Trama del film We live in time - tutto il tempo che abbiamo
Un incontro fortuito cambia le vite di Almut (Florence Pugh), una chef in ascesa, e Tobias (Andrew Garfield), appena uscito da un divorzio. Attraverso istantanee della loro vita insieme – innamorarsi perdutamente, costruire una casa, diventare una famiglia – emerge una verità che mette a dura prova la loro storia d’amore. Mentre intraprendono un percorso scandito dalla dittatura del tempo, imparano ad apprezzare ogni attimo del loro amore.
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Il film di Crowley è una bolla: al suo interno troviamo praticamente solo i due protagonisti che riescono pienamente a convincerci del loro amore e della difficoltà di convivere con l'arrivo improvviso e crudele della malattia. Se concludessi qui il film riceverebbe un voto ben sopra la media, perchè è ben confezionato. Nonostante sia un prodotto assolutamente in linea coi tempi, un cinema che cerca una giusta profondità e scostandosi da melensaggini e superficialità, la sceneggiatura cerca di accaparrarsi a tutti i costi lo spettatore, con una sottile forma di manipolazione emotiva travestita da compassione. Questa sensazione davvero, sottile, sottilissima, non mi ha conquistato e non mi ha fatto apprezzare a pieno l'intento del film.
Oltre a un dettaglio della protagonista, non potete sbagliare erano solo due in questo film, chef in ascesa, campionessa di pattinaggio, super competitiva, ma che al momento che la vita ti pone la sfida più importante della tua vita, bene muio senza parteciparvi.
Son certo che se non percepirete questo prurito vago (anche se non sapete bene dove sia, c'è) il film vi piacerà, forse anche molto.
Sinceramente, non mi ha fatto impazzire, è uno stile molto lontano dai miei gusti, soprattutto la prima parte con tutta la sua verbosità e la retorica che si porta, è interessante il concept di montaggio, quello di sviluppare tre linee temporali diverse, ovvero quella in cui i due si conoscono, col personaggio di Garfield appena uscito da un matrimonio fallito che viene investito da questa affascinante donna in procinto di aprire il suo ristorante gourmet, la seconda riguardante la nascita della figlia dopo anni di peripezie in cui a seguito di un tumore alle ovaie la gravidanza sembrava impossibile, che poi sarebbe la parte più tenera e positiva del film, e la terza linea, quella del riacutizzarsi del tumore dopo tempo, con le dovute conseguenze emotive e psicologiche su entrambi i personaggi e anche sulla figlia, con le tre linee che arriveranno a toccarsi facendo avere allo spettatore una facile visione dell'insieme.
Di per sé è il racconto di un breve tratto di vita, fatto di alti e bassi, delusioni e soddisfazioni, sogni e consapevolezza di una fine che sta per arrivare, il problema di fondo è lo stile, troppo carico, pieno di monologhi che a lungo andare risultano didascalici, ho perso il conto delle volte in cui Garfield si ferma, la musica drammatica si alza e poi inizia qualche monologo su quanto la ama, su quanto vuole passare tempo con lei, su quanto vuole una figlia e tutte queste belle cose, scatenando una melensità da diabete, eccedendo e rimarcando fin troppo quello che già le immagini avevano ampiamente chiarito, in questo ci si mettono pure i confronti tra i due, con al centro le grandi tematiche della vita, un po' condensate, da quello riguardante le decisioni sulle cure, sulla sofferenza causata dalla terapia, alla realizzazione del sogno di lei di partecipare a questa importante competizione di cucina europea.
Fotografia calda, tutto sommato gradevole e adeguata al tipo di narrazione e discrete prove attoriali, salvano in parte il film, ma ha ben pochi guizzi registici, specialmente alla luce di tematiche sulla carte così coinvolgenti e dure, un po' troppo vicino al polpettone per i miei gusti.
Un pò troppo frastagliato per i miei gusti, era però forse la maniera giusta di raccontarla questa Storia, comunque bella e struggente. Bravissimi i due interpreti.
Forse scontato o forse no è una pellicola memorabile: vera e profonda empatizza con lo spettatore subito, anche grazie ai suoi due protagonisti, davvero bravissimi. Buono l'intreccio della storia che spazia tra presente e passato.