in scena risulta estremamente asciutta, come già ci aveva mostrato nelle opere immediatamente precedenti, è così che tra le mura spoglie del castello di Rouen avviene il famoso processo, la narrazione tendenzialmente episodica procede con le continue udienze, Bresson si concentra molto sul dualismo tra la personalità di Giovanna D'Arco, giovane ormai scomoda alle autorità francesi, venduta agli inglesi, che viene processata per stregoneria e gli ieratici e impassibili giudici dell'inquisizione, l'autore sembra farne un gioco di logica, in cui, come in alcune opere del passato - "Diario di un curato di campagna", "La conversa di Belfort" - sembra voler approfondire la fede e il suo rapporto con la natura umana, rappresenta una Giovanna D'Arco del tutto piegata al volere divino, che entra in contatto sia con D.io che con gli altri santi senza avere l'intermediazione della chiesa, cosa che sembra infastidire i giudici che si considerano gli unici portatori della verità divina in terra, è qui che l'autore mostra il paradossale pensiero ecclesiastico, ben lontano dalle modalità della fede più pura, incontrastata, incancellabile dalle volontà della giovane eroina, mostra come vi è questa sorta di scambio di ruoli, con Giovanna considerata eretica che fa di tutto per applicare le volontà divina e gli ecclesiastici che fanno di tutto per dissuaderla per i loro meri interessi personali, ma d'altronde, sono loro che detengono il potere e il risultato è scontato.

Interessante come l'autore si sofferma sulla volontà di ferro di Giovanna D'Arco, piena di tentazioni, capace di resistere alle atroci sofferenze - che questa volta non vengono mostrate, a differenza del film di Dreyer - ma soprattutto totalmente disposta ad accettare il suo destino, qualunque esso sia, dato che la fede incondizionata la porta a concepirla come una volontà divina, Bresson è abile a ridurre tutto all'osso, con la sua regia asciutta che era già diventata un marchio di fabbrica, basandosi prevalentemente su campi e controcampi e qualche dettaglio particolarmente attento, come le mani sulla bibbia prima del giuramento o l'occhio indiscreto che guarda tra le crepe della cella, anche la sequenza finale, viene totalmente privata di una qualsivoglia spettacolarizzazione, riducendo il rogo a degli statici campi e controcampi con gli sguardi impassibili degli ecclesiastici convinti di essere nel giusto e qualche urlo fuoricampo a sottolineare la sofferenza di una persona devota, ma comunque umana.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  16/12/2021 13:17:43
   8 / 10
Bresson è essenziale, privo di qualsiasi fronzolo e la sceneggiatura è basata sul testo al processo contro la pulzella d'Orleans. l fede di Giovanna d'Arco è semplice nella sua purezza, non ha sovrastrutture e l'atteggiamento di Giovanna è sempre fermo in maniera coerente. Gli accusatori, che sarebbero in teoria depositare della fede giocano con le parole, manipolando le dichiarazioni stesse di Giovanna. La loro, al contrario, non è fede ma puro e semplice gioco politico che non centra nulla con fede. Sono corrotti credendo di essere dalla parte del bene, giudicano senza dare la possibilità di essere a loro volta giudicati.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  05/03/2021 14:12:23
   7½ / 10
L'inconfondibile maso "asciutta" di Robert Bresson sta dietro all'ennesimo film che come argomento ha il processo a Giovanna d'Arco. Rispetto al capolavoro di Dreyer la direzione è ovviamente piu' classica, non c'è la ricerca dell'inquadratura perfetta ma i dialoghi (cosa assente ovviamente nel film del 1928) sono brillanti e ad effetto.
Insomma un'ottima ricostruzione di un "dramma processuale" del Medioevo della Chiesa...

Dick  @  05/02/2015 19:26:26
   8½ / 10
Spoglio, essenziale, teso, coinvolgente!

JOKER1926  @  17/06/2012 16:39:27
   7 / 10
L'icona di una delle più grandi Sante della storia della religione cattolica di sempre, San Giovanna D'arco, è l'epicentro concettuale del film di Robert Bresson.
"Il processo di San Giovanna d' Arco" è una di quelle produzioni idealizzate per colpire il pubblico in modo totale fra freddezza e tanta semplicità.
Perché, detta tutta, Bresson alla regia non vuole enfasi ma solo efficacia, dall'inquadrature e dal montaggio traspare tutto.
Infatti la regia vuole donare un'Icona pulita, incorruttibile e pragmatica, quella di Giovanna d'Arco. Il film si basa quasi sempre su dialoghi serrati, entra in scena l'indispensabile tecnica del campo controcampo. Quest'ultima indispensabile nel rendere veemente e aspro il dialogo fra i giudici e l'Imputata.
Le sequenze di Bresson sono molto simili, si può parlare pienamente di un lavoro alquanto metodico ma, ovviamente, riuscitissimo.

"Il processo di San Giovanna d'Arco" è più di una semplice pellicola, per gli amanti e per i credenti della Santa il tutto assume un qualcosa di eccezionale che travalica dalle cose ordinarie. Film carico di passione con un finale di morte e di speranza, quasi metafisico.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  09/01/2012 20:36:47
   8½ / 10
L'isolamento imposto da Bresson alla sua Giovanna d'Arco è totale: le linee inflessibili degli ambienti squadrati, i volti magri di pietra dei processanti (isolati a loro volta uno per uno in inquadrature granitiche), le incitazioni lapidarie di morte di una folla invisibile e l'occhio a metà tra inquisitorio e feticista al di là della parete.

