Recensione love & pop regia di Hideaki Anno Giappone 1998
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Recensione love & pop (1998)

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locandina del film LOVE & POP

Immagine tratta dal film LOVE & POP

Immagine tratta dal film LOVE & POP

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Immagine tratta dal film LOVE & POP
 

Anno Hideaki è senza dubbio una delle personalità più importanti della cultura giapponese, non fosse altro che per quel "Noen Genesis Evangelion" che ne ha rappresentato un vero spartiacque: la pop culture del Sol Levante prima, e dopo "Eva", hanno infatti valori e caratteristiche totalmente diversi, quasi antitetici. Naturalmente, l'anime di Anno ha avuto una tale influenza solamente perché è stato il primo che ha mostrato l'essenza della società giapponese post '95 che, con lo scoppio della bolla economica prima e l'attentato alla metropolitana di Tokyo poi, aveva ormai dovuto dire addio al japanese dream e fare i conti con una dura e fredda realtà. Persa l'illusione di avere dei valori solidi, e venuto meno il ruolo educativo della società, a Shinji non rimaneva altro che ritirarsi nel suo mondo interiore rifiutandosi di combattere, così come facevano (e fanno) i tantissimi hikikomori (coloro che si rifiutano di uscire di casa o addirittura dalla propria stanza) giapponesi.

Se questo è un atteggiamento prevalentemente maschile come risposta alla crisi di valori postmoderna, quello invece che le ragazze giapponesi hanno mostrato è un iper-consumismo compulsivo; ponendo la merce e gli status symbol materiali alla cima della nuova scala di (non) valori. E per ottenere i soldi necessari a soddisfare le proprie pulsioni consumistiche, le liceali giapponesi non esitavano a darsi alla pratica degli enjo-kosai, appuntamenti a pagamento che sovente poco differiscono dalla normale prostituzione: Hikikomori e enjo-kosai sono termini che si diffondono proprio in questo periodo, indicando due problemi sociali che non sono altro che la risposta rispettivamente maschile e femminile alla caduta dei valori moderni e alla comparsa dei non valori post-moderni. Quello che fa Anno con "Love & Pop" è riesplorare il mondo adolescenziale della seconda metà degli anni '90 giapponesi, ma questa volta dal punto di vista femminile: la liceale dedita agli enjo-kosai Chisa non è altro che la versione femminile dell'otaku hikikomori Shinji.

Lo stile di vita portato avanti dalle quattro ragazze, è quello che il commentatore Miyadai Shinji aveva chiamato mattari kakumei, traducibile con "la rivoluzione spensierata", che riteneva essere l'unica risposta possibile alla venuta meno dei valori tradizionali. Egli vedeva positivamente gli otaku che decidevano di ritirarsi dalla vita sociale e dedicarsi ai loro hobby o le ragazzine che si prostituivano per comprare oggetti costosi, poiché nella routine infinita e insensata che si era venuta a creare è prioritario godersela senza curarsi dei vecchi valori o di come si viene giudicati dalla società; anche per evitare, alla ricerca di nuovi valori palliativi, di cadere vittime di organizzazioni pericolose come la setta Aum.
In un secondo momento, però, egli ritratterà queste posizioni, una volta che il disagio sociale e i traumi patiti dagli hikikomori e dalle liceali che si prostituiscono diventano evidenti. Ammette quindi che la rivoluzione spensierata priva di valori non è possibile, perché l'uomo non può rinunciare totalmente a essi, pena un profondo disagio esistenziale.

L'evoluzione del personaggio di Chisa ripercorre esattamente la parabola del pensiero di Miyadai: la giornata in cui si svolge interamente il film, il 19 luglio 1997, è la rappresentazione dell'eterna e insensata routine in cui godersela in maniera compulsiva. Così, quando Chisa vede un anello che costa 130.000 yen (circa 1.200 euro), la sua decisione è irrevocabile: deve assolutamente avere quell'anello entro la chiusura del centro commerciale alle ore 21. Il giorno dopo naturalmente l'anello sarebbe ancora lì, la determinazione di Chisa nel volerlo comprare per forza in quel giorno parrebbe totalmente insensata all'interno di una normale scala di valori. Ma il fatto è che per lei una scala di valori non c'è, così la vista dell'anello è equiparata all'emozione del primo bacio, l'anello assurge al ruolo (vacante) di Dio. E il godimento totale a cui aspira la rivoluzione spensierata non può attendere nemmeno un giorno.

C'è solo un modo in cui una liceale può guadagnare 130.000 yen in un giorno: prostituirsi. Ma è qui che questo stile di vita crolla.
Inizialmente a Chisa pare una cosa normale guadagnare i soldi in quel modo (e d'altra parte per l'anello farebbe di tutto), non vi è molta riluttanza all'idea di vendere il proprio corpo. O perlomeno, il gioco (prostituirsi) sembrerebbe valere ampiamente la candela (l'anello). E' anche la posizione iniziale di Miyadai: la società degli adulti condanna e per certi versi compatisce le liceali che si prostituiscono, ma perché è basata su valori che esse invece non hanno. Le nuove generazioni sono prive di quei valori che fanno sì che la prostituzione sia un'attività umiliante e disdicevole, ergo per loro non vi è né vergogna né sofferenza nel praticarla. E' soltanto un mezzo come un altro per raggiungere i propri scopi.

La realtà, però, è ben diversa. Dopo qualche appuntamento con signori di mezza età disposti a pagare lei e le sue amiche solo per la loro compagnia, Chisa alla fine si troverà a fare delle esperienze traumatiche con due uomini palesemente disturbati; nell'ordine un Tezuka Toru sempre a suo agio nella parte del maniaco squilibrato e il bravo e famoso Asano Tadanobu. Il primo all'inizio dice di accontentarsi di andare con lei in un negozio di videocassette e fare finta di essere fidanzati, ma poi d'improvviso le prende la mano e la obbliga a masturbarlo (come non collegare la sua mano sporca di sperma a quella di Shinji dopo che si era masturbato di fronte ad Asuka in coma). Il secondo invece la porta in un Love Hotel con l'intenzione di ucciderla, ma poi decide di risparmiarla perché parlare con lei era stato divertente e perché gli aveva riparato il suo inseparabile peluche. Inoltre, la sgrida severamente dicendole che "mentre tu ti spogli davanti a me che sono vestito, c'è qualcuno che soffre", che, come le viene poi spiegato da un'altra persona, vuol dire che "tu hai un valore", perché se qualcuno soffre mentre tu ti umili significa che per quella persona tu hai un valore (e la ricerca del partner perfetto, colui che può attribuirci questo valore sarà proprio uno dei temi centrali del cinema di Miike).
Tali due esperienze traumatiche mostrano chiaramente a Chisa che la rivoluzione spensierata non è possibile (così come l'oggettivo disagio degli hikikomori e delle liceali prostitute portano Miyadai a ritrattare le sue posizioni). La sofferenza non è un retaggio del passato legato ad antichi valori: ciò che era umiliante prima lo è ancora oggi; anzi lo è ancora di più proprio perché sono spariti i grandi valori a cui aggrapparsi. Non solo, Chisa non riesce nemmeno a racimolare i soldi necessari a comprare l'anello: la sua missione divina/consumistica quindi fallisce su tutta la linea, e il suo stile di vita mostra alla fine tutte le sue falle.

Anno, al suo esordio in un lungometraggio non animato, è molto bravo a riproporre stilisticamente le tematiche del film. Anch'egli, come le ragazze protagoniste del film, si libera dei vecchi valori e se la gode seguendo i propri capricci. Così posiziona l'obiettivo nei posti più disparati, talvolta soddisfacendo il suo (e il nostro) voyeurismo ponendo la macchina presa sotto le gonne delle ragazze o vicino ai loro seni; il montaggio diventa compulsivo come il consumismo delle protagonista, il formato passa dai 4:3 al widescreen senza preavviso, immagini fotografate con grandangoli particolarmente distorcenti si alternano vorticosamente ad altre più "normali" senza che vi sia un motivo apparente, più riprese vengono fatte coesistere all'interno della stessa inquadratura.
Il risultato è senza dubbio positivo: la pellicola è intrisa di un'energia anarchica e liberatoria che la rende frizzante e coinvolgente per la sua intera durata; e anche la bravura di tutto il cast, ben diretto dal regista, compartecipa alla buona riuscita del film.

L'unica "rivoluzione spensierata" che ha avuto successo è proprio quella di Anno Hideaki dietro la macchina da presa.

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Recensione a cura di Tommaso Ghirlanda - aggiornata al 24/05/2012 11.02.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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