Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
All'inizio pensavo si trattasse di un wakamatsu assai minore, con una trama ripetitiva e priva di scossoni, una realizzazione rozza, fortemente low-budget eppure più il film andava avanti e più mi accorgevo di quanto stesse manipolando la mia mente. Dopo il secondo crimine è impossibile non sentire una forte angoscia che ci terrorizza di fronte all'ipotesi che un altro stupro possa commettersi davanti a noi. Wakamatsu riesce a dare della ripetività un pregio, riuscendo a distruggere, smembrare e devastare i sentimenti dello spettatore con il semplice utilizzo dell'immagine, volutamente rozza, fuori luogo, ad andazzo: per esprimere un malessere che corrode le interiora e che è protagonista stesso dell'assassino. Lui non sa perchè uccide. Lui lo fa. Punto. Non sa perchè, non gli piace nemmeno farlo eppure lo fa ed è così che deve andare. Lui è timido. Non prova nemmeno a parlare. Sembra essere così estraneo a tutto ciò che compie da esprimersi solo attraverso la musica extradiegetica: brani free-jazz elettrizzanti, ma che esprimono la sua solitudine, la sua esigenza di portare il silenzio in un mondo ormai disadattato e deteriorato. Dietro una trama banale, il geniale Koji riesce a distruggere, sfoderare il proprio estro lanciando il suo solito, feroce, grido contro una civiltà contemporanea ormai accecato di qualunque ideale. Ed è emblematico il finale, dove l'assassino viene ucciso proprio nel momento in cui era riuscito ad amare e farsi amare. Un apologo crudele sulla violenza, sulla società ipocrita, su un mondo così disturbato dal frequente altisonare di voci e rumori da dimenticarsi di ciò che è veramente importante: L'amore.