Voto Visitatori: | 7,90 / 10 (181 voti) | Grafico | |
"Noi possiamo chiudere col passato, ma il passato non chiude con noi" così recita un famoso libro che sembrano aver letto tutti i personaggi del film. Ed è questa la sua legge, a cui devono sottostare anche i suoi interpreti.
Nove storie per nove diverse vite alle prese tutte con il passato e con i "maledetti rimpianti". Nove trame che apparentemente non sono collegate fra loro ma che scavando nel passato o aspettando il futuro prima o poi lo saranno. Tutte ruotano attorno a Earl Partridge (Jason Robards), vecchio imprenditore televisivo ideatore del più famoso programma di San Fernando Valley: "What do kids know". Oltre a quella di Earl, seguiremo le vicende di Frank T.J. Mackey, un giovane maschilista conduttore del programma "seduci e distruggi", di Linda Partridge (Julianne Moore), seconda moglie di Earl, di Phil Parma, suo infermiere, di Jimmy Gator, presentatore del programma ideato da Earl, di Stanley Spector, bimbo prodigio e concorrente del programma, di Claudia Wilson Gator, una ragazza cocainomane, di Jim Hurring, un onestissimo agente di polizia e di Donnie Smith, ex-vincitore del quiz di Earl.
Solo alcune di queste storie sembrano collegate, ma la casualità della vita e le reminescienze del passato prenderanno il sopravvento. Infatti, col proseguire del film, le trame inizieranno a intrecciarsi per formare due filoni narrativi principali: da una parte la storia di Earl, con Mackey (che si scopre essere suo figlio), Linda e Phil, dall'altro Jimmy Gator, con Claudia (sua figlia), Stanley, Jim (che si invaghirà di Claudia) e Donnie, che solo nel finale incontrerà Jim. Inutile dire che i parallelismi saranno numerosissimi.
Ma il passato incombe su tutto e su tutti. Ben presto lo spettatore realizzerà che la tristezza e il rimpianto lo accompagnano, perché dal passato non si può fuggire né si può dimenticare. E tutti, nessuno escluso, hanno qualcosa di cui pentirsi e quindi devono fare i conti con i "maledetti rimpianti": Earl, sul letto di morte, si pente di essere scappato e di aver lasciato il figlio Mackey da solo a veder morire la madre, Mackey rimprovera suo padre dell'abbandono e nonostante la sua condizione lo biasima pesantemente, Linda, proprio come Jimmy confessa al marito la sua mancata fedeltà, Claudia soffre per essere stata molestata dal padre, Jim perde la pistola e diventa lo zimbello dei colleghi e Donnie è solo l'ombra di quello che era un tempo e adesso è privo di certezze. Phil non è sufficientemente caratterizzato: non sembra possedere un passato burrascoso (forse tagliato nel montaggio finale per motivi temporali). Ma è emblematica la ribellione in diretta di Stanley che a soli 10 anni si rifiuta di salvare, per l'ennesima volta, al quiz "What do kids know", la sua squadra dalla sconfitta, dicendo che non è un "bambolotto" nelle mani degli adulti che approfittano della sua intelligenza per scopi pecuniari. Anch'egli si ribella al passato e si pente di ciò che ha sempre fatto, ma è più fortunato degli altri, perché, data la sua giovane età, può ancora tornare indietro.
Non sembra esservi via di fuga dalla tristezza che è conseguenza diretta del ricordo, quando arriva una tanto improvvisa quanto risolutiva pioggia di rane (ripresa direttamente dalla bibbia) sulla cittadina americana: Earl muore con suo figlio accanto, Mackey piange la morte del padre tanto odiato, Linda (dopo aver tentato il suicidio) arriva in ospedale, Jimmy, colpito da una rana, fallisce il suo tentativo di suicidarsi, Claudia appare per la prima volta sorridente, Jim ritrova la sua pistola e Donnie cade rompendosi i denti e rende così necessario l'acquisto di un tanto desiderato apparecchio.
