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"Ma per Dio, Signora Robinson, voi mi avete fatto entrare in casa vostra. Mi avete dato da bere. Avete messo su un disco, ora state cominciando a rendermi parte della vostra vita privata e mi dite che vostro marito torna tardi... Signora Robinson voi state cercando di sedurmi, non è così?"
Nel 1967, il regista Mike Nichols (già famoso per aver portato sullo schermo il dramma teatrale "Chi ha paura di Virginia Wolf?" di Edward Albee), decise di tradurre per immagini il romanzo di Charles Webb "The Graduate", uno dei romanzi più efficaci e significativi degli anni '60, che anticipava un problema che, da lì a poco, avrebbe scosso le coscienze collettive e agitato le stagnati acque su cui si adagiavano il moralismo e il conformismo della società dell'epoca.
Per la verità nel 1967 il problema non era ancora esploso in tutta la sua forza dirompente: si avvertivano i primi sintomi e serpeggiava già un vago senso di insoddisfazione che si sarebbe concretizzato solo l'anno successivo, con le agitazioni studentesche e del mondo giovanile in generale. Agitazioni che scossero il mondo intero e che negli Stati Uniti raggiunsero il picco massimo nell'opposizione alla "sporca" guerra in Vietnam che, all'epoca, il paese conduceva senza successo e con gravissime perdite di vite umane e dalla quale non riuscivano in alcun modo a venire fuori.
La ventata di rinnovamento e di ribellione incise moltissimo anche nell'ambito dei valori borghesi e soprattutto su quelli tradizionali del benpensantismo e della cultura, provocando un ribaltamento dei valori e del sentire comune, e un rivolgimento delle abitudini collettive, ed in particolar modo dei costumi sociali e dei comportamenti sessuali.
Il tono libertario del film ben si presta a dare voce a una società che sta cambiando e a rappresentare lo spirito di ribellismo dell'epoca, combinando perfettamente umorismo e satira, paure e aspirazioni, desideri e ambizioni di una generazione di giovani schiacciati tra il mondo degli adulti che cercavano di imporre i loro schemi perbenisti e bigotti; e l'anelito di libertà nei confronti del conformismo imposto dalla morale, che considerava tabù intoccabili alcuni valori, come la famiglia, la carriera, la chiesa, il matrimonio.
Tutto ruota attorno la figura di un apatico e immaturo ventenne, Benjamin (Ben) Braddock, rampollo di una agiata famiglia della middle class di Pasadena, il quale, dopo aver finito il college, ancora parecchio stordito, torna svogliatamente a casa, dove lo attende una famiglia che sogna per lui un brillante futuro universitario, trampolino di lancio per l'ascesa sociale e quindi per il procrastinarsi di quell'eterna agiatezza su cui si basano le certezze della classe sociale cui appartiene.
Il suo latente spirito inquieto e ribelle però, lo porta a rifiutare la strada tracciata dagli altri e a sfidare apertamente i valori e la morale della società e della famiglia. In attesa di capire cosa farà "da grande", accetta il consiglio del signor Robinson, socio e il miglior amico del padre, di spassarsela con le donne, e si lascia concupire dalla sua avvenente moglie, novella Cleopatra che anela a fermare il tempo seducendo imberbi giovanotti, che lo inizierà al sesso e alla trasgressione.
La relazione va avanti per un po', tra sotterfugi elettrizzanti e appuntamenti clandestini, fino a quando non fa ritorno a casa la candida figlia della sua amante, Elaine.
La ragazza è bella ed intelligente, e per questo destinata ad un avvenire già ben delineato e a qualcuno migliore di Benjamin.
Ma si sa, le cose non vanno sempre come si vorrebbe e i due ragazzi finiscono per innamorarsi l'uno dell'altra.
Ciò provoca la gelosia di Mrs. Robinson, che reagisce violentemente alla perdita del suo giovane trastullo e fa di tutto per separare i due innamorati, arrivando addirittura prima a minacciare Ben e poi a mettere in atto il proposito di raccontare tutto alla figlia.
Disgustata da ciò che ha saputo, Elaine ritorna nel college di Berkley, quindi accetta di sposare il ricco fidanzato che i genitori hanno scelto per lei.
Benjamin però, maturato fisicamente (se non altro a livello sessuale) e uscito definitivamente dalla puerile timidezza (darà del lei a Mrs. Robinson anche parecchio tempo dopo averla "conosciuta biblicamente"), non si arrende e prima la raggiunge all'università, poi, con un gesto teatrale, manderà all'aria il suo matrimonio, portandola via allo sposo quando ormai è sull'altare della Chiesa Presbiteriana al momento del sì.
La fuga senza meta a bordo di un autobus preso a caso, a fianco di una donna con la quale, forse, non ha più niente da dire, chiude l'età della faticosa ricerca della propria identità e apre quella definitiva della consapevolezza e della presa di coscienza di quello che veramente vuole dalla vita.
Certo, "Il laureato" rimane un film legato al clima e alle tematiche degli anni '60, segnati sostanzialmente dal muro di incomunicabilità tra il mondo giovanile e quello degli adulti, dimostratosi incapace di trasmettere valori che non siano il cinismo e la negazione dell'etica; eppure ancora oggi, a più di quarant'anni di distanza, rimane attualissima la satira, anche cattiva, contro una società ipocrita e falsamente perbenista. Rimane inoltre straordinariamente importante il valore sociologico del messaggio puramente distruttivo verso alcuni capisaldi della società americana di quegli anni, che si riconosceva in alcuni valori incrollabili, come patria e famiglia, entrambi rivelatisi fallimentari e marci, al di là delle apparenze e delle vuote retoriche sociali.
