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Voto Recensore: | 8,50 / 10 | ||
"Siamo stufi di lottare contro la bestia che è dentro di noi".
In uno dei periodi più "ottimistici" della storia dell'umanità, all'inizio del Secolo dei Lumi (il '700), uscì una delle opere letterarie più aspre e critiche nei confronti dell'Umanità mai scritte: "I viaggi di Gulliver" di Jonathan Swift.
Usando una veste comico-satirica e lo sfasamento dei punti di vista (la società vista dal punto di vista dei nani o dei giganti), Swift riusciva a fare vedere la natura umana con occhi disincantati, rivelandola come profondamente irrazionale e quasi animalesca.
Nel 1969 si pensava ovunque ad una nuova società, e si guardava con ottimismo all'avvento di un nuovo modo di vivere che sarebbe sorto dalla liberazione dell'individuo da tutte le costrizioni politiche e morali. In questo clima di entusiasmo e fiducia, in Germania uscì in maniera semiclandestina "Anche i nani hanno cominciato da piccoli", un film profondamente nichilista, che guardava con occhi pessimisti alla natura umana. Anche quest'opera aveva un veste comico-satirica, ed utilizzava la prospettiva estraniante di una società composta solo da nani, per contemplare con occhi disincantati quanta cattiveria e quanta voglia di distruzione domini il mondo.
L'autore era il giovane Werner Herzog, alla sua seconda opera filmata. L'irrequieto giovane era da poco uscito dall'isolata valle alpina in cui era nato e subito si era buttato a esplorare le parti più remote e sconosciute del mondo, come pure si era messo a indagare le pieghe nascoste e segrete dell'animo umano; testimone delle sue esplorazioni naturali e morali era la macchina da presa. Con i soldi del contributo statale tedesco per i giovani registi, Herzog girò in lungo e in largo l'Africa più selvaggia. Ne venne fuori uno dei film- documentario più singolari che siano mai stati girati: "Fata Morgana", ossia "il fallimento della Creazione". Fu un'esperienza terribile per Herzog: vide molta povertà e tanta disperazione. Lui stesso affrontò avventure di ogni genere, come fame e malattie, e soprattutto visse sulla sua pelle l'atroce e disumana esperienza del carcere di quei luoghi.
E' con questo stato d'animo malato e angustiato che Herzog scrisse e diresse "Anche i nani hanno cominciato da piccoli"; una specie di incubo ad occhi aperti.
Il film non ha una vera e propria trama ed è interpretato solo da attori nani. Si apre con un'inquadratura comico- surreale ambientata in un commissariato, dove un nano seduto in un sedia (che appare enorme se confrontata con la sua piccolezza) si barcamena con un cartello segnaletico più grande di lui. Una voce off gli chiede come sia successa la "Schweinerei" (la "porcata"). Da qui inizia il flashback che occupa il resto del film.
Prima di tutto s'inquadra in panoramica un paesaggio vulcanico, aspro, roccioso e semidesertico. In un grande edificio è in corso una specie di rivolta. Nel film non si spiega assolutamente che tipo di edificio sia (una casa di rieducazione?), né perché sia nata la rivolta. Fatto sta che un educatore (nano pure lui) è asserragliato in una stanza con un ostaggio (nano), mentre fuori tutti gli altri nani si buttano a fare qualsiasi tipo di burla o scherzo, per lo più cattivo. L'intento appare quello di divertirsi, di dissacrare, di liberarsi di tutte le norme; s'inizia distruggendo gli oggetti preferiti del direttore, poi si prende la sua auto e la si fa andare in cerchio per ore senza guidatore, quindi la si distrugge con grida di gioia. Si prendono in giro le belle maniere inscenando un grossolano pranzo, come pure si mette su un finto matrimonio con tanto di scena comica con i nani che non riescono a saltare sul letto del direttore, per consumare il matrimonio burla.
Il gioco si fa però sempre più cinico, violento e distruttivo. In maniera impietosa si fa in modo che due miti fratellini ciechi si picchino fra di loro, poi si dà fuoco a tutti i vasi da fiore ("guarda come sono in piena fioritura"), si assiste a una scrofa agonizzante che allatta i porcellini e infine si organizza una processione blasfema con una scimmia viva in croce che si divincola disperatamente; inframezzate ci sono scene in cui alcune galline si cannibalizzano fra di loro. Il tutto però si svolge senza morbosità o piacere sadico, è tutto visto come un gioco, uno scherzo, una beffa, qualcosa che è nella natura delle cose. Il finale poi è in puro stile sarcastico-surrealista: un cammello (!) se ne sta in ginocchio e non riesce ad alzarsi mentre un nano ride in maniera convulsa, quasi isterica. Si tratta di un riso quasi strafottente; è come se la parte "bestiale" dell'animo umano si prendesse gioco della parte "razionale"; come dire: tutti i tuoi sforzi sono inutili, ho sempre io la meglio.
Il film, appena uscito, fu subito osteggiato e coperto di critiche; la commissione ufficiale di censura della Germania si rifiutò di dare il beneplacito alla distribuzione e Herzog fu quindi costretto a organizzare per proprio conto proiezioni in cinema d'essai.
Ovunque fosse proiettato, il film raccolse un coro di critiche anche molto aspre. Si accusava il regista di essere fascista e reazionario (si prese il film come una critica alla "rivoluzione"), ma soprattutto di essere troppo nichilista. L'opera fu poi ampiamente rivalutata fino a diventare oggi una delle testimonianze più aspre e rappresentative della sfiducia e del pessimismo di Herzog nei confronti della "civiltà" umana.
Il film venne girato in bianco e nero, con un budget ridottissimo, a Lanzarote, una delle isole che compongono l'arcipelago delle Canarie.
Per la colonna sonora venne preso un suonatore di chitarra del luogo e una bambina di dodici anni, la quale canta, anzi grida con quanto fiato ha in corpo, una canzone tradizionale delle Canarie. Ne venne fuori un accompagnamento che dà un senso drammatico e allo stesso tempo giocoso alle scene rappresentate, riflettendo un po' lo spirito del film.
Per trovare gli attori della "misura" che voleva, Herzog fu costretto a mettere annunci sui giornali di mezza Germania; si trovò quindi a che fare con gente assolutamente inesperta e digiuna di recitazione. Invece di essere un handicap, la mancanza di esperienza si rivela invece una forza nel film, in quanto gli attori recitano con estrema naturalezza e spontaneità, mettendoci tutto l'impegno di un attore di altezza "normale". L'inevitabile confronto metrico fra il mondo dei "normali" e quello dei nani (tra l'altro l'operatore cerca sempre di filmare dal basso, riproducendo il punto di vista dei nani) porta quasi a guardare le solite e normali cose di tutti i giorni con occhi diversi, tanto da far apparire il nostro mondo come qualcosa di disagevole e oppressivo; ed è proprio questa dimensione "estraniante" il pregio stilistico del film: vedere il "normale" con occhi diversi e più acuti.
La lucidità e la chiarezza con la quale si rappresenta la follia e la bestialità dell'animo umano fanno sì che questo film, come tutta l'opera di Herzog, possa stare alla pari con l'arte di Jonathan Swift, Hieronymus Bosch e soprattutto con Francisco Goya. Herzog come Goya riesce a farci capire benissimo cosa succede se la Ragione si addormenta.
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Recensione a cura di amterme63 - aggiornata al 13/06/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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