Recensione i mercenari - the expendables regia di Sylvester Stallone USA 2010
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Recensione i mercenari - the expendables (2010)

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locandina del film I MERCENARI - THE EXPENDABLES

Immagine tratta dal film I MERCENARI - THE EXPENDABLES

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Immagine tratta dal film I MERCENARI - THE EXPENDABLES
 

Gli Expendables (i Sacrificabili) sono una gang di mercenari esperti nello scontro fisico diretto, corpo a corpo, e vengono ingaggiati solo per imprese belliche a rischio molto elevato, dove tutto si gioca sulla sorpresa e la decisione veloce, ferrea, irremovibile.
Il capo è Barney "The Schizo" Ross (Sylvester Stallone) e la gang, composta da cinque uomini, agisce di solito ad insaputa delle autorità centrali governative, rimanendo a disposizione solo di servizi segreti ambigui o personaggi di grande influenza politica e di notevole potere economico.
Un giorno un certo Church (Bruce Willis), la cui figlia è stata assassinata, fa al gruppo dei cinque una proposta allettante; si tratta, dietro un grosso compenso in denaro, di eliminare il dittatore di un'isola del Sud America sovvertendone il regime. Questi altri non è che il generale Garza (David Zayas) colpevole della morte della figlia di Church, che da circa 20 anni tiranneggia sull'isola senza alcun rispetto per i più elementari diritti civili e umani dei cittadini.
La gang accetta e Ross verrà affiancato in questa avventura da Lee Christmas (Jason Statham), vice capogruppo molto abile con i pugnali, Hale Cesar (Terry Crews) competente in fatto di armi, Ying Yang (Jet Li) nevrotico superstite dal Vietnam ed esperto di arti marziali, Gunnar Jensen (Dolph Lundgren) allontanato in precedenza dal gruppo a causa della sua vita dissoluta e dipendente dalle sostanze stupefacenti più pericolose, un uomo isterico noto per lo scarso rispetto circa le gerarchie, e Told Road (Randy Couture) coraggioso e sferzante con tutti, un genio negli esplosivi.

L'impresa, sebbene gli Expendables abbiano molta esperienza e siano ben preparati anche nel prevedere l'insorgere di dettagli di guerra meno frequenti ma di alta pericolosità, risulterà molto difficile in quanto i cinque saranno sotto mira dell'agente della CIA Monroe ( Eric Roberts), la sua guardia del corpo Dan Paine ( (Steve Austin) ex Marine, l'ex Expendables La Brit ( Gary Daniels) e tutto l'esercito, composto da 6.000 uomini, del generale, In più dovranno vedersela anche con il capo di un gruppo di filibustieri somali.

Il film è stato prodotto da Millenium Films, Nu Image Films e Rogue Marble. Uscito il 13 Agosto 2010 in America, in Italia il 1 Settembre. Il budget è stato di 85 milioni di dollari.

La colonna sonora è di Brian Tyler, già collaboratore di Sylvester Stallone nel film "John Rambo" del 2008, e sembra ispirarsi a una canzone degli Shinedwn Diamond Eyes, "Boom-Lay Boom-Lay Boom".

Numerosi gli attori contattati da Sylvester Stallone che per motivi diversi (tra cui vecchi conflitti con lui o il produttore Avi Lerner) non hanno potuto partecipare al film: Steven Segal, Jean Claude Van Damme, Wesley Snipes, Kurt Russell, Jackie Chan, Forest Whitaker.
Le riprese si sono svolte nel 2009 a Rio de Janero, New Orleans e zone limitrofe; sono durate circa 4 mesi.
Le prime scene del film sono state presentate in settembre alla celebrazione di chiusura della 66° mostra Internazionale d'Arte cinematografica di Venezia in occasione del premio "Jaeger- LeCoutre Glory to the Filmmker", conquistato dall'attore Sylvester Stallone.

