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In seguito alla distruzione del suo prezioso violino, Nasser Ali, musicista di grande talento, perde la voglia di suonare e con essa quella di vivere. Decide pertanto di lasciarsi morire di inedia, mentre tra sogni, deliri e ricordi ripercorre la sua vita infelice, segnata da un episodio sepolto nel passato e legato ad un amore perduto.
Marjane Satrapi (autrice della graphic novel "Persepolis" e del suo adattamento cinematografico) torna al cinema e insiste con l'adattamento di una sua opera, "Pollo alle Prugne". Lo stile grafico dell'autrice iraniana, estremamente riconoscibile, è basato su un tratto volutamente scarno, sull'assenza di profondità e prospettiva, sull'utilizzo di un character design semplice ma efficace. E' alle parole che Marjane Satrapi affida la sua arte e "Pollo alle Prugne" non fa eccezione. La graphic novel" ricorre ad uno schema abbastanza statico per rappresentare la non linearità della narrazione (sostanzialmente, inversione del bianco e del nero, con i flashback quasi in silhouette), e il film si dimostra superiore all'opera di partenza - per una volta.
La costruzione ellittica e non lineare consente infatti al film non solo di riservare molti colpi di scena e momenti di inaspettata commozione, ma anche l'utilizzo di stili ed atmosfere molto diversi, in grado di proiettare lo spettro emotivo di Nasser Ali in tutto l'ambiente circostante, in particolare grazie ad una fotografia particolarmente curata ed a scenografie non sempre realistiche, spesso addirittura con sfondi disegnati.
I ricordi, i sogni e i racconti si mischiano, l'effetto è una rapsodia di immagini e frammenti visivi (oltre che musicali) di grande suggestione, che corrono verso un finale che, svelando la realtà dietro molte delle scene già viste in precedenza, ribalta le certezze che il film ha sin lì creato e lascia stupiti e commossi, su una singola nota che accompagna significativamente la dissolvenza finale.
"Pollo alle Prugne" non è l'adattamento di una graphic novel, bensì la sua versione cinematografica, che si dimostra quella definitiva, non fosse altro che per l'importanza della musica nella storia di un musicista (nota a margine: nella graphic novel, lo strumento di Nasser Alì è il tar, non il violino). Si procede per vignette, con dialoghi veloci, cambi di stile, personaggi poco realistici e situazioni irreali,senza per questo mancare di autenticità.
A Marjane Satrapi non interessa creare una versione dal vivo della sua storia e intorno agli attori, tra i quali spicca come sempre un immenso Mathieu Amalric, costruisce un mondo sospeso tra disegno e cartapesta, tra cartolina e foto ricordo.
A un certo punto, nel film, Nasser Ali ha una visione: l'angelo della Morte gli racconta la vecchia storia orientale, rielaborata in mille versioni diverse ( la più celebre quella di Samarcanda di Roberto Vecchioni), dell'appuntamento ineluttabile con la Morte. E' l'unico segmento interamente animato del film e serve a chiudere il cerchio. Il protagonista della storia scappa il più lontano possibile per fuggire alla Morte (che però lo aspetta esattamente nel luogo prescelto per la fuga), in un vano tentativo di restare aggrappato alla vita, mentre Nasser Ali, al contrario, si ferma e attende placidamente che la Morte sopraggiunga. L'Angelo della Morte racconta a Nasser Ali la buffa storia dell'uomo che voleva scapparle, senza aggiungere molto al racconto.
Il significato di questa storia, posta nel film in questo modo, è che la Morte arriva sempre, qualunque siano i nostri tentativi di fuggirla, e che l'unica vita che abbiamo va vissuta senza dimenticarsene e senza affrettare il percorso che ci è stato dato. Non c'è aldilà, nel mondo di "Pollo alle Prugne. Forse l'anima esiste, forse è un buffo fenomeno atmosferico: Nasser Ali ricorda la morte della madre, ma è un ricordo poco consolatorio, che non lo pacifica affatto.
La vita dell'artista è segnata e benedetta dal dolore, unica possibile via per catturare l'essenza dell'arte (aspetto su cui il film insiste molto più che la graphic novel). Nasser Ali, ad un certo punto, decide però di soccombere al dolore, pur realizzando che neanche la sua arte gli sopravvivrà. Forse è stato l'incidente del violino, forse l'incontro con l'amore che non lo riconosce più. Quel che conta è che in quel momento, l'equilibrio tra la sofferenza e la sua sublimazione si rompe: Nasser Ali non ha più lo strumento per trasformare il suo dolore in arte e anche la causa del suo dolore si rivela vana (ma sarà così?).
"Pollo alle Prugne" è un film delicato e divertente, una riflessione sulla vita e l'arte, sorretto da un cast eccezionale persino nei ruoli minori (Chiara Mastroianni sospesa in una nuvola di fumo e Isabella Rossellini, ma anche Jamel Debbouze in un doppio ruolo), guidato da Mathieu Amalric nel ruolo principale. Non è utile per un giudizio cinematografico paragonare le due versioni di "Pollo alle Prugne". Sono entrambe opere di Marjane Satrapi ed entrambe raccontano la medesima vicenda, sfruttando in maniera originale e intelligente il media scelto. Hanno la stessa dignità e sono entrambe due grandi opere. Si può però affermare che, al contrario di tanti altri adattamenti, la visione della versione cinematografica non solo non è superflua o riduttiva, ma forse è quella che riesce a coinvolgere il pubblico in maniera più esaustiva e a guidarlo verso una piena comprensione dell'opera.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 05/04/2012 15.41.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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