Tom, laureato in lingue romanze, alleva vongole. Lea, la figlia maggiore del sottosegretario alla Difesa, fa la terapeuta all'ASL. Al primo incontro è subito scontro. Ma non è nulla in confronto a ciò che succede intorno a loro: un tragico incidente diplomatico tra Spagna e Italia sta scatenando l’impensabile, una guerra nel cuore dell’Europa. E, per quanto incredibile, soltanto Tom e Lea sembrano poterla fermare.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Un minestrone di generi, a tratti indigesto, che non sa scegliere il percorso migliore da intraprendere finendo col perdersi in una strada senza via di fuga. Sembrava virare sul grottesco ma pare prendersi troppo sul serio e a quasi nulla valgono gli sforzi di un cast volenteroso, dato che tutto appare sì fantasioso ma terribilmente stanco e inconcludente. Non lo rivedrò.
Sceneggiatura originale e interessante non lo si può negare , Zanasi ha già fatto film ricchi di personalità e mordente e gliene va dato atto . Qui purtroppo però il rapporto Leone / Leo rovina un pò la storia , rendendola quasi una rom com dai toni semi apocalittici quando magari era meglio cercare di enfatizzare di più i toni drammatici della vicenda lasciando perdere un pò il rapporto tra i due . Il problema forse sono proprio i protagonisti , la Leone non è un'attrice drammatica o comunque qui per me fuori ruolo , troppo bella e magnetica , Leo fa sempre la solita parte del tontolone a cui capitano tutte .. e francamente un pò ha stancato ..
Il progetto di Zanasi è ambizioso nel descrivere un popolo messo di fronte ad evento estremo come la guerra, ma potrebbe essere anche una pandemia. L'evento estremo mostra la fragilità di una società vacua ed indefinita che portano a decisioni estreme nella ridefinizione del singolo individuo di fronte a tale società. Zanasi l'ho sempre apprezzato come regista, anche un po' sottovalutato, tuttavia il racconto è poco solido, pieno di digressioni come se non riuscisse a dominare la materia che vuole trasporrere su schermo. Ha tanti spunti interessanti ma incapaci di formare un corpo unico. Un film poco riuscito, ma apprezzo l'ambizione ed il coraggio.
Nuova deflorazione schedica (tanto 'sti film li vedo solo io). https://www.youtube.com/watch?v=pBy5q-UdIrk Trascrivo a beneficio dei non udenti: "In Italia, per trent'anni e sotto i Borgia, ci furono guerre, terrore, omicidi, carneficine ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in cinquecento anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fuori? L'orologio a cucù" (Orson Welles ne "Il terzo uomo", Carol Reed '49). Battiston 2022: "Qual è la soluzione, scusami, la pace sempre e comunque? Anche quando tutto intorno arriva a fare sempre più schifo? Guarda come ci hanno ridotto più di 70 anni di pace. Una mèrda ci hanno ridotto [...] Noi il massimo lo abbiamo sempre dato o in guerra o subito dopo." Provocazione a effetto ma smentibile: sviluppo e decadenza non si sovrappongono ai periodi bellicisti o meno. Non lo affermano solo gli storici ma pure la semplice cronaca quotidiana: max 40mila affogati nel Mediterraneo, 50mila morti in Turchia e Siria per un terremoto, oltre 300mila soldati e civili uccisi o feriti in Ucraina. Ce chi fa la stessa fine per sensibilità e partecipazione, c'è chi sopravvive convivendoci, c'è chi ne trae vantaggio. Zanasi contrappone l'amore, dalla love story fra Edoardo Leo e Miriam Leone copincollata da una romcom di Massimiliano Bruno alla soundtrack coi Blur di "Tender" ('99) e la Donna Summer d'"I Feel Love" ('77), a un'escalation militare fra Spagna, Francia e l'Italia, rappresentata da un Popolizio in modalità Kurtz. Le due vicende non si tengono assieme manco col Bostik e la bulimia narrativa svilisce l'ambizione etica, politica, surreale, grottesca, schizoide. A volte il regista intende descrivere il caos odierno e vi riesce bene, più di frequente lo produce senza volontà o comunque senz'utilità. Tale alternanza/altalenanza non somiglia a nulla dell'attuale cinema nostrano, ma ciò non implica un indiscutibile valore positivo. La vicenda raccontata da Fresi sul "pube de oro" già varrebbe un copione, ma si perde in una coralità dove gl'eccessi spesso paiono dovuti a scarsa consapevolezza dei propri limiti. Un wannabe "Dr. Strangelove" privo della necessaria lucidità intellettuale.