La ricostruzione meticolosa e scarna del processo ritrae una Giovanna razionale, impenetrabile, in contrasto con la visionarietà mistica dell'eroina. La porta della cella, che diviene passaggio di un via vai di sordidi interrogatori, rimane socchiusa come a indicare l'impossibilità di una fuga (il pessimismo bressoniano dai tempi del "Condannato").

Il processo è chiuso tra i ferri di una musica martellante e funebre che s'interrompe durante tutto il suo svolgimento, tra le mani (senza volto) sulle spalle degli inquisitori nell'incipit e il silenzio delle fiamme nel finale: le presenze umane scompaiono e il raffronto rimane quello tra la croce avvolta nel fumo e il monito del tronco arso e spoglio con cui il film si chiude.

2 risposte al commento
Ultima risposta 14/01/2012 13.31.30
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  15/06/2008 20:27:34
   8 / 10
Inizio ad adorare la regia di Bresson. Una regia asciutta, essenziale. La poetica di Bresson è sempre disegnata da linee pulite ma nette.
Si tratta di una pellicola semplicissima, di poco più di un'ora, fatta di campi e controcampi, come tutti i film giudiziari.
Sono le inquadrature fisse dove a parlare è la sofferenza, la vera forza di questo film, i primi piani, le continue inquadrature delle catene ai piedi, esortano ad un senso di dolore a cui è negato il sollievo.

1 risposta al commento
Ultima risposta 22/01/2009 16.35.34
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onda  @  28/04/2008 13:06:08
   7½ / 10
Ricostruzione accurata del processo a Giovanna d'Arco. Un film asciutto, basato principalmente sui dialoghi tratti dagli atti del processo.
Rimane una certa sensazione di freddezza, così come la Giovanna di Bresson, bella e altera, appare molto diversa da quella di Dreyer.
Da confrontare i due film per vedere la differente interpretazione della stessa vicenda e dello stesso personaggio.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  08/10/2007 23:45:29
   9 / 10
Aveva appena compiuto 13 anni quando alla povera contadina di Domrémy le apparve un Angelo per nome del Signore che le disse che sarebbero venute a lei Santa Caterina e Santa Margherita per guidarla nel difficile compito di salvare la Francia dall'assedio degli Inglesi in una guerra che durava da quasi 100 anni. La giovane "pulzella" convinta di essere stata scelta da Dio per un nobile scopo, si presentò dal Re Carlo VII e gli chiese, convincendolo, di poter combattere alla testa dell'esercito contro Enrico VI per togliere l'assedio a Orléans. Alla vittoria però non segui' una definitiva conquista e Giovanna fu abbandonata a se stessa, tanto che alcuni mesi dopo, durante un' imboscata, fu catturata e ceduta agli Inglesi sotto lo sguardo indifferente di Carlo VII che non fece nulla per salvarla.
Giovanna D'Arco era un personaggio scomodo, atipico, prima di allora nessuno aveva mai visto una fanciulla cosi' giovane, capelli corti, vestita da uomo guidare un esercito, tanto potere compresso dentro il corpo esile di una fanciulla faceva paura, ancora di più se questo era accompagnato da un alone di stregoneria ed empietà. Venne cosi' incarcerata dando via alla lunga e penosa serie di processi che la portarono al rogo, ed è qui che inizia questo magnifico film di Bresson.
Facendo riferimento agli atti del processo in originale, la sceneggiatura, scritta interamente dal regista, è basata tutta sui dialoghi, freddi, diretti, ellittici, tanto le domande dei giudici quanto le risposte dell'imputata rapiscono per la loro stupenda drammaticità. Di fronte ad una corte austera, incalzante, senza un minimo di compassione (bravissimi gli attori) nei confronti, se vogliamo, di una bambina, troneggia la figura di Giovanna D'Arco che la fede spinge a non capitolare e non finire nella tela tessuta dagli inquisitori che tentano inutilmente di redimerla. Una visione che nonostante rimanga ancorata per quasi tutto il tempo tra l'interno dell'"aula di tribunale" e la cella dell'imputata non opprime ne tantomeno annoia, è dalla soglia di attenzione e partecipazione con la quale lo si guarda che si giudica questo film basato tutto sulla forza delle parole.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  17/04/2007 01:15:18
   8 / 10
Beh ecco un film che consiglio appassionatamente a tutti gli amanti del buon cinema e che considero letteralmente fondamentale riguardo il personaggio della "Santa rivoluzionaria", forse nel cinema è secondo per importanza solo a quello di Dreyer (che non ho ancora visto).
Bresson fa dell'eroina una donna altera e sicura di se stessa, un'eroina che non teme la morte ma sa fronteggiare adeguatamente i suoi oppositori.
Il ritorno ai temi religiosi è più stoico rispetto all'ineguagliabile "Diario di un curato di campagna", forse il capolavoro di bresson.
Un cinema freddo, rigoroso, essenziale, che deve essere amato gradatamente, e che richiede uno sforzo maggiore del solito, ma splendido.

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Ultima risposta 17/04/2007 01.48.15
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