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"Queimada" è un film sulla politica coloniale degli inglesi nelle Antille. La fiction si svolge nell'ottocento sull'isola immaginaria di Queimada. Il nome dell'isola rimanda etimologicamente a "bruciata".
I portoghesi che detenevano da decenni il potere sull'isola usavano bruciare gran parte del territorio per snidare e uccidere i tagliatori di canne da zucchero in rivolta contro il governo dell'isola.
Il film è girato in Colombia, per lo più nella città di Cartagena, in una zona dal clima tropicale, molto umida, situata a circa 11° dall'equatore e con una media delle temperature intorno ai 40°.
Pontecorvo ha da subito le idee chiare su come realizzare questo film ma deve superare ostacoli di ogni genere per avviarne l'esecuzione. Le esigenze puramente commerciali del produttore Grimaldi si scontravano con le richieste di Gillo.
Pontecorvo voleva un film di qualità e di buon spessore tematico e narrativo. Famosa in una sua intervista la dichiarazione sulle "marchette". Pontecorvo disse che se avesse avuto bisogno di soldi avrebbe fatto "marchette" solo lavorando per la pubblicità mai mettendo in gioco il livello di qualità dei suoi film.
Il progetto prende una svolta felice quando Pontecorvo legge in una rivista cinematografica un'intervista fatta a Marlon Brando. Nell'articolo Brando dichiara alla stampa che avrebbe girato volentieri un film con Pontecorvo perché gli era piaciuta "La battaglia di Algeri": un'opera cinematografica del regista italiano sulla questione algerina (terrorismo del '57).
Il lungometraggio algerino ebbe premi importanti ed ampi consensi di critica pur navigando a fatica tra forti polemiche politiche.
Brando nel '68 era l'attore più richiesto nel mondo, ma anche un personaggio caratterialmente tra i più difficili. Comunque per il regista italiano Marlon era l'interprete ideale dell'inglese Walker: l'agente inglese che nel film lavora diplomaticamente per gli interessi del governo inglese.
Gillo convince il produttore della bontà anche commerciale dell'opera ed ottiene quindi il nulla osta per l'ingaggio di Brando. Pontecorvo persuade inoltre Grimaldi sulla necessità di far girare la parte del rivoluzionario di colore Josè Dolores a uno sconosciuto. Gillo scopre un non attore di colore di nome Evaristo Marquez il cui sguardo è realmente ingenuo e segnato dalla fatica del vivere come esigeva il copione e ne sostiene a spada tratta la candidatura.
Il produttore Grimaldi voleva a tutti i costi il famoso e bravo Sidney Poitier, un volto che però Pontecorvo scarta perché considera lo sguardo del famoso attore non idoneo a sostenere parti da schiavo di colore. Le espressioni del viso di Sidney Poitier sono ritenute da Gillo troppo occidentali, un po' tipiche del borghese di New York. Una volta convinto il rude Marquez a lavorare nel suo film il regista italiano dà finalmente esecuzione al progetto.
Brando è entusiasta del copione del film perché vede messe in primo piano sia la questione politica dei rapporti di classe che i problemi sociali degli sfruttati di colore. E' noto come Marlon fosse molto sensibile alla questione indiana dei pellerossa e ai problemi degli emarginati di colore in generale. Più volte, finito il film, Brando dichiarerà di essere riuscito in "Queimada" a recitare in modo sublime, come mai gli era riuscito in un film. Questione di identificazioni con Josè Dolores e i suoi compagni di lavoro sfruttati?
Brando rimane però deluso e seccato per lo scarso interesse di pubblico avuto dal film negli Stati Uniti: dove venne distribuito con il titolo di "Burn".
Il film uscì nel 1969, quando gli interessi per i problemi del terzo mondo erano ancora molto sentiti in Europa e negli Stati Uniti, e vuole essere una parabola marxista in stile ideologico-interpretativo di alcuni conflitti di classe e di potere coinvolgenti in prima persona i tagliatori di canna da zucchero delle Antille: legati a forme di schiavitù molto pesanti dettate dal potere coloniale europeo.
Walker, l'ambiguo diplomatico inglese interpretato da Brando, giunto a Queimada con forti motivazioni riesce in breve tempo a far rovesciare la dittatura portoghese, avvalendosi di un personaggio di colore di nome Josè Dolores (Evaristo Marquez) cui nasconde lo scopo vero della presenza inglese nell'isola.