Ma non si parla solo di passato in "Magnolia": sin dall'inizio, infatti, il regista introduce un altro importante argomento: la casualità della vita, a cui il narratore-regista non crede esplicitamente. Per dimostrare il suo scetticismo, Anderson ricorre ad alcuni geniali avvenimenti realmente accaduti: se per i primi parla di coincidenze, andando avanti con gli esempi non può fare altro (soprattutto quando cerca di spiegare la morte di un ragazzo buttatosi dal tetto del suo palazzo ma morto non a seguito della caduta, che sarebbe stata fermata da una rete protettiva messa da una ditta di vetri, ma a causa di una fucilata partita quattro piani più sotto dalla sua stessa madre con fucile che lui stesso aveva caricato) che ammettere l'impossibilità di una tale numero di eventi collegati. Due soli solo i momenti riservati alla voce del narratore (prologo ed epilogo) ed, in entrambi i casi, non parla di passato, bensì di coincidenze. E' come se l'intera trama sia una serie di coincidenze e quindi, nell'intervento finale, il narratore non può far altro che riammettere l'impossibilità di un tale numero di eventi collegati casualmente.
"Magnolia" è la vita secondo P.T. Anderson proprio come "American Beauty" è la vita secondo S. Mendes. Un film sulla falsariga del pluripremiato capolavoro di Mendes, quindi. Ma i film sono molto diversi fra di loro soprattutto per la materia trattata: "American Beauty" mostra la crisi dei valori nella società americana con pluriargomentazioni, "Magnolia" insiste su pochi argomenti (il passato, la casualità della vita, la fedeltà) proponendoli fino quasi all'esasperazione.
Un'altra importante differenza è rappresentata dalla colonna sonora: nel film di Anderson assume infatti un'enorme importanza. Non sorprende che il film sia stato concepito come un musical dal regista stesso. La sceneggiatura si accompagna alla musica formando un connubio ottimamente armonizzato per tutto il film. Notevoli i pezzi, alcuni dei quali composti appositamente dalla cantante Aimee Mann, una veterana sotto questo punto di vista, in quanto già autrice delle colonne sonore di "Lost in space" e "Mi chiamo Sam". I brani più ispirati sono "Wise up", cantata direttamente degli interpreti, e "Save me", che chiude il film. Viene riproposta anche una canzone dei Supertramp: "The logical song". Eccellente.
Stesso giudizio anche per gli attori, che impersonificano tutti ottimamente i loro personaggi. Un risultato sorprendente perché, con nove storie ed un numero ancora maggiore di attori, era lecito aspettarsi alti e bassi da parte degli interpreti, invece il risultato medio è ottimo. Toccano, invece, vette di eccellenza ancora più alte le interpretazioni di Tom Cruise e Julianne Moore nei loro rispettivi personaggi (Mackey e Linda). T. Cruise appare molto convincente nel ruolo di maschilista-conduttore e lo è ancora di più in quello di figlio tanto da meritare la nomination all'oscar; J.Moore è protagonista di alcuni acuti da attrice davvero impressionanti (basti pensare alla scena in farmacia o dall'avvocato).
Ottima anche la sceneggiatura, scritta dallo stesso Anderson, che non rinuncia ad un linguaggio piuttosto volgare e il montaggio (che pecca forse solo nei confronti di Phil).
In definitiva, con "Magnolia", l'allora ventinovenne regista americano ha corso un grosso rischio: con una durata di oltre 3 ore e con la presenza di nove storie diverse da collegare, ha rischiato di creare un film noioso e confuso.
Ma, al contrario, ha realizzato un vero e proprio miracolo cinematografico creando un intreccio valido, supportato da ottimi attori, da una colonna sonora indimenticabile e da una sceneggiatura e un montaggio all'altezza.
Ma è soprattutto un film che fa dannatamente riflettere, proprio come "American beauty"...
Commenta la recensione di MAGNOLIA sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di Gabriele Nasisi - aggiornata al 10/06/2003 14.02.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio