Recensione la citta' verra' distrutta all'alba regia di George A. Romero USA 1973
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Recensione la citta' verra' distrutta all'alba (1973)

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locandina del film LA CITTA' VERRA' DISTRUTTA ALL'ALBA

Immagine tratta dal film LA CITTA' VERRA' DISTRUTTA ALL'ALBA

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"La città verrà distrutta all'alba" ("The Crazies": I folli) è un amabile film horror a colori del 1973, prodotto in USA, diretto e scritto da George A. Romero con la collaborazione nella sceneggiatura di Paul Mc Collough.

Il racconto si svolge nella piccola città della Pennsylvania denominata Evans City, di 3.000 abitanti, sconvolta dalla caduta di un aereo.
Il velivolo militare che trasportava un'arma batteriologica pericolosissima, soprannominata Trixie, in grado di far impazzire in breve tempo le persone che ne rimanevano contagiate rendendole furiose e omicide, cade proprio nelle vicinanze di una falda acquifera che diventerà la causa della veloce propagazione del virus tra la popolazione della città.
Il governo manda subito dei militari per circoscrivere con ogni mezzo il contagio, gli ordini dei superiori sono rigorosi, inflessibili, perché deve essere fatto il necessario per evitare che il virus si diffonda nella nazione. Vengono perciò uccise le persone che tentano di fuggire, bruciati i cadaveri infetti e fatto decollare un aereo con un'arma atomica che gira sopra la città, pronto, nel caso che si perdesse il controllo della situazione, a distruggere tutto simulando un incidente di volo.
Nel frattempo uno scienziato di grande ingegno, ideatore e sperimentatore del Trixie, viene portato dai servizi segreti con la forza a Evans City. L'uomo seppur contrariato del dover operare in un ambiente infetto, accetta di stare in un laboratorio di fortuna della città per trovare un vaccino contro il virus.

L'andamento stilistico del film si differenzia notevolmente dalle forme narrative più recenti dell'horror-fantascientifico, spesso così unificate negli intenti e dominate da ritmi ed effetti costruiti in laboratorio, il cui scopo è di raggiungere livelli visivi alti, in una sorta di emanazione verso la sala di esplosioni emozionali incontrollabili, frenetiche, adrenaliniche, sistemate il più possibile al centro del racconto.
"La città verrà distrutta all'alba" è ancora un film all'antica, che abbonda nelle scene di una gestualità umana familiare, ricca di sentimenti spontanei, evidenti, capace di equilibrare nella narrazione fantasia e realtà, visionarietà e riconoscibilità concreta di un mondo proprio.

"La città verrà distrutta all'alba" del 1973, pur nella sua retroattività d'archivio che lo rende molto datato, segna in positivo un forte distacco dalla tecnologia cinematografica degli anni 2000, soprattutto nel modo di raccontare per immagini. Tale modo in questo film è legato ad una sceneggiatura un po' stile telefilm, frequente all'epoca, di grande semplicità e scorrevolezza, messa in pratica con le riprese più usuali di allora, spesso sobrie e lente. Sono riprese che ricercavano con l'occhio della telecamera un effetto visivo di grande incidenza emotiva, legato sopratutto all' intimità dell'agire quotidiano dei personaggi che si muovevano al di là di ogni volgarità precostituita (numerose nel film le scene nelle stanze da letto, nei bagni e nelle camere da pranzo con coppie e bambini in atteggiamenti confidenziali e innocenti). Questo stile era qualcosa in grado di rafforzare emotivamente il contrasto tra il famigliare ordinario del presente e l'altrove straordinario straniante in procinto di arrivare, il mondo tangibile e il mondo sospeso (quello ignoto della follia), aspetti che dimostravano una capacità nel raccontare storie paragonabile per bravura alla parola scritta.

