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Un Wakamatsu non all'altezza dei suoi film migliori ma sicuramente non disprezzabile,una pellicola dalla breve durata ma non facilmente accessibile nel suo susseguirsi di stupri ed omicidi. Dalla regia più grezza del solito ma in grado di trasmettere l'alienazione e la solitudine in cui versa il protagonista,un invisibile,un uomo senza identità,che uccide senza sapere nemmeno lui il perché lo faccia. Finale amaro e crudele in linea con ciò che si è visto fino a quel momento. Penalizzato da un eccessiva ripetitività ( che comunque ha il suo scopo) non è proprio il primo lavoro che mi sentirei di consigliare come primo approccio a questo geniale regista nipponico,resta comunque un film meritevole di una visione,per completezza e perché violenza a parte,ha il suo perché.
Una sociaetà malata incarnata da un giovane stupratore omicida. Il film è una ssequenza di stupri praticamente tutti uguali, inutile dire che dopo il secondo inizia ad annoiare. Il risultato è comunque discreto ma avrebbe potuto essere un film migliore, l'idea era buonissima.
All'inizio pensavo si trattasse di un wakamatsu assai minore, con una trama ripetitiva e priva di scossoni, una realizzazione rozza, fortemente low-budget eppure più il film andava avanti e più mi accorgevo di quanto stesse manipolando la mia mente. Dopo il secondo crimine è impossibile non sentire una forte angoscia che ci terrorizza di fronte all'ipotesi che un altro stupro possa commettersi davanti a noi. Wakamatsu riesce a dare della ripetività un pregio, riuscendo a distruggere, smembrare e devastare i sentimenti dello spettatore con il semplice utilizzo dell'immagine, volutamente rozza, fuori luogo, ad andazzo: per esprimere un malessere che corrode le interiora e che è protagonista stesso dell'assassino. Lui non sa perchè uccide. Lui lo fa. Punto. Non sa perchè, non gli piace nemmeno farlo eppure lo fa ed è così che deve andare. Lui è timido. Non prova nemmeno a parlare. Sembra essere così estraneo a tutto ciò che compie da esprimersi solo attraverso la musica extradiegetica: brani free-jazz elettrizzanti, ma che esprimono la sua solitudine, la sua esigenza di portare il silenzio in un mondo ormai disadattato e deteriorato. Dietro una trama banale, il geniale Koji riesce a distruggere, sfoderare il proprio estro lanciando il suo solito, feroce, grido contro una civiltà contemporanea ormai accecato di qualunque ideale. Ed è emblematico il finale, dove l'assassino viene ucciso proprio nel momento in cui era riuscito ad amare e farsi amare. Un apologo crudele sulla violenza, sulla società ipocrita, su un mondo così disturbato dal frequente altisonare di voci e rumori da dimenticarsi di ciò che è veramente importante: L'amore.