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1953, lo scienziato Doug Martin è in volo su un aereo militare con l'incarico di registrare, attraverso sofisticate apparecchiature scientifiche, gli effetti di una bomba nucleare sperimentale fatta deflagrare nel Nevada sopra un punto del territorio reso visibile dall'alto con un grosso cerchio.
L'esperimento riesce, ma il pilota dell'aereo dopo aver girato diverse volte intorno alla nube radioattiva per consentire allo scienziato a bordo di rilevare i dati richiesti, si dirige per curiosità verso uno strano specchio che emette dei segnali luminosi, situato a due miglia circa dal centro dell'esperimento. Il pilota appare stupito per quella presenza, in una zona che avrebbe dovuto essere deserta. Preoccupato si avvicina sempre più all'oggetto ma sente improvvisamente che i comandi dell'aereo non rispondono più e subito dopo avverte con sgomento che il velivolo sta precipitando al suolo in picchiata libera.
Si interrompono quindi le comunicazioni radio con il centro di controllo nucleare, che all'ennesimo fallimento del collegamento con il pilota fa scattare l'allarme.
Il corpo di Martin non viene ritrovato, lo scienziato è considerato morto presunto perché il suo aereo, rintracciato nella zona di impatto, è distrutto. Dentro la carlinga il copilota è privo di vita e i due paracadute dell'equipaggio non sono stati utilizzati. Ma quando anche la moglie sembra aver perso ogni speranza, il dottor Martin si presenta, a piedi, alla portineria militare della base del centro nucleare statunitense, dove viene subito riconosciuto come il noto scienziato atomico: sul corpo non ha segni di sofferenza particolari se non due strane cicatrici a croce sul torace, all'altezza del cuore; il suo comportamento è un po' strano, sembra ossessionato da qualcosa di misterioso.
A Martin viene quindi impedito di riprendere la sua normale vita professionale perché non è più affidabile; l'uomo ha anche atteggiamenti mistici, inoltre è spinto meccanicamente a compiere una sorta di missione-spionaggio. Ruba, nella cassaforte di cui possiede la combinazione, documenti segreti i cui dati sa ben interpretare; essi riguardano le caratteristiche degli esperimenti nucleari in programma. Sa che deve consegnarli a qualcuno. Martin, di quanto successo dopo l'impatto al suolo dell'aereo, non rammenta nulla. I suoi colleghi sempre più insospettiti dal suo comportamento insolito lo seguono nelle attività quotidiane, fino a scoprire le sue responsabilità nel furto dei documenti della cassaforte. Gli alti dirigenti della base non capiscono perché Martin abbia sottratto certe carte e per ragioni di sicurezza vogliono scoprirlo. Approfittando quindi di un incidente automobilistico che obbliga il dottor Martin a rimanere fermo in un letto di ospedale, il medico della base decide con gli altri ufficiali di iniettare nel corpo del paziente il siero della verità, una sostanza in grado di sfrondare per un certo tempo dalla psiche ogni immaginazione lasciando nella mente dell'uomo solo i ricordi degli ultimi fatti accadutigli.
Quale segreto svelerà il racconto di Martin? E perché lo scienziato è ancora vivo nonostante il forte impatto dell'aereo sul suolo?
Il regista William Lee Wilder dopo il successo de "Il fantasma dello spazio" (1953) che vedeva la caduta accidentale di un alieno sul nostro pianeta, riprende il tema dell'invasione extraterrestre, ma questa volta l'invasione è programmata, dettata dalla sopravvivenza. Essa giunge da un pianeta, Astrumdelta, il cui sole sta progressivamente per spegnersi costringendo i suoi abitanti (un miliardo circa), con le bianche orbite degli occhi protese verso l'esterno, a trovare soluzioni, dapprima in altri pianeti del proprio sistema solare e poi in altri mondi come il nostro.
Il film conferma il felice periodo americano della fantascienza anni '50, di cui una delle caratteristiche era la semplicità degli effetti speciali o addirittura a volte la loro grossolanità e semplificazione scientifica, che oggi contribuiscono a far diventare questi film dei cult, perché rilasciano spesso la sensazione piacevole che scaturisce dal prodotto artigianale, casalingo, vicino al quotidiano di tutti i giorni, con cui è facile identificarsi nonostante composizioni fotografiche a volte improprie. Sono esperienze sensoriali di cui si sono perse da tempo le tracce nel cinema, soprattutto in quello più moderno dagli anni '80 in poi.
