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È inutile: l'inimitabile Hitchcock si riconosce tra mille, anzi un milione, anzi un miliardo. Nessuno dopo di lui è stato capace di costruire dei film perfetti nei quale la tensione, la paura, il sussulto fanno perdere allo spettatore il senso del tempo e della realtà. E nessuno dopo di lui è stato capace di intessere trame che si snodano in maniera impeccabile davanti ai nostri occhi, facendoci desiderare e allo stesso tempo temere la fine del film. Desiderare perché non si vede l'ora di scoprire le carte del maestro e temere perché si vorrebbe continuare all'infinito ad ammirare la sua straordinaria abilità di grandissimo cineasta.
"Nodo alla gola" è un significativo esempio di come Hitchcock sia riuscito ad attrarre e stimolare l'attenzione dello spettatore, partendo da un omicidio nel quale ci è già svelato il colpevole, anzi i colpevoli e che quindi lascia spazio ad elucubrazioni sul movente o sulla sorte dei due assassini. Due assassini che suscitano quasi simpatia, soprattutto il più forte Brandon (John Dall) che pare quasi fiero e orgoglioso del suo gesto, mentre Philip (Farley Granger) appare sconvolto, fuori di sé, quasi succube del suo compagno. Appare quasi evidente che tra i due ragazzi, che vivono insieme e che stanno per partire insieme per trascorrere del tempo in campagna, ci sia un rapporto di tipo omosessuale, anche perché lo spunto per questo film al regista venne proprio da un fatto di cronaca vera: l'assassinio Leopold-Loeb, una coppia omosessuale, che scelsero la loro vittima a caso e l'ammazzarono senza un motivo.
Brandon e Philip hanno deciso di dare un ricevimento in casa loro per salutare gli amici in vista della loro partenza imminente per la campagna, dove resteranno per un periodo di sei mesi per studiare in santa pace e conseguire il maggior numero di esami possibili. Prima che tutti gli ospiti arrivino però, strangolano il loro amico David (Dick Hogan) e lo ripongono in una cassapanca. Philip è nel panico più totale e vorrebbe rimandare il ricevimento, mentre Brandon sicuro di sé e fiero del suo atto, decide che sarebbe proprio un'ottima idea servire la cena proprio sulla cassapanca/bara dove hanno riposto la loro povera vittima. Spostano quindi i candelabri, i piatti e le posate sulla cassapanca e ripongono i loro libri antichi (ai quali è interessanto il signor Kentley che è il padre di David e che è invitato alla festa) sul tavolo. La prima ad arrivare è la signora Wilson (Edith Evanson), la loro governante che si stupisce del fatto che la sua tavola preparata con tanto amore sia stata disfatta. Subito dopo cominciano ad arrivare a turno tutti gli altri ospiti: il signor Kentley (sir Cedric Hardwicke) accompagnato dalla signora Atwater (Constance Collier) perché sua moglie ha il raffreddore, Janet (Joan Chandler) la fidanzata di David prima fidanzata con un altro invitato, Kenneth (Douglas Kirk) e il loro vecchio insegnante del ginnasio e del liceo, il signor Rupert Cadell (James Stewart). La cena procede nel migliore dei modi fino a quando Janet e Kenneth si accorgono che Brandon ha deciso di farli tornare insieme senza chiedere il loro parare e soprattutto fino a quando Brandon non comincia a raccontare di quanto Philip fosse bravo a sgozzare galline portando il discorso su un argomento macabro quanto scottante: la teoria del superuomo di Nietszche secondo la quale esistono degli uomini superiori agli altri ai quali sarebbe permesso di porre fine alla vita degli uomini inferiori. A cominciare il discorso è stato Rupert che però si rende subito conto che Brian lo sta portando un po' troppo oltre i limiti e quindi impone al suo vecchio allievo di smetterla e di cambiare soggetto. Tutti nel frattempo si preoccupano del ritardo di David, anche lui invitato al ricevimento, e quando appare chiaro che non verrà più la preoccupazione comincia a crescere, dato che non si riesce a rintracciare il ragazzo.
