Nella famiglia della giovane Justine sono tutti veterinari e vegetariani. Dal suo primo giorno alla facoltà di veterinaria, Justine si distacca completamente dai valori familiari mangiando carne. Le conseguenze non tardano ad arrivare e Justine rivela la sua vera natura.
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La debuttante regista(anche sceneggiatrice)vorrebbe riprendere il discorso del body horror(con vaghi echi da Cronenberg e company) filtrato attraverso altre tematiche in voga degli ultimi anni,dalla ribalta femminile sul patriarcato alla maturazione tramite durezza scolastica(con una parentesi sanguinosa che pare guardare a "Carrie-Lo sguardo di Satana")e sessualità fino ai rapporti-conflitti tra familiari e pure il discorso su veganesimo e animalismo.Ma fallisce tragicamente su tutta la linea.Non c'è un briciolo di vero approfondimento nè di queste tematiche nè dei personaggi:Justine(possibile omaggio a De Sade?)accetta stoicamente tutto senza fiatare ma solo perchè si trattiene dovrebbe forse risaltare come (anti)eroina?Gli altri sono anche peggio,insulsi oppure odiosi(sorella su tutti)e la trama è una sagra del raffazzonato/insensato/forzato ambientata in un'università che pare la brutta parodia di una confraternita americana dove gli insegnanti paiono esistere appena.La superficialità è l'unica cosa estrema,visto che anche dal punto di vista di sesso e violenza è assolutamente innocuo.In certi momenti ci si annoia e in altri fa pure capolino il ridicolo involontario(la protagonista davanti allo specchio,la rissa fra sorelle,i rimproveri al cadavere e soprattutto il twist finale).Peccato per la protagonista perchè da l'idea di poter essere degna di miglior causa.L'unica curiosità è la presenza di una canzone italiana nella colonna sonora("Ma che freddo fa" di "Nada").Come abbia fatto ad avere successo e piacere tanto alla critica nonchè a Cannes(dove ha vinto il premio Fipresci)divenendo di fatto un film-manifesto non lo capisco davvero.Che forse c'entra Satana come dicevano in "Dogma" per "Mamma ho perso l'aereo"???
Si sarebbe potuto realizzare un gran film. Recitazione e ambientazione uniche note positive, ma lo svolgimento e la narrazione non mi hanno convinto affatto. A tratti risulta soporifero e melenso.
Il soggetto potrebbe indurci a spunti di riflessione intelligente, ma il prodotto conclusivo è di una gran noia, anche per una mediocre interpretazione.
Un film imbecille sotto diversi punti di vista. Il cannibalismo e' un concetto interessante, stratificato e delicato: lo si puo' utilizzare per il gusto diretto del gore oppure lo si può leggere in chiave antropologica, con tutte le sue implicazioni filosofiche e psicologiche. Non pare che "Raw" voglia appartenere alla prima categoria: l'iniziazione alla "carne" (il rito di passaggio della matricola), almeno nella teoria ha un chiaro rimando a una forma di liberazione sociale (emancipazione della donna) sessuale (perdita della verginitá), fisiologica (l'abbandono del veganesimo). Il problema é che la Ducournau si ferma li: una ragazzina assaggia un rene di coniglio crudo dopo una vita a broccoli e patate stufati e inizia morbosamente a bramare carne (e pisello). E lo racconta senza inventiva, senza trovate narrative davvero intelligenti, senza suspense e senza climax, servendosi solo di alcune scene che dovrebbero essere disturbanti (smettete di ricordarle che la gente e' svenuta a Cannes sennò si gasa) e più di una ai limiti dell'idiozia (gli incidenti causati intenzionalmente, il gay al contrario, la sorella che si prende - per qual motivo poi - gioco di lei; soprassediamo sul ballo allo specchio e sula ceretta) - perché, in qualche modo, in questa "New French Extremity" ci si deve entrare. In pratica l'unica chiara dicotomia è quella che lega la carne alla pulsione/tensione sessuale: fame, fisica ed erotica, che si sfoga nell'atto liberatorio del coito - ma questo lo trovo anche nel piu' becero vampire-movie, abbi pazienza Julia.. Per caritá, siamo di fronte a un'opera prima di una giovane autrice con poco piu' che un paio di esperienze alle spalle - le premesse per una maturazione artistica ci sono; ma Raw non e' certo un film da premio FIPRESCI a Cannes
Sono indeciso se promuovere o meno questa pellicola. Di sicuro l'aria che si respira è angosciosa e malsana e ciò è sicuramente positivo. Anche la colonna sonora è azzeccata e riesce ad accrescerne il disagio. La trama, tuttavia, non mi è piaciuta... abbastanza scontata (ad un certo punto si capisce dove vuole andare a parare). Il cast debbo dire, lascia il segno, in particolar modo Justine. Ottima interpretazione la sua. Nel complesso il film non mi è dispiaciuto ma a conti fatti per me è un prodotto mediocre.
Film che porta gli istinti più nascosti a rivelarsi in maniera brutale. Sceneggiatura piuttosto minimalista, regia lineare. Non ho molto apprezzato la scelta della protagonista.
