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"Mr Brooks è un uomo di successo, Mr Brooks è un marito, Mr Brooks è un padre, Mr Brooks è un serial killer."
E' così che gli efficaci strilloni pubblicitari ci presentano questo, all'apparenza, intrigante thriller zeppo di vecchie glorie cinematografiche.
Potrebbe passare per uno di quegli ennesimi rifacimenti che ormai ci invadono, oppure per uno di quei prodotti destinati rapidamente all'home video che tentano di accapigliarsi un po' di pubblico sbattendo il nome di qualche vecchia star accanto a quello di una giovane nei poster. Ma, appunto, potrebbe.
"Mr. Brooks" aveva, perlomeno a livello di sceneggiatura, tutte le regole giuste per diventare un piccolo gioiello; non un cult-movie, ma una validissima lezione di cinema su come si costruisce un film a incastro, su come disseminare indizi talmente ben celati e ben incastonati da ingannare anche il più sveglio tra gli spettatori, in poche parole un puzzle che si assembla pezzo per pezzo, scena dopo scena, e che ci svela, nella penultima sequenza, un (vero) finale inaspettato, geniale, agghiacciante, magnificamente costruito. Un finale che avrebbe cancellato d'un colpo tutte le pecche dei minuti precedenti.
Purtroppo qualcuno deve aver imposto un veto, una censura spietata a un film bifronte: hollywoodiano nella confezione, ma coraggioso nell'andare fino in fondo. Si possono fare a questo punto delle ipotesi sulla manciata di secondi che, appena prima dei titoli di coda, stravolgono, distruggono, riducono a pezzi un film potenzialmente bellissimo e una scena pre-finale costruita ad arte.
Si tratta di un secondo finale chiaramente posticcio, attaccato con lo sputo per la sua estrema banalità, forse girato in fretta dopo la fine ufficiale delle riprese per volere della produzione; forse qualcuno, a Los Angeles, ha deciso che un film del genere non poteva essere così spietato, doveva esser visto dalla famiglia di grassoni bigotti dell'Iowa come dalla single del Minnesota che il sabato pomeriggio va regolarmente a esercitarsi al poligono di tiro con la sua Smith & Wesson modello 696, 44 Special.
Tutte supposizioni, ma altamente plausibili.
Nessuno si aspetterebbe mai di trovarsi a disquisire su questi temi di fronte a una pellicola diretta da uno sconosciuto e interpretata da attori come Kevin Costner, William Hurt e Demi Moore, eppure "Mr. Brooks" è un caso particolare.
Kevin Costner, ultimamente con una carriera in ribasso per via di alcuni ruoli non adatti (a eccezione del bellissimo "Open Range"), riparte alla grande con un ruolo che sembra scritta apposta per lui, lo vediamo agire con passione e impegno in un personaggio ben sviluppato, lacerato tra la normalità del lavoro e della famiglia e un'irrefrenabile voglia di uccidere, che lo porta a sdoppiarsi in due personalità, e a generare una sorta di incarnazione del male più folle, un tumore della sua mente, che prende le sembianze umane dell'immaginario Marshall, al quale presta volto William Hurt, e che si prodiga in convincenti duetti con il suo "creatore" Mr. Earl Brooks.
Il film ha una costruzione abbastanza particolare, perché parte da un buon soggetto che tratta il tema del serial killer con stile originale; non il solito assassino sul quale è incentrata l'intera vicenda dunque, ma solo l'anello più importante di una catena di eventi che si intensificano progressivamente.
Insomma, il fatto che "Mr. Brooks" sarebbe potuto essere una rivelazione è dovuto alla circostanza che l'attenzione è focalizzata almeno per una volta sulla storia e sul suo sviluppo piuttosto che su un personaggio. Non a caso un tipo di personaggio, la detective interpretata da Demi Moore, che solitamente in questa tipologia di film la fa da padrone, è qui rilegato a un ruolo secondario, pedina al servizio di Brooks. La classica indagine del detective di turno questa volta non c'è, il poliziotto è mosso come un pedone sullo scacchiere nelle mani del serial killer che, a sua volta, non è il solito invasato, ed anche questo è un sostanziale cambiamento. Peccato solo che né la Moore appaia convincente, piuttosto sembra che continuamente pensi ad altro e si chieda perché si trovi lì, né la sua storia e il suo ruolo all'interno della pellicola vengano sviluppate appieno.
Il regista Bruce A. Evans (già sceneggiatore dei famosi "Stand by me" e "Starman") ci mette impegno e alcuni momenti sono davvero notevoli, tranne quando si lascia andare in una scena di sparatoria assolutamente fuori contesto. In qualità di autore della sceneggiatura, poi, pone saggiamente un paio di colpi di scena volutamente prevedibili, e infatti subito svelati dagli stessi personaggi del film, che servono a catalizzare l'attenzione su altri punti in favore della scena pre-finale (e crediamo volesse terminare proprio con questa in virtù di quanto scritto sopra) e, allo stesso tempo, a seminare indizi.
Questo curioso e non privo di fascino Mr Brooks sarebbe potuto essere una delle rivelazioni di questa stagione cinematografica, ma un qualche evento avverso al povero spettatore, esausto di dover vedere solo remake e storie trite e ritrite, ha deciso che dovrà finire ben presto nel dimenticatoio delle occasioni sprecate.
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Recensione a cura di matteoscarface - aggiornata al 18/10/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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