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Uscito nelle sale francofone un anno fa e arrivato in Italia per fare il film "alternativo" nel periodo natalizio "Emotivi anonimi" affronta un problema che in misura più o meno diversa un po' tutti abbiamo affrontato nella vita; la difficoltà nel gestire le relazioni umane . Il proliferare dei social networks e del mondo delle chat nasconde la paura che sempre più si ha a relazionarsi con il mondo esterno, il senso di non adeguatezza che porta a falsare il proprio comportamento, a non farsi capire generando malintesi a volte paradossali.
La storia del regista Jean-Pierre Amèris e interpretata con stile e mestiere dai due bravi caratteristi Benoit Poelvoorde, di chiara origine belga e Isabelle Carrè ruota intorno a due timidi cronici, Jean- René, proprietario di una piccola cioccolateria sull'orlo del fallimento e Angélique giovane artista del cioccolato.
A causa della loro emotività la vita dei due è stravolta: il primo passa per un burbero misantropo, lei non riesce a dimostrare pubblicamente la sua bravura (vende i suoi cioccolatini spacciandosi per un misterioso eremita) e finisce con l'accettare un lavoro che non avrebbe mai fatto: la addetta alle vendite. Il caso e uno psicologo apparentemente freddo ma nello stesso tempo interessato alle vicissitudini del suo paziente Jean-René metteranno lo zampino per combinare gli eventi positivamente.
Il resto della storia infarcito da situazioni buffe e da equivoci che strappano più di una volta il sorriso è prevedibile.
Entrato carico di aspettative verso una commedia dal titolo perlomeno curioso, ispirato a un autentico gruppo di ascolto costituito da timidi patologici desiderosi di "venirne fuori", lo spettatore esce dalla sala con la sensazione di aver mangiato una pasta deliziosa ma forse eccessivamente leggera tanto da aver toccato solo il palato.
Le gags che si susseguono lungo gli ottanta minuti della vicenda sono scontate e molti, forse troppi sono i momenti sospesi in attesa che qualcosa di meno ovvio possa avvenire.
Resta l'originalità della tematica, sdrammatizzata e sviscerata come in una seduta di psicanalisi e il fascino segreto che i film d'oltralpe riescono a tirar fuori pur senza volar alto.
Da vedere senza eccessive pretese.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 21/12/2011 17.30.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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