In questo film gli aspetti più idonei a favorire una identificazione e proiezione degli spettatori nei personaggi protagonisti delle scene passano attraverso una riproduzione della realtà fedele, credibile, equilibrata, invasa sì improvvisamente dallo straordinario di un evento fantastico, ma che rimane anch'esso del tutto credibile, possibile nella vita stessa di ciascuno.
I due meccanismi psicologici fondamentali del rapporto cinema-spettatori, quali l'identificazione e la proiezione, nel 1973 agivano ancora in un rapporto stretto con personaggi reali, spesso avvolti nel mito ma veri, grazie ad autori cinematografici di forte tradizione classica e buona cultura umanistica come Romero.

Oggi l'industria cinematografica, a parte qualche raro film come lo stesso remake di "La città verrà distrutta all'alba" del 2009, ha praticamente preso direzioni diverse, forse troppo astrattamente estetiche, frutto di sondaggi sul gusto rigorosamente cinematografico. L'industria non esplora più nel mercato il gusto filmico combinato con il gusto letterario, cosa che aveva sempre fatto con efficacia manageriale negli anni '70. Tutto ciò rende il desiderio del pubblico incerto, diviso tra le possibilità di godimenti estetici roboanti mai provati prima e il piacere semplice che procura la storia di un film ben messa in scena.

Il film di Romero del 1973 dimostra proprio come il cinema di oggi si sia quasi del tutto separato dalla letteratura; di quest'ultima rimane infatti solo l'idea filmica che un libro può ispirare o l'uso fotocopia di un best seller per la facilità di incasso che può garantire. Nel presente le pellicole ammaliano per la velocità dell'azione e per gli effetti spettacolo prodotti dalla tecnologia, aspetti che hanno la caratteristica di otturare nelle scene tutto il possibile resto che di solito rappresenta la parte più viva dei personaggi.
E' questo che rende oggi, da un punto di vista più psicologico e biografico, i protagonisti dei film degli illustri sconosciuti, privi di un profilo biografico, anche solo abbozzato e ciò impedisce che i due meccanismi psicologici fondamentali del pubblico quali la proiezione e l'identificazione entrino in stretta relazione con la storia suscitando così pensieri, ricordi, affetti, miti, divertimenti visivi di un certo spessore anche culturale-estetico.

Approfondendo il confronto tra "La città verrà distrutta all'alba" del 1973 con il cinema moderno, non si può non intendere come il modo di procedere del cinema oggi tenda a soddisfare esigenze condizionate del tutto disarmoniche, inconsciamente precostruite nel pubblico dall'agire strategico e intelligente dei media.
Queste esigenze sono indotte ad arte con una pubblicità invasiva e con una psicologia di scopo opportuna, precisa e cinica, capace sempre più di creare negli spettatori un gusto-sintomo che separa il moderno dal classico, togliendo senso al racconto e lasciando la psiche del pubblico divisa.

Le riprese de "La città verrà distrutta all'alba", che si sono svolte con la partecipazione reale di cittadini del posto, presenti in diverse scene chiave, sono state effettuate in due località della Pennsylvania: Evans City e Zelienople.

Il film per le caratteristiche psicologiche e caratteriali di Romero, poco incline a seguire autorevolmente, come faceva Kubrick, tutto l'andamento distributivo dei suoi film e per l'incapacità del produttore nel lanciare in modo efficace un'opera di così alto valore, non ha avuto una buona distribuzione organizzativa. Avendo risparmiato sulle spese pubblicitarie la reazione del mercato è stata tiepida e i produttori temendo il crollo economico si sono un po' disimpegnati, cercando di recuperare solo le spese; di conseguenza al cinema sono state distribuite poche copie e quindi il piano di Romero di rendere il film un cult movie è fallito.

Il film non ha avuto perciò alcun successo, né di critica né di pubblico; anche la distribuzione in dvd non è andata bene. Questo film indubbiamente meritava molto di più, anche perché il mercato a quei tempi e tuttora sembra richiedere film appartenenti al quel tipo di genere, dimostrandosi in un certo senso pronto a ricevere opere che lo eguaglino per bravura

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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 06/12/2010 11.04.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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