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Le promesse non mantenute sono come le foglie morte: stanno lì, sospese nell'aria a fluttuare nel vento d'autunno. La prima non te la scordi, come un tassello scolpito nella memoria in cui c'è persino l'odore di quel momento in cui l'hai pronunciata, il gusto di quelle lacrime trattenute che adesso sono lontane.
Memorie. La prima e poi le altre e poi le altre ancora, da non ricordare più quante, tanto da essertele dimenticate.
Comodo l'alibi della memoria per abdicare al proprio ruolo. L'età, il conformismo, la resa mascherata giocano un ruolo decisivo per sperimentare quel rimpianto che nemmeno sapresti dire, e che sta in agguato perfino in un futuro rovesciato.
Ed è forse il rimpianto, insieme all'innocenza persa con quella promessa non mantenuta, che fa riannodare quel filo spezzato una mattina di nove anni fa, quando Jesse e Celine si erano promessi di rivedersi tra sei mesi, al binario 9 della stazione di Vienna, che aveva assistito al debutto del loro amore.
Li avevamo lasciati, giovani studenti, dopo un incontro casuale durato una intera notte e nutrito di sogni che regalano occhi nuovi per guardare il mondo e le cose. Jesse e Celine si sarebbero dovuto incontrare dopo sei mesi per dare un seguito a quel sentimento che aveva appena fatto in tempo ad esordire, prima che ciascuno riprendesse la propria strada e la propria vita. Poi si torna sempre dentro se stessi e si dimentica.
E così quella promessa era stata dimenticata e quello che sarebbe potuto essere non era stato. E adesso sono lì, orfani di un'esperienza che non ha eguali e spogli di quella strepitosa, tenerissima, quasi infantile capacità di svelare la potenza di un sentimento che nemmeno conosci.
Lui, Jesse, è infelicemente sposato, ha un figlio ed è diventato giornalista. Vive e lavora a New York ed ha scritto un libro su quella tenerissima notte; su quella breve, intensa, delicata storia di una notte.
Lei, Celine, vive a Parigi, si dedica a cause ambientali, è un po' nevrotica ed è mal fidanzata con un fotoreporter.
Entrambi sono diventati adulti, forse si sono realizzati professionalmente, ma la vita che vivono non è certamente quella che si aspettavano dal loro futuro.
Lui è a Parigi per promuovere il suo libro, lei l'ha letto ed ha capito. Ha saputo della presentazione e si reca nella libreria in cui sa di trovarlo. Lui è lì che firma le copie del suo racconto e lei è lì, tra il pubblico in attesa.
I segni del tempo sono evidenti in entrambi, ma i sogni sono sempre gli stessi, e quando i loro sguardi si incontrano rinasce la stessa magia di quella notte di nove anni fa. Tutto è come allora, solo un po' più sfocato, più amaro, più disincantato, arresi al tempo che passa.
Vienna è ormai lontana ma è ancora intatta la voglia di ricordare allora per riscoprirsi adesso; basta un attimo per ricordare chi si è stati ricordando chi si è adesso.
Più fragili ma ancora bisognosi dell'emozione assoluta di quei primi, brevissimi attimi vissuti in quella notte viennese.
E in un momento l'evidenza si fa pubblica. C'è ancora un aereo da prendere, c'è ancora la certezza di una separazione imminente, c'è ancora il rimpianto insopportabile di un abbandono, c'è la certezza che mai più saranno giovani.
Ma c'è tempo per riannodare il filo del discorso spezzato, tra la sosta in un bar, una gita in battello sulla Senna, a casa di lei, sulle panchine, nei parchi. E il fluire delle loro parole, per le strade ovattate di una inconsueta Parigi, che suonano autentiche e coinvolgenti, è tutto teso al recupero di quello che hanno perduto e di quello che sarebbe dovuto essere se non ci fosse stato quell'addio mattutino e poi quella promessa non mantenuta.
Ma c'è anche la consapevolezza che ancora una volta non potranno promettersi qualcosa, che le loro vite hanno ormai preso strade diverse, e che quell'esperienza resterà in qualche anfratto dei loro cuori per sempre. Lo fanno con il sorriso sulle labbra e la tristezza nell'anima, in un crescendo che si apre alla certezza che c'è sempre un tempo per vivere e un tempo invecchiare.
Perché solo in parte abbiamo la vita che ci tocca, molto quella che ci meritiamo. E il finale sorprende per quella straordinaria idea di lasciare in sospeso la conclusione. Ma forse è il finale sperato per farci dire:"chissà".
E la piccola magia si ripete ancora una volta, perché Richard Linklater confeziona una storia senza tempo. Autentica perché autentiche sono le cose che Jesse e Celine si dicono, e perché li abbiamo visti crescere e maturare (e noi con loro siamo cresciuti e maturati).
I due ragazzi sono diventati adulti, smesse le speranze e le illusioni, il tempo ha fatto il suo corso e la vita ha aggiunto loro qualche disinganno in più e qualche sogno in meno.
Se in "Prima dell'alba" Jesse e Celine avevano esplorato un mondo ormai lontano, qui, in "Prima del tramonto" le cose sono ormai definite e i mille rivoli dei loro pensieri ci svelano che se anche l'attrazione non si è esaurita e il desiderio di arrivare all'altro è sempre struggente, le loro vite si sono ormai delineate ed hanno già imparato ad ascoltare i battiti dissonanti del cuore.
Come era già successo con la Vienna del primo film, qui è Parigi (una Parigi inconsueta e lontana dai circuiti turistici) a far da sfondo alla replica dei palpiti amorosi di questi due incredibili personaggi. E così il loro ininterrotto dialogare spazia sui rispettivi trascorsi, sulle piccole e grandi cose quotidiane, sulle incertezze generazionali, sulla visione del mondo visto con occhi più disincantati.
Si chiacchiera e si riflette, si fantastica e si discute, in un crescendo rohmeriano che accompagna lo spettatore fino alla deliziosa, inattesa chiusa finale.
Costruito su pochi, lunghi piani sequenza, il film, come il suo prequel, è un concentrato del romanticismo moderno, che alterna momenti da commedia giovanilistica ad altri di riflessione generazionale, i cui ognuno può specchiarsi e si può rivedere, per scoprire quanto Jesse e quanta Celine c'è dentro ciascuno di noi.
Intelligente, intenso, vero, girato quasi in tempo reale per sottolinearne l'immediatezza, "Before sunset - prima del tramonto" brilla di momenti che ne fanno un trattato delle occasioni mancate e degli alti e bassi che il vivere quotidiano ci riserva.
Sempre straordinariamente teneri e credibili i due attori protagonisti, Hethan Hawkwe e Julie Delpy (anche cosceneggiatori), che rientrano negli stessi ruoli e mostrano un perfetto affiatamento e una precisa aderenza ai loro rispettivi personaggi di due trentenni che fanno della corrispondenza intellettuale, più che dell'attrazione fisica, il loro cavallo di battaglia.
Chissà se li rivedremo ancora, magari "prima che sia notte", per scoprire se sono riusciti, o se riusciranno, a coronare il loro sogno d'amore, come l'aperto finale lascia prevedere.
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Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 23/11/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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