Rupert appare molto sospettoso nei confronti dei sue due ex-allievi, soprattutto perché Philip si comporta in modo alquanto strano e perché Brandon durante la sua esposizione della teoria del superuomo sembrava estremamente serio. Quando tutti sono andati via e i due ragazzi si accingono a disfarsi del cadavere prima di partire, Rupert con la scusa di aver dimenticato il suo portasigarette torna nell'appartamento e…
Il film è passato alla storia per essere stato montato come se fosse un unico e lungo piano sequenza, mentre in realtà è costituito da vari piani sequenza montati insieme come se fosse uno, risultato ottenuto grazie agli stacchi effettuati inquadrando degli oggetti scuri come la giacca di Brandon o il pianoforte di Philip o la cassapanca di David. La sensazione che si ottiene è quella di una sorta di claustrofobia che ci costringe a stare nella stessa stanza per tutta la durata del film e ci obbliga ad un certo momento a vedere il tutto dal punto di vista della cassapanca in quella che è forse la sequenza più strabiliante della pellicola. Infatti l'obiettivo è puntato sulla cassapanca e lascia tutti i protagonisti all'esterno sulla destra che chiacchierano animatamente. L'unica protagonista che è rimasta nell'obiettivo è la governante che sta sparecchiando la tavola/cassapanca/bara e che quindi fa avanti e indietro per almeno tre volte e ogni volta che si avvicina alla cassa crea un sussulto nello spettatore, dato che poco prima aveva detto a Rupert di essere intenzionata a riporre i libri proprio nella cassapanca. Quando ritorna vicino all'obiettivo per l'ultima volta, dopo aver finalmente finito di sparecchiare, sta per aprire la cassa e per poco allo spettatore non prende un colpo, se non fosse che magicamente Brandon torna ad occupare il suo posto davanti alla macchina da presa immobile e suggerisce alla governante di tornare il giorno dopo a sistemare il resto. Ma di questi piccoli/grandi colpi di scena, che non fanno altro che accrescere l'irrequietezza dello spettatore e soprattutto anche di Philip e Brandon, il film è impregnato. Quello che più colpisce, inoltre, è che non c'è motivo apparente che giustifichi il terribile gesto dei due ragazzi guidati solo da una teoria che fu loro esposta da Rupert quando ancora andavano a scuola. Una teoria che sicuramente non voleva alludere a gesti crudeli e inconsulti come quello compiuto ai danni del povero David, che era migliore di loro come lo stesso Rupert rinfaccia ai due dopo che ha scoperto il loro misfatto.
Impeccabile da ogni punto di vista tecnico: recitazione e sceneggiatura su tutti dato che possiamo ammirare i vari protagonisti muoversi con maestria sulla scena e intavolare conversazioni e dialoghi davvero deliziosi con la solita ironia che permea quasi tutte le pellicole del regista, ironia che possiamo ravvisare nella discussione sul cinema e su "quella attrice che ha lavorato in quel film che si intitola qualche cosa, o una cosa del genere" che Janet, Rupert e la signora Atwater intavolano proprio mentre stanno mangiando del pollo in vicinanza della cassapanca.
Inutile rimarcare l'attenzione del regista per il particolare che contribuisce a rendere i suoi film davvero unici: in questo caso una cassapanca, una corda che ricompare a disturbare la tranquillità del povero Philip, un cappello con delle iniziali e via dicendo...
Hitchcock dirige senza difficoltà e con mano sicura una storia che si svolge praticamente in tempo reale, facendola cominciare con una panoramica della strada newyorchese nella quale si trova l'appartamento dei due ragazzi e portando la telecamera, seguita da un motivo musicale molto inquietante, sul terrazzo con dei finestroni coperti da un ampio tendaggio che nasconde il terribile assassinio del quale ci viene mostrato solo l'attimo finale e continuando a raccontarci quello che avviene al di là di quel tendaggio e soprattutto nella mente di chi ha ammazzato a sangue freddo un'altra persona senza un vero motivo, senza quello che è l'elemento principale di qualsiasi omicidio che si rispetti: il movente.
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Recensione a cura di A. Cavisi - aggiornata al 23/08/2010 14.57.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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