Il film consente ancora un'importante distinzione tra finzione e realtà che non va sottovalutata nella storia del cinema, perché è un contrasto che ha giovato molto alla qualità e alla riuscita commerciale dei film della prima metà del novecento. Un contrasto che non poteva che favorire lo spettacolo cinematografico inteso come effetto di un modo di rappresentare le cose più metaforico, ambiguo, grazie a quei prodotti che - risentendo dell'imperfezione imitativa con il reale e quindi paradossalmente in grado di mostrare da una parte una straordinaria vicinanza emotiva con i personaggi e le cose, e dall'altra una lontananza da un'ambientazione facilmente riconoscibile, già data, precostituita - coinvolgevano di più sul piano psicologico-inconscio.
I film di allora meglio si prestavano a rilasciare un significato polivalente, grazie a un'immagine capace di mentire, che nel mentre mostrava la sua fragilità costitutiva era nello stesso tempo capace di divertire. Oggi la fantascienza rappresentata con immagini dirette, legate a effetti speciali che imitano perfettamente il mondo quotidiano accelerandone i movimenti, tende a diventare univoca nel senso, ottundendo ogni spazio immaginativo, costringendo a dialoghi troppo lunghi e spostando lo spettacolo dalle relazioni umane alle azioni e alle cose impregnate di effetti speciali mirabolanti.
La fantascienza, è noto, spesso si colloca, per logica di cose legate allo spettacolo, tra il thriller e il giallo. Sappiamo quindi quanto sia importante mantenere nella narrazione di questi generi un'atmosfera enigmatica, ambigua, con immagini che non svelano ma depistano lo spettatore verso soluzioni inaspettate, non disturbate o distolte da sequenze sceniche super accessoriate di prodotti che tendono a far sbalordire.
"Guerra tra i pianeti" solleva la questione della sopravvivenza di un pianeta, Astrumdelta, un problema che domani potrebbe riguardare il pianeta Terra. Il sole si sa è una palla di fuoco mantenuta attiva da una reazione nucleare a fusione e il suo grande calore è destinato quindi a esaurirsi, lasciando in un lontano futuro lentamente morire ogni genere di vita presente nei suoi pianeti orbitanti.
Il film sembra voler dire che la speranza di sopravvivere, in un lontano futuro, è appesa al livello tecnologico raggiunto dalle società civili dei pianeti. Solo una tecnologia molto evoluta potrebbe consentire una migrazione verso altri mondi galattici. Puntualmente, come in molti film di fantascienza, i temi di questo film sembrano in qualche modo riguardarci e ammonirci su quanto possa essere importante lo sviluppo scientifico unitario, attuato insieme ad altre nazioni, per organizzare meglio gli investimenti nella ricerca spaziale.
Da una parte il film trasmette un messaggio etico chiaro, semplice, dall'altra vuole avanzare una dura critica, ma tra le righe, agli esperimenti nucleari degli anni '50 che hanno devastato spaventosamente territori importanti del mondo, con danni alla natura tenuti in gran segreto per anni. Il film esprime un giudizio negativo netto sull'operato dell'uomo attraverso le scene con i mostri creati dalle radiazioni, tenuti nella caverna dagli extraterrestri, quali animali giganti come ragni, lucertole, mantidi, tarantole, che terrorizzano il protagonista dottor Martin, fautore e vero protagonista in quel momento degli esperimenti nucleari negli stati Uniti.
Da un punto di vista un po' più filosofico il film sottolinea l'importanza del razionale non disgiunto dall'etica, proponendo una struttura simbolica che si pone parallela a quella umana per meglio far comprendere certe assurdità sociali. Essa vede protagonista un invasore alieno che anela a sterminare il genere umano con le sue stesse armi di distruzione, come se avesse voluto incarnare in qualche modo la figura di un dittatore extragalattico padre-dio, che con il pretesto della sopravvivenza dei suoi simili si fa giustiziere del nostro mondo, sottraendogli con lo sterminio la luce del sole a suo vantaggio.
In un certo senso per gli extraterrestri il diritto a conquistarci passa attraverso il nostro folle comportamento, ritenuto con il nucleare bellico privo di etica, di rispetto per la natura e per i nostri simili.
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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 30/09/2011 16.06.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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