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In un futuro non molto lontano, la Terra sta lentamente morendo, tra tempeste di sabbia e virus che distruggono, una dopo l'altra, tutte le sementi. La società civile è al limite, gli eserciti non esistono più, la scienza e il progresso sono percepite ormai con diffidenza: lo scopo delle scuole è allevare futuri agricoltori, salvare il salvabile, finché dura. Cooper (Matthew McConaughey), ex pilota militare, vive del proprio raccolto insieme ai figli e al suocero, frustrato per non aver potuto sfruttare il suo talento e impotente di fronte al lento declino della razza umana. Grazie agli indizi ricavati dall'interpretazione di strani fenomeni gravitazionali nella stanza della piccola Murph (Mackenzie Foy), Cooper scopre un sito segreto della NASA, in cui il professor Brand e sua figlia (Micheal Caine e Anne Hathaway) stanno lavorando ad un progetto che potrebbe dare un futuro all'umanità. Un wormhole localizzato nei pressi di Saturno è una porta verso un sistema in cui sono stati localizzati pianeti che potrebbero ospitare l'umanità. Cooper decide di far parte della missione, attraversare il wormhole e verificare i dati inviati dalle sonde, anche se questo significa abbandonare i suoi figli sulla Terra, nella migliore delle ipotesi, per moltissimi anni e nella speranza che nel frattempo Brand trovi il modo di trasportare le persone dalla Terra trovando il modo di manipolare la gravità. Una missione con pochissime possibilità di successo e ancor meno di ritorno a casa, ma anche l'ultima sfida dell'uomo ai propri limiti...
Per capire Interstellar non c'è bisogno di essere Kip Thorne, anche lo sport del momento sembra essere capire (e sbugiardare, se possibile) la scienza alla base del film. L'approccio di Nolan certamente incuriosisce, sembra quasi sfidarci (come sempre) sul piano intellettivo, ma stavolta c'è dell'altro e concentrarsi sull'aspetto scientifico è quantomeno riduttivo, se non del tutto errato.
I discorsi sulla scienza sono certamente divertenti, ma non devono impedire di godere a pieno dell'esperienza di "Interstellar", che è e resta un film di FANTAscienza, e non deve cercare l'approvazione accademica per affermare la propria dignità artistica.
"Interstellar" è solo un film. Non un film 3D, non un film "tratto da", non è un sequel, non un prequel e non un remake. Solo un film, che chiede semplicemente alle persone di tornare spettatori entusiasti come lo era Nolan quando vedeva E.T. e Incontri Ravvicinati.
Lasciamo stare la cassa di risonanza della rete, lasciamo stare i blogger, i sedicenti critici, i soloni, gli scienziati improvvisatisi cinefili e i cinefili improvvisatisi scienziati. Nolan ci chiede di guardare in alto e non per terra, di cercare qualcosa di diverso invece che sempre le stesse cose. Di questo parla "Interstellar e di questo parla Nolan. Cercare di raccapezzarsi nella fisica quantistica dopo aver visto "Interstellar" è come pensare di saper effettuare un intervento d'urgenza per aver visto tutte le serie di E.R. La verosimiglianza serve ad accrescere l'effetto drammatico, ma niente di più.
Abituati ormai da anni a cercare rimandi e indizi in film collegati tra loro, in un'esperienza multimediale continua che dalla sala si sposta allo smartphone senza soluzione di continuità, un film che racconta semplicemente una storia ci sgomenta. Come lo spazio aperto.
Oltre alle disquisizioni scientifiche," Interstellar ha un altro fardello da scrollarsi di dosso: il confronto inevitabile con due film a esso affini per tematica e ambientazione, Gravity e 2001 Odissea nello Spazio. Il film di Alfonso Cuaron, uscito l'anno scorso, è un film in cui lo spazio è la metafora dell'isolamento e , per quanto altrettanto spettacolare, non potrebbe essere più diverso dall'opera di Nolan, che vuole essere un inno a ciò che rende speciale la storia del progresso umano e in cui lo spazio è la strada da prendere, non quella da cui tornare. Per quanto riguarda il film di Kubrick, ci sono dei rimandi evidenti, ma Nolan aspira ad essere Spielberg, a meravigliarci prima di tutto, stavolta persino a commuoverci. 2001 Odissea nello spazio è un'altra cosa e il paragone non ha proprio ragione d'essere, anche se "Interstellar rientra nella medesima categoria di fantascienza, quella che al racconto lega una riflessione sulla natura umana.
Ciò che davvero si poteva imputare a Nolan finora era una certa freddezza complessiva, che tendeva a escludere l'elemento emotivo dalle sue opere, in favore di un approccio cerebrale e talvolta cervellotico, che in più di un'occasione portava la sceneggiatura a dover contraddire la propria logica interna pur di arrivare al finale nel modo previsto. Imperdonabili errori, soprattutto per un grande narratore. Sia Inception sia almeno due dei tre Batman avevano dei grandiosi primi atti, ma conclusioni poco coerenti con le premesse.
Stavolta Nolan parte piano, descrivendo con semplicità la situazione della Terra e dei suoi abitanti. E' una narrazione talmente lineare che l'elemento del "fantasma" che manipola la gravità per trasmettere i messaggi a Murph e Cooper sembra un elemento estraneo a tutto il film. Dopo circa un'ora dall'inizio, "Interstellar decolla insieme a Cooper e alla sua squadra.
Le trappole della relatività e i pericoli dello spazio cosmico, il brivido dell'esplorazione e una riflessione sulla natura umana: Nolan sa dosare gli elementi per creare tensione, aspettativa e meraviglia, senza deludere, senza passi falsi, senza contravvenire alla logica interna. Soprattutto, Nolan pone al centro di "Interstellar" il legame tra padre e figlia, così forte da travalicare le leggi dello spazio e del tempo. Senza perdere l'eleganza del proprio stile o l'approccio intellettuale al cinema, Nolan realizza uno scarto creativo che lo porta in una nuova fase, e che rende" Interstellar" un film più completo e maturo di Inception e di Batman. La scena del rientro di Cooper dal primo pianeta esplorato, in cui la deformazione dello spazio-tempo è usata in maniera magistrale a scopo drammatico, è semplicemente straziante e perfetta. E' cinema puro tanto quanto la magniloquenza estetica del wormhole o la realizzazione del tesseratto, che però da Nolan potevamo già lecitamente attenderci.
Il dilemma di "Interstellar è nella sua risoluzione. Nolan sceglie di spiegare i suoi misteri, prendendosi la licenza poetica di raccontare ciò che la scienza non può ancora provare (la fantascienza esiste appositamente), ma anche il rischio di sovrastare il fascino della domanda con la banale necessità della risposta. D'altro canto, "Interstellar è un manifesto della capacità dell'uomo di progredire attraverso la ricerca, la curiosità, il coraggio di porsi nuove domande. Servire la risposta, seppure nel modo più spettacolare possibile, apre necessariamente a critiche di vario genere.
"Interstellar è il film con il quale Nolan rivendica il diritto di esistere di un cinema che le major stanno abbandonando. Non è perfetto, ma è umano, vero: pochissimi film americani oggi sono in grado di coniugare intrattenimento, forma e contenuto come" Interstellar.
Da vedere al cinema, rigorosamente.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 21/11/2014 10.38.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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