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L'amore è:
- tu, che l'hai conosciuto per caso;
- lui, che ti rende felice;
- tu, che quando lo pensi ti viene una stretta al cuore;
- lui, che vorresti avere sempre accanto;
- tu, che vivi nella speranza di vederlo;
- lui, che vorresti sostituire ma poi capisci che è insostituibile;
- tu, che hai paura di soffrire, ma già soffri da morire perchè sai che il tuo è un amore impossibile;
- lui, che sogni tutte le notti ,rendendo il tuo risveglio amaro;
- tu, che desideri sentire la sua voce, ma hai paura di quello che potrebbe dirti;
- lui, che ti fa felice perchè sai che esiste;
- tu, che ti chiedi quanto possa durare;
- lui, che è lontano e sai che ti dimenticherà;
- tu, che aspetti il momento in cui lo dimenticherai, ma sai che non accadrà mai perchè ormai è inciso nel tuo cuore;
- lui, che ami perché speri non dirà mai basta.
Gli amori non sono tutti uguali: qualcuno è normale e qualcuno è speciale; ci sono amori fragili e amori contorti, amori in cui soffri solamente tu e quelli che non si realizzano mai. Poi ci sono gli amori lontani che sono anche peggio.
Di sentimenti inespressi e di amore che si nutre della lontananza parla "Dieci inverni", il film di Valerio Mieli interpretato da due giovani attori sorprendentemente bravi: Michele Riondino e Isabella Ragonese.
Dieci inverni, il prologo di un amore lungo dieci anni, difficili, tormentati, incompresi, lontani, ad alimentare una passione che rimane intensa e intatta proprio perchè non si realizza, ma rimane sospesa nel continuo procrastinarsi nel tempo e nello spazio.
E' l'inverno del 1999. Un traghetto, di sera, attraversa la laguna veneziana.
A bordo, confusi tra i viaggiatori, due ragazzi, Camilla e Silvestro, due diciottenni molto diversi tra loro. Lei è una ragazza di paese, riservata e graziosa, forse un pochino enigmatica; lui invece nasconde la sua inesperienza dietro la maschera di un'ingenua sbruffoneria.
Camilla ha le idee chiare, Silvestro un po' meno.
Lei ha appena lasciato la sua casa sulle colline trevigiane per trasferirsi nella città lagunare per studiare letteratura russa all'università. Anche Silvestro sta andando a Venezia, bagagli al seguito, per studiare ancora non sa bene che cosa ("cinese o matematica o forse matematica cinese").
Sul vaporetto i loro sguardi si incontrano e forse si piacciono subito. Lei fa la riservata, lui, invece fa di tutto per farsi notare. Quando lei scende, lui, furbescamente, fingendo di sbagliare, scende con lei e la segue per le calli nebbiose di una delle isole della laguna.
Complici il buio della notte e le sue fantasiose bugie, bussa alla sua porta e si fa dare ospitalità nella sua casetta bohemienne, appena presa in affitto. Poi, con il pretesto che manca il riscaldamento, senza neppure conoscere i rispettivi nomi, si fa accogliere nel letto di lei, dove passano una notte castissima, fatta di chiacchiere e di sguardi eloquenti.
Il mattino successivo Silvestro ci prova, lei finge di dormire, lui fa l'offeso e se ne va.
Comincia così una strana storia d'amore, anzi il prologo di una strana storia d'amore, tenace ma astratto, che richiederà dieci anni per concretizzarsi pienamente; dieci anni, anzi dieci lunghi e freddi inverni, durante i quali si conoscono e si frequentano, si perdono e si ritrovano, vivono altre vicende ed altri amori, correndo sempre in direzioni opposte, senza mai voltarsi indietro ad aspettare l'altro, e sempre con la malcelata certezza di stare svuotando l'amore dell'urgenza di cui si alimenta.
Li lega un forte senso di appartenenza che è amore mascherato da amicizia, l'attitudine di vedere la vita allo stesso modo e, soprattutto, la capacità di capire gli errori dell'altro.
Eppure dovranno trascorrere dieci lunghi inverni, passati a rincorrersi tra la nebbia di Venezia e il gelo di Mosca prima di scoprire in se stessi la consapevolezza che l'attrazione che li unisce è amore.
Si ritrovano ormai quasi trentenni, quando la vecchia casa dei tempi dell'università viene messa in vendita all'asta. Vorrebbero comprarla ciascuno per sè, ma non ci riescono. E allora, insieme, decidono di andarla a vedere per l'ultima volta. Ed è qui, nella vecchia casetta ormai abbandonata, che si placa l'inverno del loro scontento e possono finalmente lasciarsi andare a quell'amore a lungo trattenuto, come due adolescenti al loro debutto.
Ottimo esordio di Valerio Mieli, che gira un film dall'intenso sapore francese, delicato, malinconico nei sentimenti e decisamente riuscito nell'esposizione.
Una storia d'amore tra due ragazzi del nostro tempo, che prima di diventare "adulti" devono risolvere ciascuno le proprie incoerenze e un pezzetto della loro esistenza.
Mieli si dimostra anche un abile indagatore dei caratteri, mostrandoci due personalità molto diversi tra loro eppure così simili nel condividere lo stesso percorso di maturazione, intellettivo e sentimentale.
Camilla ci viene presentata come una ragazza semplice e malinconica ed anche contraddittoria e sentimentalmente instabile, che non riesce ad esprimere le sue emozioni, e vive le ansie e le insicurezze nei riguardi della vita e dell'amore, in attesa di diventare (in)consapevolmente donna.
Silvestro, di contro, è un ragazzo che si rifiuta di crescere, simpatico e apparentemente arrogante, un po' bambino e un po' ingenuamente spavaldo, un ragazzo moderno che non sa ancora cosa vuol fare da grande, eppure così adulto da riuscire a svuotare l'amore dall'urgenza del desiderio, in attesa che il tempo maturi se stesso e la ragazza che ama da sempre.
Mieli ci regala l'istantanea di un'educazione sentimentale di due giovani che incarnano perfettamente le difficoltà delle nuove generazioni ad intessere relazioni solide e durature e a vivere sulla propria pelle le conseguenze dei propri errori, commessi per inesperienza o per impulsività, come spesso succede a chi ancora non ha imparato la vita.
Bellissima e suggestiva ma gelida come il freddo che congela sentimenti e desideri, la cornice che fa da sfondo alla storia sentimentale di due ragazzi, i quali, non riuscendo ad amarsi subito, devono imparare a farlo, rincorrendosi tra una Venezia degli studenti, plumbea e malinconica, ripresa nei suoi posti più nascosti e meno glamour, fra le calli nebbiose e le bancarelle del mercatino di Rialto affollato di gente e una Mosca fredda e ghiacciata, dal fascino intimista, ma anche straniante e rumorosa.
La colonna sonora contribuisce a creare una suggestiva atmosfera di emozionata partecipazione, che ci accompagna attraverso dieci acquerelli invernali, dipinti da due fra i migliori attori della nostra asfittica cinematografia: uno strepitoso e istintivo Michele Riondino e una brava e misurata Isabella Ragonese.
Al giovane Valerio Mieli il merito di aver saputo cogliere l'eco struggente di una coppia che deve imparare che:"quando si ama qualcuno è meglio amarlo davvero", come canta Vinicio Capossela nella bella scena della festa nuziale, dentro una suggestiva dacia della innevata campagna russa.
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Recensione a cura di luisa75 - aggiornata al 22/12/2010 12.33.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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