Patetico il ritorno da protagonista a 65 anni di Sylvester Stallone nel film d'azione, forse con la sua esperienza in questo genere avrebbe dovuto accontentarsi solo di dirigere il film, lasciando ad altri attori più giovani quello che non può più essere suo.
Ma l'operazione commerciale del film esigeva ancora la sua presenza, che puntualmente è arrivata anche se con aggiustamenti estetici del viso che sfiorano il ridicolo regalandoci una maschera un po' da carnevale e un po' da festa orgiastica, comunque inedita nella sua biografia. Un volto e uno sguardo dominati da borse di carne sempre più voluminose e rughe stirate con un comune ferro da stiro ancora caldo dopo il grandioso successo di "Rambo".

Il film qua e là è credibile, purtroppo gli spazi che la fotografia offre sono affollati da masse in movimento, che finiscono per togliere luce e respiro estetico alla scena. Le azioni sono estremamente cariche di effetti speciali virtuali, da video gioco, i quali allontanano di molto il film dallo stile azione anni '80 a cui sembra volersi in un qualche modo ispirare Stallone e sul cui paragone lavorano anche diversi critici cinematografici che stanno studiando il film.
La fotografia analogica rendeva negli anni '80 tutto diverso, soprattutto utilizzando la luce e i movimenti reali dei corpi, per cui quest'ultimo film di Stallone finisce per perdere originalità espressiva, ricordandoci per certi aspetti spettacolari il famoso film cinese "La foresta dei pugnali volanti" di Zhang Yimou, uscito nel 2004, che esteticamente era tutt'altra cosa, nel senso che apparteneva a uno stile ben consolidato nella cinematografia cinese indubbiamente situabile agli antipodi delle forme fotografiche occidentali.

Tecnicamente però, nel complesso, la struttura narrativa di "The Expendables" funziona, in alcuni punti addirittura a meraviglia, anche se la figura del protagonista zoppica, è questo è un paradosso macchiato di negatività che poteva essere evitato semplicemente se Sylvester Stallone si fosse dato un ruolo diverso, ad esempio quello di un personaggio più statico e meditativo, consono alla sua età non più idonea a fargli compiere movimenti così veloci come il film d'azione da sempre esige ed impone.
Ma si sa Sylvester Stallone, anche se queste cose le intende benissimo, non recede mai dai suoi primi propositi commerciali e artistici, perché nei suoi film vuol sempre fare anche della filosofia, a volte un po' spicciola, schematizzando e mostrando tra le pieghe più rilevanti delle scene, concetti complessi come quelli che si riferiscono al bene e al male, appiccicando all'azione, che caratterizza da sempre l'impresa bellica, un economico e trasparente nastro adesivo costituito da utopici e semplificati valori umani come la lealtà in ogni situazione esistenziale critica, l'amicizia a tutti i costi, il buon senso in situazioni complicate e misteriose, l'ambizione umana i cui obiettivi vanno perseguiti correttamente per principio accada quel che accada, il lavoro onesto anche se sfruttati, che tolgono all'età importanza, trasportandoci in un tempo assoluto dove protagonista diventa uno schema etico, brandelli di riflessione che compaiono sempre tra le scene più comunicative dei suoi film, relegando il corpo a semplice strumento estetico dell'azione.

I film di Stallone sono paradossalmente ibridi, dominati apparentemente dall'azione, con tutte le sue più corrette regole filmiche, i codici visivi usuali e le tecniche di ripresa sempre ben aggiornate, ma con il tutto vistosamente sorretto da un busto di concetti e idee di solito poco verbalizzate, che si esprimono soprattutto con l'immagine e che danno ai suoi film un tono altro, di buon senso, di giustizialismo necessario per sostenere il bene.
Psicanaliticamente Stallone si cala in figure simbolo di forte spessore, ora di padre ora di figlio, cioè di capo o suddito fedele con riserva, sempre situati in uno statuto etico immodificabile, a volte di chiara natura reazionaria.

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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 06/09/2010 18.41.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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