Recensione religiolus regia di Larry Charles USA 2008
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Recensione religiolus (2008)

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locandina del film RELIGIOLUS

Immagine tratta dal film RELIGIOLUS

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"Io credo che Dio voglia che tutte le persone siano libere, questo io credo. E questo è alla base della mia politica estera"
George W. Bush

Bill Maher, comico americano di una certa fama, intervista in giro per il mondo le persone a proposito delle loro credenze religiose. Spesso l'intervista assume connotati grotteschi, in particolare quando Maher applica il suo personalissimo humor alle affermazioni più eclatanti dei fedeli e dei loro capi spirituali.

Michael Moore ha senz'altro inaugurato l'era moderna del documentario.
I suoi lavori hanno aperto la via a variazioni dell'ormai obsoleto sistema di raccontare fatti e situazioni, semplicemente introducendo la lente dell'umorismo, attraverso la quale qualsiasi argomento diviene interessante. In molti casi la reazione dei diretti interessati, a volte ridicolizzati, in altri casi danneggiati sul piano dell'immagine, come nel caso delle multinazionali coinvolte nelle assicurazioni sanitarie americane, sono state piuttosto veementi. Ma senza dubbio una strada era stata aperta. Non è infatti passato molto tempo che altri si sono avventurati sul quel sentiero, indicato più dalle urla indignate e dalle minacce di sequestri del materiale, che dal reale interesse del pubblico verso le tematiche trattate.
E se il finto documentario Borat aveva solo sfiorato argomenti un tantino ostici, come le posizioni religiose e/o razziali, qua abbiamo un vero e proprio campionario di convinzioni che ruotano tutte intorno al concetto di religione, analizzate senza pietà e esposte al pubblico commento nella più nuda delle cornici: l'assenza di fede.

Il tema trattato in questo "Religiolus" (crasi di religioso e ridicolo) è, infatti la convinzione religiosa alla base di tutte le fedi rappresentate nel mondo.
Ovvio che un dogma per esser accettato necessita di un atto di fede, essendo esso stesso qualcosa di immateriale, mai provato e che è spesso alla base di convincimenti che chi non abbraccia quel dogma, può trovare irrazionali. Motivo per cui la messa in discussione del concetto, in sé piuttosto personale, di fede può certamente creare qualche attrito con l'interlocutore.
Intanto bisogna dire che in Europa, e in particolare in Italia, il dibattito religioso è sempre attivo, quindi tutte le speculazioni sulla matrice comune dei miti di fondazione da noi risultano abbondantemente superate. Ma in America, dove la cultura o la speculazione filosofica sono pressoché sconosciute, sembrerà sacrilego tutto quel parlare di elementi comuni, da noi diremmo archetipi, alla base delle più diffuse credenze religiose.

La chiave scelta è, ovviamente l'umorismo. Intanto perché la più consona a sdramamtizzare i toni di un dibattito che spesso vede sanguinose guerre a difenderne le sponde, e poi perché chi intervista e scrive la sceneggiatura è, appunto in primo luogo un comico.
Attualmente il concetto di comico in America comprende spesso anche un anchorman, che attrae con le sue pubbliche esternazioni un folto pubblico, il quale spesso accorre per sentire le sue battute su temi caldi. E da Lenny Bruce in poi, questo può esser pericoloso.

Il delizioso montaggio di scene da film e, in alcuni casi, anche da telegiornali a sottolineare le più palesi incongruità nell'esposizione dei dogmi da parte dei diretti interessati, rincara la dose e alla fine abbiamo un documentario che probabilmente farà parlare di sé.
I rappresentanti delle fedi maggiormente diffuse, il Vaticano, Scientology e la chiesa Mormone, hanno rifiutato l'intervista. Ma anche così abbiamo materiale più che abbondante: si va dalla chiesa dei camionisti, situata lungo arterie ad alta percorrenza, che offrono conforto al camionista convinto che Dio sia la risposta, fino a persone che sostengono che il Secondo Avvento sia avvenuto nella persona di Jose Luis De Jesus Miranda, cui due angeli hanno annunciato l'ascendenza divina. E se i musulmani omosessuali trovano rifugio ad Amsterdam, ci sono un bel po' di americani cristiani che vanno in visita in luoghi dove viene messa in scena la Via Crucis in perfetto stile americano, quindi nessuno si stupisce se un centurione sferra un bel pugno nello stomaco al poveretto che impersona Gesù.

Particolarmente interessanti tutte le parti in cui l'intervistatore, un composto Bill Maher che ci fa sapere subito che, essendo di madre ebrea e di padre cattolico, quando si confessa porta con sé un avvocato, chiede semplicemente i motivi delle più incongrue dichiarazioni circa la loro fede, ai diretti interessati. Abbiamo così un musulmano che, dopo aver dichiarato che l'Islam persegue la pace, nega che il leader iraniano abbia di recente dichiarato che l'obiettivo che ha in mente per il Medio Oriente è la cancellazione dello stato di Israele. O anche persone che pensano che Gesù fosse ricco, oppure che l'omosessualità sia un peccato e che si può risolvere con la fede.

In definitiva se anche questo può esser considerato in apparenza un semplice documentario sulle convinzioni religiose, quello che viene in mente alla fine del viaggio è che forse ad esser indagate non sono tanto le convinzioni delle persone che scelgono l'una o l'altra, ma piuttosto la loro rigidità circa la possibilità che non ci siano poi così tante differenze tra le religioni, e che l'unica base realmente accettata e condivisa è quella che vuole che ciascuna sia considerata l'unica. Motivo per cui il nostro anfitrione si chiede se non è il caso di considerare che non ci siano un po' troppe guerre, dichiarate in nome dei profeti della pace.

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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 16/02/2009

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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