La cosa che maggiormente fece scalpore all'epoca non fu tanto il contrasto genitori/figli e il ribellismo che serpeggiava nelle scelte del protagonista, oppure la rappresentazione fortemente sarcastica e critica della società perbenista del periodo, quanto piuttosto la trasgressione erotico/sessuale che traspariva e impregnava la storia, anche con richiami fortemente edipici, e che anticipava quella imminente rivoluzione dei costumi che avrebbe scardinato e cambiato dalle fondamenta la società di quell'epoca.
Comunque "Il laureato" riscosse in tutto il mondo un successo clamoroso, diventando una sorta di manifesto del movimento di contestazione giovanile del '68, e un vero e proprio caso cinematografico, visto, rivisto, citato, ricordato, ripreso, parodiato, anche a distanza di tanti anni, fino a tempi piuttosto recenti, tanto che si può tranquillamente affermare che sia uno di quei film che, assieme alle opere letterarie della beat generation, maggiormente hanno influenzato la cultura americana di quegli anni e favorito la rinascita del cinema hollywoodiano.
Sono molteplici i fattori che hanno determinato il successo straordinario del film, a partire dal tema del contrasto generazionale, emblematicamente rappresentato dalla parabola esistenziale di un giovane stordito e incerto sul proprio futuro, e il mondo dei grandi che lo vorrebbe sistemato e con un lavoro sicuro alle spalle.
Ben non è ancora un prodotto del sessantotto, ma ci si avvicina molto; non si ribella apertamente ma ha il coraggio di cercare autonomamente la propria identità e rifiutare quella che gli altri hanno confezionato per lui.
Poi c'è il tema scabroso dell'adulterio e dell'iniziazione sessuale di un ragazzo da parte di una donna più grande di lui, e per di più già sposata, assolutamente inaccettabile pubblicamente in una società tutta "vizi privati e pubbliche virtù", che basava i suoi valori sulla famiglia (anche se disgregata), il matrimonio (anche se fallimentare) e il decoro (anche se di facciata).
Infine lo straordinario terzetto di interpreti, composto da un giovanissimo e ancora poco noto Dustin Hoffman (il ruolo di Ben Braddock segnò indelebilmente la sua carriera e rese famosa in tutto il mondo la sua faccia da antieroe borghese, prototipo di una generazione straordinaria, anche se perdente nel tempo), da Anne Bancroft nella parte della donna matura che seduce un ragazzo (in realtà la Bancroft aveva solo sei anni più di Hoffman, ma il genio di Nichols fece sì che la donna sembrasse molto più matura, mentre riuscì a far apparire giovanissimo il trentenne Hoffman) e da Katharine Ross nella parte della giovane Elaine.
A questi fattori vanno sicuramente aggiunte una serie di scene che sono rimaste impresse nell'immaginario collettivo e sono state fonte di ispirazione per tanti giovani registi venuti dopo, ed una colonna sonora innovativa e indimenticabile, talmente suggestiva da risultare fondamentale allo svolgersi della storia e ad enfatizzarne l'impatto visivo.
Da ricordare la scena d'inizio con i titoli di testa con Benjamin all'aeroporto; poi la scena del bagno in piscina con Ben vestito da sub e i genitori che gli trattengono la testa sott'acqua quando vuole uscire e provare a fare qualcosa di suo: (respirare un po'); poi ancora la scena della seduzione dell'inesperto (e probabilmente vergine) Benjamin da parte della conturbante e maliziosa Mrs Robinson con le sue sensualissime gambe in primo piano, entrata di diritto nella storia delle scene più sexy della storia del cinema; infine la scena della corsa di Ben sulle strade della California, a bordo di una fiammante Alfa Romeo Duetto rossa che divenne l'oggetto del desiderio per la gioventù del tempo.
La colonna sonora, come si sa, fu affidata dal regista al mitico duo Simon & Garfunkel (che reciterà per Nichols nel successivo "Conoscenza carnale"), che confezionarono una serie di brani entrati nella storia della musica contemporanea, prima fra tutte la mitica "Mrs. Robinson" che accompagna dall'alto la corsa di Ben; poi la bellissima "The Sound of Silence" che fa da sottofondo ai titoli di testa, con Hoffman tra la folla dell'aeroporto di Los Angeles e infine la suggestiva "Scarborough Fair" che sottolinea il nascente amore tra Ben ed Elaine nel locale di striptease.
Ad accentuare tutto questo provvede la regia personalissima di Mike Nichols che, con i suoi lunghi piani sequenza, il montaggio nervoso, l'uso appropriato del colore i dialoghi ironici e frizzanti, e il finale ambiguo aperto ad ogni conclusione, ne fanno un film che ricorda moltissimo i capolavori della Nouvelle Vague.
Da ricordare infine che il film, come spesso succede con le opere d'arte, non fu molto considerato dai produttori, ma quando uscì nelle sale riscosse un successo travolgente di pubblico, risultando il film con il maggior incasso del 1968, e ricevette un'accoglienza entusiasta da parte della critica che lo portò a conquistare sette nomination agli Oscar (tra cui miglior attore e miglior attrice protagonista), anche se poi a vincere la statuetta fu solo la regia di Mike Nichols.
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Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 31/03/2010
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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