I tagliatori di canne da zucchero preso il potere non riescono però a gestirlo perché privi di strumenti e capacità amministrative.
Isolati completamente anche da chi poteva coadiuvarli nel compito di governo, compreso Walker, i rivoluzionari vincenti rischiano di vanificare sia la rivoluzione appena conquistata che il possibile guadagno della grande raccolta stagionale delle canne da zucchero: rimaste prive di compratori e a rischio di deterioramento perché ammassate da tanti giorni in grandi magazzini.
Walker interviene nella paralisi del nuovo governo rivoluzionario sottolineando duramente l'incapacità culturale dei rivoluzionari nella gestione governativa. L'agente inglese con l'aiuto della presenza della flotta inglese nel porto di Queimada, impone allora la nomina di un nuovo governatore di nome Teddy Sancher, mulatto e fedele alla compagnia inglese della Royal Sugar operante nel settore dello zucchero. Alla compagnia inglese vengono date in concessione per molti anni le piantagioni da zucchero di Queimada con l'impegno della Royal a costruire in cambio qualche strada, l'Ospedale e alcune scuole.
Josè Dolores passato da schiavo a salariato (famosa la parabola di Walker che sostiene che la moglie è più costosa della prostituta perché è sempre a carico mentre il salariato è pagato a ore) riprende la lotta contro il governo fantoccio degli inglesi voluto da Walker e diventa per il popolo di Queimada un mito.
Dopo qualche anno Walker, già in Inghilterra e prossimo a nuove imprese coloniali, viene urgentemente rispedito a Queimada per sedare una rivolta che ha assunto proporzioni molto vaste. La grave sommossa è capeggiata da Josè Dolores.
Walker cerca di trattare la resa con i rivoltosi. L'incontro avviene su basi che prevedono aumenti salariali, maggior diritti civili, maggiori libertà. Ma Josè Dolores ascoltate le proposte rifiuta di trattare e chiede di dare tutto il potere al popolo di Queimada in rivolta.
Fallita la trattativa gli inglesi decidono l'eliminazione fisica dell'eroe. Ma Walker, catturato il rivoluzionario e riaperto un dialogo con Dolores, è assalito da sensi di colpa per come si è comportato nei suoi confronti: in particolare per gli inganni verbali da lui architettati sulle vere finalità degli inglesi.
Walker raggiunge la piena vittoria sui rivoltosi: soprattutto grazie a un nuovo incendio provocato ad arte sull'isola. Il fuoco costringendo i rivoltosi a uscire fuori dalle alte canne da zucchero in cui si erano mimetizzati per ragioni di strategia militare, trovano la morte trafitti dal fuoco degli inglesi appostatisi in punti strategici favorevoli all'eliminazione dei ribelli (memorabili per drammaticità e verosimiglianza le scene di questi scontri cui fa seguito una musica suggestiva composta dallo stesso Pontecorvo). Walker ormai padrone della situazione cerca di salvare la vita all'eroe da lui stesso costruito lasciandolo libero di andarsene.
Josè Dolores rifiuta di fuggire, forse perché fuggirebbe anche dalla sua identità di rivoluzionario e ciò procurerebbe gravi danni alle idee rivoluzionarie da lui stesso messe con successo in circolazione in virtù di una azione esemplare.
Josè va incontro alla morte a testa alta lasciando Walker molto afflitto e pensieroso. Nel frattempo gli inglesi creano un nuovo governo fantoccio, eliminando il patriottico e sentimentale Sanchez; il mulatto è ritenuto troppo debole nel rapporto con i rivoluzionari forse perché i suoi propositi sul futuro di Queimada cominciano ad essere diversi. Sanchez viene sostituito con un generale dell'esercito di Queimada, un uomo tra i più duri e violenti: fedele agli inglesi e alla Royal Company.
Walker sul punto di ritornare in Inghilterra verrà ucciso da un discepolo di Josè Dolores, un tagliatore di canne che con la scusa di portargli le valigie sulla nave lo sorprende con una pugnalata al ventre.
Il delitto non sembra casuale, avviene subito dopo la morte tragica di Dolores, quasi a conferma dell'intelligenza politica e rivoluzionaria dell'eroe di colore. Dolores con il suo sacrificio ha mantenuto alta nelle Antille l'idea di libertà: un'esigenza che appariva sempre più unita alla necessità di battersi per l'indipendenza; a volte anche con lo spargimento di sangue.
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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 12/06/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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