Non mi è piaciuta la scelta registica di affrontare le parti più importanti in maniera frettolosa e quasi senza incisività. Si passa infatti da un andamento ordinario da vita di matricola alla repentina accelerata della macabra scoperta. Peccato, perchè senza un montaggio così precipitoso, forse, RAW poteva guadagnare un voto in più. Bene comunque la prova della protagonista, maluccio invece la sceneggiatura che lascia dei vuoti incredibili che minano l'effetto e la bontà del soggetto. E parlando di frettolosità, non si può non condannare un finale che sostanzialmente spiega poco e non colpisce più di tanto, anche a margine di caratterizzazioni che portano da tutt'altra parte. Vedibile ma con qualche rimpianto.
Un film insignificante con una trama in cui viene buttata dentro un po' di roba a caso (tipo le due sorelle che fanno la pipì in piedi... ditemi cosa diavolo doveva trasmettere una scena così stupida. E' solo un esempio, ma dimostra quanto la regista sia mediocre). Poi cerca di rimediare al nulla che è la storia mettendoci dentro delle inquadrature di bei cavalli che galoppano in laboratorio, ma a me neanche quello ha impressionato positivamente). Arrivare alla fine è stata una bella fatica.
Un po' teen-commedy, un po' teen-horror, molto teen-*******. L'idea di fondo poteva anche essere carina, ma la scrittura è davvero discutibile, con sequenze assurde e scopiazzate qua e là. Lo si guarda fino alla fine aspettando qualcosa che non arriva mai; ciò che emerge è solo il fastidio di aver perso tempo con un film piuttosto mediocre.
Che paura! sì davvero che paura che uno script simile abbia trovato i soldi per essere prodotto. La mia stima verso Julie Gayet (già messa a dura prova dalla sua relazione con quella sub specie di nullità che ha massacrato la Francia) vacilla... Il già mediocre "We are what we are" in confronto dovrebbe dovrebbe entrare nel parnaso della cinematografia di genere... La confezione è ottima e Julia Ducournau è brava dietro alla macchina da presa, ma come si scrivono e si sviluppano le storie e i personaggi... questo no, non sa neppure da dove si comincia. Carina l'idea dell'allegoria Horror per narrare il passaggio dall'adolescenza all'età adulta e all'inserimento sociale, ma... ma... resta solo un'idea. Il film si svolge in una settimana, quella dell'iniziazione delle matricole universitarie e:
In una settimana i gay diventano eterosessuali, le vergini diventano troie insaziabili, i vegetariani diventano cannibali e le forbici buone per tagliare sì e no capelli e peli diventano cesoie che amputano dita... se fosse stato tutto un delirio da droghe, almeno le insensatezze del copione (che non si limitano alle ******* che ho appena citato ma che permeano l'intero script) avrebbero trovato una propria giustificazione per quanto fastidiosa. Invece no! un finale tanto prevedibile quanto disturbante (non perché sia scioccante ma perché è così banale, idiota e telefonato oltre che inutile) per la sua presunzione di realità del racconto, distrugge definitivamente un film già di per se molto mal scritto e proprio brutto... la mela non casca mai troppo lontano dall'albero... ma basta!
Julia Ducournau, ne sono certo, potrà regalarci dei bei lavori...se li lascerà scrivere a qualcun altro!
Film assai sopravvalutato per quanto riguarda sia gli effetti gore che la regia. A quanto si vocifera, alcuni spettatori pare siano svenuti durante la proiezione del film al Toronto Film Festival. Difficile da spiegare, a meno che non si trattasse di collegiali ed educande vissute in una campana di vetro dalla nascita: il film è cruento il giusto, ma niente di che davvero e non supera mai il limite del politically correct. Il vero problema comunque non è il basso tasso di sangue e violenza, piuttosto il fatto che tecnicamente e concettualmente il film è fatto male: sceneggiato in modo approssimativo, con scene pseudo-cruente-oniriche in accumulate una sull'altra senza una logica precisa, pare una sequenza di gag buttate lì per cercare (con scarso successo) di impressionare, ma non si segue un progetto narrativo. Dove volesse andare a parare il film, cosa volesse dimostrare, rimane molto confuso: è un film in difesa del vegetarianesimo? Una metafora dei rapporti vampireschi tra gli esseri umani? Una critica al bullismo/nonnismo? Forse un'accozzaglia di tutte queste cose, e quindi inevitabilmente quello che ne risulta è un pastrocchio senza costrutto.
Seriamente, ma cosa c'entrano tutte quelle scene pseudo-schifiltose con la tipa che vomita capelli (copiato da "The Ring"), la sorella che finge di essere schockata che Justine si è mangiata il suo dito (quando sa che sono tutti cannibali in famiglia), i party psichedelici con tanto di gente pitturata? Mi risulta quello sia un college/università: gli studenti sembrano dei selvaggi della foresta amazzonica che fanno quello che vogliono e si menano/azzannano/coprono di sangue l'un l'altro (copiato da "Carrie")/fanno party nell'obitorio ecc. ecc. pubblicamente e senza che nessuno della facoltà prenda alcun provvedimento.